Noi cristiani siamo chiamati “ad andare alla tomba” vuota di Gesù per avere la “risposta” e toccare la “roccia” della fede: la Risurrezione.
Radio Vaticana - Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia della Messa presieduta nella Basilica di San Pietro, in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno. Ciascuno di loro, ha detto il Papa, “è guardato dal Padre con il suo amore misericordioso”. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
Una verità “che si è fatta strada a fatica” nella Bibbia diventa clamorosamente palese davanti a un grande masso rotolato via e a una tomba vuota. Lo spazio di una grotta scavata di fresco, nella cui penombra giace un sudario abbandonato, riverbera l’eco di una parola prima quasi impronunciabile e poi grido da irradiare dai tetti del mondo: Risurrezione. Per ricordare i volti di amici, collaboratori, fratelli scomparsi negli ultimi mesi – nella cornice solenne dell’Altare della cattedra, nella Basilica di San Pietro – Papa Francesco parte dall’istante zero in cui la fede cristiana conquista la sua unicità, Gesù che lascia il sepolcro vivo dopo la morte:
“Non stupisce che un mistero così grande, così decisivo, così sovrumano come quello della Risurrezione abbia richiesto tutto il percorso, tutto il tempo necessario, fino a Gesù Cristo. Lui può dire: ‘Io sono la risurrezione e la vita’ perché in Lui questo mistero non solo si rivela pienamente, ma si attua, avviene, diventa per la prima volta e definitivamente realtà”.
“La lunga ricerca del popolo di Dio” narrata nell’Antico Testamento – che poi, considera il Papa, è la ricerca “di ogni uomo” e “dell’intera umanità” – vive il suo “culmine” nell’“avvenimento” della Risurrezione. E in questo evento, prosegue, “ognuno di noi è invitato ad entrare”, a stare “prima davanti alla croce di Gesù, come Maria, come le donne, come il centurione”, ad “ascoltare il grido di Gesù e il suo ultimo respiro”, il suo “silenzio” lungo tutto il Sabato Santo:
“E poi siamo chiamati ad andare alla tomba, per vedere che il grande masso è stato ribaltato; per ascoltare l’annuncio: ‘E’ risorto, non è qui’. Lì c’ è la risposta. Lì c’è il fondamento, la roccia. Non in ‘discorsi persuasivi di sapienza’, ma nella parola vivente della croce e della risurrezione di Gesù (...) Se Lui non è risorto, la nostra fede è vuota e inconsistente. Ma poiché Egli è risorto, anzi, Egli è la Risurrezione, allora la nostra fede è piena di verità e di vita eterna”.
E dall’enunciare la fede nella Risurrezione, Papa Francesco approda al ricordo di chi, tra i cardinali e i vescovi, è stato chiamato nel corso del 2014 a oltrepassare l’ultimo diaframma che separa la promessa della vita nuova dalla sua realtà. ”La nostra preghiera – dice – si arricchisce di sentimenti, di ricordi, di gratitudine per la testimonianza di persone che abbiamo conosciuto, con cui abbiamo condiviso il servizio nella Chiesa:
“Molti dei loro volti sono a noi presenti; ma tutti, ciascuno di essi è guardato dal Padre con il suo amore misericordioso. E insieme allo sguardo del Padre celeste c’è anche quello della Madre, che intercede per questi suoi figli tanto amati. Insieme con i fedeli che hanno servito qui in terra possano godere la gioia della nuova Gerusalemme”.
Radio Vaticana - Lo ha affermato Papa Francesco nell’omelia della Messa presieduta nella Basilica di San Pietro, in suffragio dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno. Ciascuno di loro, ha detto il Papa, “è guardato dal Padre con il suo amore misericordioso”. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
Una verità “che si è fatta strada a fatica” nella Bibbia diventa clamorosamente palese davanti a un grande masso rotolato via e a una tomba vuota. Lo spazio di una grotta scavata di fresco, nella cui penombra giace un sudario abbandonato, riverbera l’eco di una parola prima quasi impronunciabile e poi grido da irradiare dai tetti del mondo: Risurrezione. Per ricordare i volti di amici, collaboratori, fratelli scomparsi negli ultimi mesi – nella cornice solenne dell’Altare della cattedra, nella Basilica di San Pietro – Papa Francesco parte dall’istante zero in cui la fede cristiana conquista la sua unicità, Gesù che lascia il sepolcro vivo dopo la morte:
“Non stupisce che un mistero così grande, così decisivo, così sovrumano come quello della Risurrezione abbia richiesto tutto il percorso, tutto il tempo necessario, fino a Gesù Cristo. Lui può dire: ‘Io sono la risurrezione e la vita’ perché in Lui questo mistero non solo si rivela pienamente, ma si attua, avviene, diventa per la prima volta e definitivamente realtà”.
“La lunga ricerca del popolo di Dio” narrata nell’Antico Testamento – che poi, considera il Papa, è la ricerca “di ogni uomo” e “dell’intera umanità” – vive il suo “culmine” nell’“avvenimento” della Risurrezione. E in questo evento, prosegue, “ognuno di noi è invitato ad entrare”, a stare “prima davanti alla croce di Gesù, come Maria, come le donne, come il centurione”, ad “ascoltare il grido di Gesù e il suo ultimo respiro”, il suo “silenzio” lungo tutto il Sabato Santo:
“E poi siamo chiamati ad andare alla tomba, per vedere che il grande masso è stato ribaltato; per ascoltare l’annuncio: ‘E’ risorto, non è qui’. Lì c’ è la risposta. Lì c’è il fondamento, la roccia. Non in ‘discorsi persuasivi di sapienza’, ma nella parola vivente della croce e della risurrezione di Gesù (...) Se Lui non è risorto, la nostra fede è vuota e inconsistente. Ma poiché Egli è risorto, anzi, Egli è la Risurrezione, allora la nostra fede è piena di verità e di vita eterna”.
E dall’enunciare la fede nella Risurrezione, Papa Francesco approda al ricordo di chi, tra i cardinali e i vescovi, è stato chiamato nel corso del 2014 a oltrepassare l’ultimo diaframma che separa la promessa della vita nuova dalla sua realtà. ”La nostra preghiera – dice – si arricchisce di sentimenti, di ricordi, di gratitudine per la testimonianza di persone che abbiamo conosciuto, con cui abbiamo condiviso il servizio nella Chiesa:
“Molti dei loro volti sono a noi presenti; ma tutti, ciascuno di essi è guardato dal Padre con il suo amore misericordioso. E insieme allo sguardo del Padre celeste c’è anche quello della Madre, che intercede per questi suoi figli tanto amati. Insieme con i fedeli che hanno servito qui in terra possano godere la gioia della nuova Gerusalemme”.
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