L’affamato “ci chiede dignità, non elemosina”.
Radio Vaticana - Lo ha ricordato Papa Francesco ai partecipanti alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione, in corso a Roma alla sede della Fao e voluta dalla stessa Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità. Accolto dal direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, dal vice direttore l’Oms, Oleg Chestnov, e dall’arcivescovo Luigi Travaglino, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli Organismi delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, il Santo Padre ha incontrato brevemente la Regina Letizia di Spagna, prima di accedere alla sala plenaria. Il servizio di Giada Aquilino:
Il diritto all’alimentazione sarà garantito solo se “ci preoccupiamo” della “persona che patisce gli effetti della fame e della denutrizione”, cioè il “soggetto reale” di tale diritto. Lo ha ricordato Papa Francesco ai partecipanti alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione:
“La lucha contra el hambre y la desnutrición...
La lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla ‘priorità del mercato’, e dalla ‘preminenza del guadagno’, che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria. E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina”.
Oggi, ha notato il Pontefice, “si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri”: forse - ha riflettuto - ci siamo preoccupati “troppo poco di quanti soffrono la fame”. D’altra parte “i destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i membri di una stessa famiglia, che dipendono gli uni dagli altri”:
“Pero vivimos en una época en la que las relaciones entre las naciones...
Ma viviamo in un’epoca in cui i rapporti tra le nazioni sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione bellica ed economica, mina l’amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta chi già è escluso. Lo sa bene chi manca del pane quotidiano e di un lavoro dignitoso. Questo è il quadro del mondo, in cui si devono riconoscere i limiti di impostazioni basate sulla sovranità di ognuno degli Stati, intesa come assoluta, e sugli interessi nazionali, condizionati spesso da ridotti gruppi di potere”.
Eppure le persone e i popoli sono lì ed “esigono che si metta in pratica” la giustizia legale, quella contributiva e quella distributiva. Per questo, ha sottolineato il Santo Padre, i piani di sviluppo e il lavoro delle organizzazioni internazionali dovrebbero tener conto del desiderio, “tanto frequente tra la gente comune”, di vedere in ogni circostanza rispettati i diritti fondamentali della persona umana e, soprattutto, della persona che ha fame. “Quando questo accadrà – ha proseguito il Papa - anche gli interventi umanitari, le operazioni urgenti di aiuto e di sviluppo – quello vero, integrale – avranno maggiore impulso e daranno i frutti desiderati”. Certamente “l’interesse per la produzione, la disponibilità di cibo e l’accesso a esso, il cambiamento climatico, il commercio agricolo” devono ispirare le regole e le misure tecniche di tali azioni, ma non solo:
“La primera preocupación debe ser la persona misma...
La prima preoccupazione deve essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza”.
Quindi il ricordo delle parole di San Giovanni Paolo II alla prima Conferenza internazionale sulla nutrizione, il 5 dicembre 1992, con cui Papa Wojtyla “mise in guardia la comunità internazionale contro il rischio del ‘paradosso dell’abbondanza’:
“Hay comida para todos, pero no todos pueden comer...
C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi. Questo è il paradosso! Purtroppo questo ‘paradosso’ continua a essere attuale. Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame; e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica”.
Questa è un sfida da superare, ha aggiunto, assieme a quella della “mancanza di solidarietà”: “una parola – ha aggiunto – che abbiamo inconsciamente il sospetto di dover togliere dal dizionario”. Le nostre società, ha continuato, “sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione; ciò finisce col privare i più deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni”:
“Cuando falta la solidaridad en un país...
Quando manca la solidarietà in un paese, ne risentono tutti. Di fatto, la solidarietà è l’atteggiamento che rende le persone capaci di andare incontro all’altro e di fondare i propri rapporti reciproci su quel sentimento di fratellanza che va al di là delle differenze e dei limiti, e spinge a cercare insieme il bene comune”.
Gli esseri umani, quando prendono coscienza di “essere parte responsabile del disegno della creazione”, diventano capaci - ha affermato il Papa - di rispettarsi reciprocamente, “invece di combattere tra loro, danneggiando e impoverendo il pianeta”. Così agli Stati, “concepiti come comunità di persone e di popoli”, viene chiesto di “agire di comune accordo”, aiutandosi reciprocamente “mediante i principi e le norme che il diritto internazionale mette a loro disposizione”:
“Una fuente inagotable de inspiración es la ley natural...
Una fonte inesauribile d’ispirazione è la legge naturale, iscritta nel cuore umano, che parla un linguaggio che tutti possono capire: amore, giustizia, pace, elementi inseparabili tra loro. Come le persone, anche gli Stati e le istituzioni internazionali sono chiamati ad accogliere e a coltivare questi valori, in uno spirito di dialogo e di ascolto reciproco. In tal modo, l’obiettivo di nutrire la famiglia umana diventa realizzabile. Ogni donna, uomo, bambino, anziano deve poter contare su queste garanzie dovunque”.
Garanzie che ogni Stato, attento al benessere dei suoi cittadini, ha il “dovere” di sottoscrivere “senza riserve”, preoccupandosi della loro applicazione. Ciò, ha aggiunto, richiede perseveranza e sostegno. La Chiesa cattolica cerca di offrire anche in questo campo il proprio contributo, “mediante un’attenzione costante alla vita dei poveri, dei bisognosi in ogni parte del pianeta” e su questa stessa linea si muove il coinvolgimento attivo della Santa Sede nelle organizzazioni internazionali.
“Se pretende de este modo contribuir...
S’intende in tal modo contribuire a identificare e adottare i criteri che devono realizzare lo sviluppo di un sistema internazionale equo. Sono criteri che, sul piano etico, si basano su pilastri come la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà; allo stesso tempo, in campo giuridico, questi stessi criteri includono la relazione tra il diritto all’alimentazione e il diritto alla vita e a un’esistenza degna, il diritto a essere tutelati dalla legge, non sempre vicina alla realtà di chi soffre la fame, e l’obbligo morale di condividere la ricchezza economica del mondo”.
Se si crede al principio dell’unità della famiglia umana, “fondato sulla paternità di Dio Creatore”, e alla fratellanza degli esseri umani, ha sottolineato il Pontefice, “nessuna forma di pressione politica o economica che si serva della disponibilità di cibo può essere accettabile”:
“Y aquì pienso...
E qui penso alla nostra sorella e madre Terra, al Pianeta. Se siamo liberi da pressioni politiche ed economiche per custodirlo, per evitare che si autodistrugga. Abbiamo davanti Perù e Francia, due conferenze che ci lanciano una sfida. Custodire il Pianeta. Ricordo una frase che ho sentito da un anziano, molti anni fa: ‘Dio sempre perdona sempre le offese, gli abusi; sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La Terra non perdona mai! Custodire la sorella Terra, la madre Terra, affinché non risponda con la distruzione”.
Oltre a superare le pressioni politiche ed economiche, il Pontefice ha invitato ad evitare le discriminazioni:
“Ningún sistema de discriminación, de hecho o de derecho...
Nessun sistema di discriminazione, di fatto o di diritto, vincolato alla capacità di accesso al mercato degli alimenti, deve essere preso come modello delle azioni internazionali che si propongono di eliminare la fame”.
Quindi il Papa ha pregato “affinché la comunità internazionale sappia ascoltare l’appello di questa Conferenza”, considerandolo “un’espressione della comune coscienza dell’umanità”: dare da mangiare agli affamati, ha concluso, per salvare la vita nel pianeta.
Al termine della visita, salutando il personale della Fao, il Pontefice ha esortato a continuare ad avere uno spirito di solidarietà e di comprensione verso tutti”, andando “oltre le carte, per scorgere al di là di ogni pratica i volti spenti e le situazioni drammatiche di persone provate dalla fame e dalla sete”:
“L’acqua non è gratis, come tante volte pensiamo. Sarà il grave problema che può portarci ad una guerra”.
C’è dunque tanto bisogno di persone che “si distinguano non soltanto per la professionalità, ma anche per un senso spiccato di umanità, di comprensione e di amore”:
“Il vostro lavoro nascosto guarda alle persone - uomini, donne, bambini, nonni, nonne - persone affamate ... queste persone non ci chiedono altro che dignità. Ci chiedono dignità, non elemosina! Questo è il vostro lavoro: aiutare affinché arrivi loro la dignità”.
L’auspicio finale è stato quello ad “essere premurosi e solidali verso i più deboli, sull’esempio di Gesù”.
Radio Vaticana - Lo ha ricordato Papa Francesco ai partecipanti alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione, in corso a Roma alla sede della Fao e voluta dalla stessa Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità. Accolto dal direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, dal vice direttore l’Oms, Oleg Chestnov, e dall’arcivescovo Luigi Travaglino, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni e gli Organismi delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, il Santo Padre ha incontrato brevemente la Regina Letizia di Spagna, prima di accedere alla sala plenaria. Il servizio di Giada Aquilino:
Il diritto all’alimentazione sarà garantito solo se “ci preoccupiamo” della “persona che patisce gli effetti della fame e della denutrizione”, cioè il “soggetto reale” di tale diritto. Lo ha ricordato Papa Francesco ai partecipanti alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione:
“La lucha contra el hambre y la desnutrición...
La lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla ‘priorità del mercato’, e dalla ‘preminenza del guadagno’, che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria. E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina”.
Oggi, ha notato il Pontefice, “si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri”: forse - ha riflettuto - ci siamo preoccupati “troppo poco di quanti soffrono la fame”. D’altra parte “i destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i membri di una stessa famiglia, che dipendono gli uni dagli altri”:
“Pero vivimos en una época en la que las relaciones entre las naciones...
Ma viviamo in un’epoca in cui i rapporti tra le nazioni sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione bellica ed economica, mina l’amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta chi già è escluso. Lo sa bene chi manca del pane quotidiano e di un lavoro dignitoso. Questo è il quadro del mondo, in cui si devono riconoscere i limiti di impostazioni basate sulla sovranità di ognuno degli Stati, intesa come assoluta, e sugli interessi nazionali, condizionati spesso da ridotti gruppi di potere”.
Eppure le persone e i popoli sono lì ed “esigono che si metta in pratica” la giustizia legale, quella contributiva e quella distributiva. Per questo, ha sottolineato il Santo Padre, i piani di sviluppo e il lavoro delle organizzazioni internazionali dovrebbero tener conto del desiderio, “tanto frequente tra la gente comune”, di vedere in ogni circostanza rispettati i diritti fondamentali della persona umana e, soprattutto, della persona che ha fame. “Quando questo accadrà – ha proseguito il Papa - anche gli interventi umanitari, le operazioni urgenti di aiuto e di sviluppo – quello vero, integrale – avranno maggiore impulso e daranno i frutti desiderati”. Certamente “l’interesse per la produzione, la disponibilità di cibo e l’accesso a esso, il cambiamento climatico, il commercio agricolo” devono ispirare le regole e le misure tecniche di tali azioni, ma non solo:
“La primera preocupación debe ser la persona misma...
La prima preoccupazione deve essere la persona stessa, quanti mancano del cibo quotidiano e hanno smesso di pensare alla vita, ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza”.
Quindi il ricordo delle parole di San Giovanni Paolo II alla prima Conferenza internazionale sulla nutrizione, il 5 dicembre 1992, con cui Papa Wojtyla “mise in guardia la comunità internazionale contro il rischio del ‘paradosso dell’abbondanza’:
“Hay comida para todos, pero no todos pueden comer...
C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi. Questo è il paradosso! Purtroppo questo ‘paradosso’ continua a essere attuale. Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame; e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica”.
Questa è un sfida da superare, ha aggiunto, assieme a quella della “mancanza di solidarietà”: “una parola – ha aggiunto – che abbiamo inconsciamente il sospetto di dover togliere dal dizionario”. Le nostre società, ha continuato, “sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione; ciò finisce col privare i più deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni”:
“Cuando falta la solidaridad en un país...
Quando manca la solidarietà in un paese, ne risentono tutti. Di fatto, la solidarietà è l’atteggiamento che rende le persone capaci di andare incontro all’altro e di fondare i propri rapporti reciproci su quel sentimento di fratellanza che va al di là delle differenze e dei limiti, e spinge a cercare insieme il bene comune”.
Gli esseri umani, quando prendono coscienza di “essere parte responsabile del disegno della creazione”, diventano capaci - ha affermato il Papa - di rispettarsi reciprocamente, “invece di combattere tra loro, danneggiando e impoverendo il pianeta”. Così agli Stati, “concepiti come comunità di persone e di popoli”, viene chiesto di “agire di comune accordo”, aiutandosi reciprocamente “mediante i principi e le norme che il diritto internazionale mette a loro disposizione”:
“Una fuente inagotable de inspiración es la ley natural...
Una fonte inesauribile d’ispirazione è la legge naturale, iscritta nel cuore umano, che parla un linguaggio che tutti possono capire: amore, giustizia, pace, elementi inseparabili tra loro. Come le persone, anche gli Stati e le istituzioni internazionali sono chiamati ad accogliere e a coltivare questi valori, in uno spirito di dialogo e di ascolto reciproco. In tal modo, l’obiettivo di nutrire la famiglia umana diventa realizzabile. Ogni donna, uomo, bambino, anziano deve poter contare su queste garanzie dovunque”.
Garanzie che ogni Stato, attento al benessere dei suoi cittadini, ha il “dovere” di sottoscrivere “senza riserve”, preoccupandosi della loro applicazione. Ciò, ha aggiunto, richiede perseveranza e sostegno. La Chiesa cattolica cerca di offrire anche in questo campo il proprio contributo, “mediante un’attenzione costante alla vita dei poveri, dei bisognosi in ogni parte del pianeta” e su questa stessa linea si muove il coinvolgimento attivo della Santa Sede nelle organizzazioni internazionali.
“Se pretende de este modo contribuir...
S’intende in tal modo contribuire a identificare e adottare i criteri che devono realizzare lo sviluppo di un sistema internazionale equo. Sono criteri che, sul piano etico, si basano su pilastri come la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà; allo stesso tempo, in campo giuridico, questi stessi criteri includono la relazione tra il diritto all’alimentazione e il diritto alla vita e a un’esistenza degna, il diritto a essere tutelati dalla legge, non sempre vicina alla realtà di chi soffre la fame, e l’obbligo morale di condividere la ricchezza economica del mondo”.
Se si crede al principio dell’unità della famiglia umana, “fondato sulla paternità di Dio Creatore”, e alla fratellanza degli esseri umani, ha sottolineato il Pontefice, “nessuna forma di pressione politica o economica che si serva della disponibilità di cibo può essere accettabile”:
“Y aquì pienso...
E qui penso alla nostra sorella e madre Terra, al Pianeta. Se siamo liberi da pressioni politiche ed economiche per custodirlo, per evitare che si autodistrugga. Abbiamo davanti Perù e Francia, due conferenze che ci lanciano una sfida. Custodire il Pianeta. Ricordo una frase che ho sentito da un anziano, molti anni fa: ‘Dio sempre perdona sempre le offese, gli abusi; sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La Terra non perdona mai! Custodire la sorella Terra, la madre Terra, affinché non risponda con la distruzione”.
Oltre a superare le pressioni politiche ed economiche, il Pontefice ha invitato ad evitare le discriminazioni:
“Ningún sistema de discriminación, de hecho o de derecho...
Nessun sistema di discriminazione, di fatto o di diritto, vincolato alla capacità di accesso al mercato degli alimenti, deve essere preso come modello delle azioni internazionali che si propongono di eliminare la fame”.
Quindi il Papa ha pregato “affinché la comunità internazionale sappia ascoltare l’appello di questa Conferenza”, considerandolo “un’espressione della comune coscienza dell’umanità”: dare da mangiare agli affamati, ha concluso, per salvare la vita nel pianeta.
Al termine della visita, salutando il personale della Fao, il Pontefice ha esortato a continuare ad avere uno spirito di solidarietà e di comprensione verso tutti”, andando “oltre le carte, per scorgere al di là di ogni pratica i volti spenti e le situazioni drammatiche di persone provate dalla fame e dalla sete”:
“L’acqua non è gratis, come tante volte pensiamo. Sarà il grave problema che può portarci ad una guerra”.
C’è dunque tanto bisogno di persone che “si distinguano non soltanto per la professionalità, ma anche per un senso spiccato di umanità, di comprensione e di amore”:
“Il vostro lavoro nascosto guarda alle persone - uomini, donne, bambini, nonni, nonne - persone affamate ... queste persone non ci chiedono altro che dignità. Ci chiedono dignità, non elemosina! Questo è il vostro lavoro: aiutare affinché arrivi loro la dignità”.
L’auspicio finale è stato quello ad “essere premurosi e solidali verso i più deboli, sull’esempio di Gesù”.
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