mercoledì, febbraio 18, 2015
Senza la fraternità il mondo è sempre terra di divisioni e guerre.  

Radio Vaticana - I cristiani siano esempi di cosa voglia dire amare col cuore di un fratello o una sorella. Con queste esortazioni Papa Francesco ha aggiunto un nuovo capitolo alla sua catechesi sulla famiglia, presiedendo l’udienza generale in Piazza San Pietro davanti a migliaia di persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:


L’amore tra fratelli, come l’odio, sono sentimenti che convivono in parallelo dall’inizio del tempo. Il prevalere dell’uno o dell’altro può rendere il mondo una famiglia e una famiglia un’oasi di serenità, oppure un deserto di guerre e muri. Lo capì Caino quando si sporcò le mani col sangue di Abele. Lo sanno bene i Caino di oggi che massacrano gli Abele indifesi, persino quelli che hanno il loro stesso sangue:

‘Sappiamo che quando il rapporto fraterno si rovina, quando si rovina questo rapporto fra fratelli, apre la strada ad esperienze dolorose di conflitto, di tradimento, di odio. Il racconto biblico di Caino e Abele costituisce l’esempio di questo esito negativo. Dopo l’uccisione di Abele, Dio domanda a Caino: ‘Dov’è Abele, tuo fratello?’. E’ una domanda che il Signore continua a ripetere in ogni generazione”.

Nel grembo della stessa mamma
Francesco la ripete alla generazione attuale, mentre la trama delle catechesi che sta tessendo sulla famiglia lo porta ad affrontare il capitolo della fraternità, dall’ambito domestico a quello internazionale. Per il cristianesimo, dice, “la fratellanza è bella” ed è intesa “ben oltre i legami di parentela”:

“La fratellanza è una cosa grande, pensare che tutti e due, tutti i fratelli hanno abitato il grembo della stessa mamma durante nove mesi, vengono dalla carne della mamma! E non si può rompere la fratellanza. Pensiamo un po’, tutti conosciamo famiglie che hanno i fratelli divisi, che hanno litigato, pensiamo un po’ e chiediamo al Signore per queste famiglie - forse nella nostra famiglia ci sono alcuni casi - perché il Signore ci aiuti a riunire i fratelli, ricostituire la famiglia”.

Fratelli in famiglia, fratelli nel mondo
Il Papa indica nella “premura”, nella “pazienza”, nell’“affetto” – per esempio quelli con sui si circonda in famiglia “un fratellino o una sorellina più deboli”, magari portatori di handicap – il faro che fa risplendere il valore della fraternità:

“Il legame di fraternità che si forma in famiglia tra i figli, se avviene in un clima di educazione all’apertura agli altri, è la grande scuola di libertà e di pace. In famiglia, fra i fratelli si impara la convivenza umana, come si deve convivere in società. Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma è proprio la famiglia che introduce la fraternità nel mondo!”

Libertà senza fraternità è individualista
Francesco allarga la sua riflessione a cerchi concentrici soffermandosi sul vincolo della fraternità quando sia capace di scavalcare le barriere della lingua, della cultura, della religione:

“Pensate che cosa diventa il legame fra gli uomini, anche diversissimi fra loro, quando possono dire di un altro: ‘Eh, questo è E’ proprio come un fratello, questa è proprio come una sorella per me!’. E’ bello questo, è bello! La storia ha mostrato a sufficienza, del resto, che anche la libertà e l’uguaglianza, senza la fraternità, possono riempirsi di individualismo e di conformismo, anche di interesse”.

Il povero è mio fratello
“Oggi più che mai – afferma Papa Francesco – è necessario riportare la fraternità al centro della nostra società tecnocratica e burocratica”. E qui il balsamo è dato dalla “fraternità cristiana”, quella che sa voler bene allo sconosciuto come a suo fratello, soprattutto se lo sconosciuto è povero e invisibile:

“I più piccoli, i più deboli, i più poveri debbono intenerirci: hanno 'diritto' di prenderci l’anima e il cuore. Sì, essi sono nostri fratelli e come tali dobbiamo amarli e trattarli. Quando questo accade, quando i poveri sono come di casa, la nostra stessa fraternità cristiana riprende vita. I cristiani, infatti, vanno incontro ai poveri e deboli non per obbedire ad un programma ideologico, ma perché la parola e l’esempio del Signore ci dicono che sono nostri tutti siamo fratelli”.

Al termine delle catechesi nella altre lingue, da rilevare il particolare saluto riservato da Francesco ai fedeli provenienti dalla Slovacchia, dove una settimana fa si è svolto il referendum a sostegno della famiglia tradizionale. “Bravi difensori della famiglia” è stata la frase con la quale il Papa ha voluto ringraziarli.


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