Sì può solo perdere se una squadra non ha identità. Il Milan conferma. Ma il dopo partita dei rossoneri è anche peggio: Galliani scatena la polemica sulle immagini televisive.
Sempre alla ricerca del creare una squadra (ma come?), l’alchimista Inzaghi propone una versione offensiva del Milan in casa della Juventus. Al contrario che all’andata (dove il catenaccio, e una buona dose di umiltà, gli aveva consentito di perdere solo 1- 0), Super Pippo decide che la miglior difesa è l’attacco, e schiera la squadra in avanti, proprio tra le fauci dei bianconeri (e infatti stavolta finisce 3 – 1, ringraziando però San Diego Lopez e una Juve più che altro decisa al controllo del match). Il prima a “bucare” la rete dipinta nel blu è Tevez: l’argentino parte da centrocampo, e tenendosi dietro Paletta, fa cinquanta metri e poi insacca. Gli altri due gol presi, sono da “noioteca” milanista. Il secondo viene innescato da Muntari, che dotato – come noto - di gran dribbling, si mette a scartare se stesso nella sua area e, ovvio, perde palla (dal successivo corner arriva il gol di Bonucci).
La terza rete di Morata, che infila dopo una sventola di Marchisio che si stampa sul palo, chiude i giochi svegliando uno dei tanti sonnellini rossoneri approntati davanti a Diego Lopez. L’unico sussulto di spinta dorsale offensiva della ripresa rossonera, lo regala Pazzini quando spara a rete (senza guardare il portiere), e Buffon si concede la gran parata della serata. Poteva essere il 2 – 2. La nota lieta della partita è il giovane ex genoano Antonelli: segna l’1-1 (che durerà appena tre minuti), incornando molto alto sopra Vidal e giocando tutta la gara da migliore in campo del Milan. Parma e poi Juventus: qualcosa di buono dal mercato invernale si è visto. Ma qualcuno spieghi a Inzaghi che il Milan non può giocare da grande squadra senza le potenzialità per esserlo. Essien, Muntari e Poli a centrocampo contro Marchisio, Pogba e Vidal – sono quasi un altro sport. E’ però il senso dell’umorismo a chiudere in bellezza la serata. Quello di Inzaghi: “Chiaro, qualcosa da migliorare c’è” (la sua frase cult). E quello di Marchisio: “E’ stata una partita non facile”. E se aggiungiamo che il Milan soffre sulle palle alte, ma non gode neanche con quelle basse, può ridere persino un tale che si chiama Allegri.
Ma in serata ecco la beffa: Galliani se la prende con le immagini televisive, secondo lui gestite dalla Juventus, manipolate. E torna la mestizia, perché Galliani ogni tanto torna ad essere l’uomo di Marsiglia: quello che, saltati i riflettori, ritira la squadra dal campo. E il suo tifo - di parte – si sovrappone e cancella un fior di dirigente. Non è contagioso: questo è il lato buono.
Sempre alla ricerca del creare una squadra (ma come?), l’alchimista Inzaghi propone una versione offensiva del Milan in casa della Juventus. Al contrario che all’andata (dove il catenaccio, e una buona dose di umiltà, gli aveva consentito di perdere solo 1- 0), Super Pippo decide che la miglior difesa è l’attacco, e schiera la squadra in avanti, proprio tra le fauci dei bianconeri (e infatti stavolta finisce 3 – 1, ringraziando però San Diego Lopez e una Juve più che altro decisa al controllo del match). Il prima a “bucare” la rete dipinta nel blu è Tevez: l’argentino parte da centrocampo, e tenendosi dietro Paletta, fa cinquanta metri e poi insacca. Gli altri due gol presi, sono da “noioteca” milanista. Il secondo viene innescato da Muntari, che dotato – come noto - di gran dribbling, si mette a scartare se stesso nella sua area e, ovvio, perde palla (dal successivo corner arriva il gol di Bonucci).
La terza rete di Morata, che infila dopo una sventola di Marchisio che si stampa sul palo, chiude i giochi svegliando uno dei tanti sonnellini rossoneri approntati davanti a Diego Lopez. L’unico sussulto di spinta dorsale offensiva della ripresa rossonera, lo regala Pazzini quando spara a rete (senza guardare il portiere), e Buffon si concede la gran parata della serata. Poteva essere il 2 – 2. La nota lieta della partita è il giovane ex genoano Antonelli: segna l’1-1 (che durerà appena tre minuti), incornando molto alto sopra Vidal e giocando tutta la gara da migliore in campo del Milan. Parma e poi Juventus: qualcosa di buono dal mercato invernale si è visto. Ma qualcuno spieghi a Inzaghi che il Milan non può giocare da grande squadra senza le potenzialità per esserlo. Essien, Muntari e Poli a centrocampo contro Marchisio, Pogba e Vidal – sono quasi un altro sport. E’ però il senso dell’umorismo a chiudere in bellezza la serata. Quello di Inzaghi: “Chiaro, qualcosa da migliorare c’è” (la sua frase cult). E quello di Marchisio: “E’ stata una partita non facile”. E se aggiungiamo che il Milan soffre sulle palle alte, ma non gode neanche con quelle basse, può ridere persino un tale che si chiama Allegri.
Ma in serata ecco la beffa: Galliani se la prende con le immagini televisive, secondo lui gestite dalla Juventus, manipolate. E torna la mestizia, perché Galliani ogni tanto torna ad essere l’uomo di Marsiglia: quello che, saltati i riflettori, ritira la squadra dal campo. E il suo tifo - di parte – si sovrappone e cancella un fior di dirigente. Non è contagioso: questo è il lato buono.
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