“La pace è un prodotto artigianale” che si costruisce “ogni giorno” volendo bene agli altri, ma la pace non esiste “dove non c’è la giustizia” e dove prosperano i trafficanti di armi.
Radio Vaticana - È l’insegnamento centrale che ha caratterizzato il festoso incontro di Papa Francesco in Aula Paolo VI con i settemila bambini e ragazzi provenienti da scuole di tutta Italia, che hanno aderito al progetto educativo della Fondazione “Fabbrica della pace”, condotto in collaborazione col Ministero dell’Istruzione e la Cei. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
La casa della pace e quella della guerra vengono costruite tutti i giorni. Con una differenza: la prima è un laboratorio artigianale, la seconda è un’industria. La prima cerca la persona con gesti di fraternità e accoglienza, la seconda la distrugge per avidità e soldi. Nell’Aula Paolo VI, che pare più che altro un’immensa aula scolastica in un giorno di festa, Papa Francesco si lascia sommergere dai giovanissimi “operai” della “Fabbrica della pace”, che lo accolgono con musica e un entusiasmo “bollente”, lo eleggono uno di loro donandogli un caschetto bianco, e gli rivolgono una raffica di domande, tredici, alle quali Francesco – catechista con la cattedra che gli costruiscono gli stessi bambini accoccolandoglisi accanto – replica a braccio, una a una, partendo dalla madre di tutte le domande, “come si fa la pace”:
“La pace non è un prodotto industriale: la pace è un prodotto artigianale. Si costruisce ogni giorno con il nostro lavoro, con la nostra vita, con il nostro amore, con la nostra vicinanza, con il nostro volerci bene (…) Quello che toglie la pace è il non volerci bene. Quello toglie la pace! Quello che toglie la pace è la gelosia, le invidie, l’avarizia, il togliere le cose degli altri: quello toglie la pace”.
"L'industria della morte"
Francesco scorre l’elenco e risponde alle vocine squillanti e a quesiti grandi il doppio di chi li ha posti: perché l’accoglienza verso gli immigrati è così difficile, perché “le persone potenti non aiutano la scuola”…. Il Papa allarga l’orizzonte e si chiede perché tante persone potenti non vogliano la pace:
“Perché vivono dalle guerre! L’industria delle armi: questo è grave! I potenti, alcuni potenti, guadagnano nella vita con la fabbrica delle armi (…) E’ l’industria della morte! E guadagnano (...) Si guadagna di più con la guerra! Si guadagnano i soldi, ma si perdono le vite, si perde la cultura, si perde l’educazione, si perdono tante cose. E’ per questo che non la vogliono. Un anziano prete che io ho conosciuto anni fa diceva questo: il diavolo entra per i portafogli. Per la cupidigia. E per questo non vogliono la pace!”.
Rialzati, Dio ti perdona
Le domande diventano più stringenti man mano che al microfono si presentano bambini segnati da situazioni che non dovrebbero aver vissuto. Uno bloccato su una carrozzina gli dice che a settembre andrà a Lourdes con l’Unitalsi, un altro si fa portavoce di un amico ricoverato al Bambin Gesù, uno dal carcere minorile di Casal del Marmo gli fa chiedere se la cella sia una soluzione… Francesco non cerca scuse: non c’è risposta al dolore di un bambino, ma deve esserci – asserisce – una società che faccia di tutto per curarli e reinserirli. E non vi sia storia di sbagli sulla quale, dice, non risplenda il sole di questa certezza:
“Dio perdona tutto! Capito? Siamo noi a non saper perdonare. Siamo noi a non trovare strade di perdono (...) E il perdono cosa significa? Sei caduto? Alzati! Io ti aiuterò ad alzarti, a reinserirti nella società. Sempre c’è il perdono e noi dobbiamo imparare a perdonare ma così: aiutando a reinserire chi ha sbagliato”.
La pace di ogni giorno
E poi, quasi a voler estrarre l’essenza di tutto quanto affermato, un bambino di 9 anni gli chiede: ma cos’è in fondo la pace di cui “sento parlare tanto”?:
“La pace è prima di tutto che non ci siano le guerre, ma anche che ci sia la gioia, che ci sia l’amicizia fra tutti, che ogni giorno si faccia un passo avanti per la giustizia, perché non ci siano bambini affamati, perché non ci siano bambini malati che non abbiano la possibilità di essere aiutati nella salute… Fare tutto questo è fare la pace”.
Senza pace non c'è giustizia
Sappiate anche pregare per la pace, soggiunge Francesco, a chi gli chiede se la religione possa aiutare nella vita. E a un altro che domanda: “Ma secondo te, Papa, un giorno saremo tutti uguali?”, Francesco esclama in modo trascinante:
“Tutti abbiamo gli stessi diritti! Quando non si vede questo, quella società o questo mondo è ingiusto. Non è con giustizia. E dove non c’è al giustizia, non può esserci la pace. Capito? Lo diciamo, questo piacerebbe… vediamo se siete bravi: mi piacerebbe ripeterlo insieme più di una volta… State attenti è così: 'Dove non c’è la giustizia, non c’è la pace!'… tutti: (bambini): 'Dove non c’è la giustizia, non c’è la pace!'. Un po’ più forte…(bambini): 'Dove non c’è la giustizia, non c’è la pace!'”.
All’incontro in Aula Paolo VI ha preso parte anche Emma Bonino, cui Papa Francesco aveva telefonato il primo maggio scorso per informarsi sulla sua salute e per incoraggiarla “a tenere duro”.
Radio Vaticana - È l’insegnamento centrale che ha caratterizzato il festoso incontro di Papa Francesco in Aula Paolo VI con i settemila bambini e ragazzi provenienti da scuole di tutta Italia, che hanno aderito al progetto educativo della Fondazione “Fabbrica della pace”, condotto in collaborazione col Ministero dell’Istruzione e la Cei. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis: ascolta
La casa della pace e quella della guerra vengono costruite tutti i giorni. Con una differenza: la prima è un laboratorio artigianale, la seconda è un’industria. La prima cerca la persona con gesti di fraternità e accoglienza, la seconda la distrugge per avidità e soldi. Nell’Aula Paolo VI, che pare più che altro un’immensa aula scolastica in un giorno di festa, Papa Francesco si lascia sommergere dai giovanissimi “operai” della “Fabbrica della pace”, che lo accolgono con musica e un entusiasmo “bollente”, lo eleggono uno di loro donandogli un caschetto bianco, e gli rivolgono una raffica di domande, tredici, alle quali Francesco – catechista con la cattedra che gli costruiscono gli stessi bambini accoccolandoglisi accanto – replica a braccio, una a una, partendo dalla madre di tutte le domande, “come si fa la pace”:
“La pace non è un prodotto industriale: la pace è un prodotto artigianale. Si costruisce ogni giorno con il nostro lavoro, con la nostra vita, con il nostro amore, con la nostra vicinanza, con il nostro volerci bene (…) Quello che toglie la pace è il non volerci bene. Quello toglie la pace! Quello che toglie la pace è la gelosia, le invidie, l’avarizia, il togliere le cose degli altri: quello toglie la pace”.
"L'industria della morte"
Francesco scorre l’elenco e risponde alle vocine squillanti e a quesiti grandi il doppio di chi li ha posti: perché l’accoglienza verso gli immigrati è così difficile, perché “le persone potenti non aiutano la scuola”…. Il Papa allarga l’orizzonte e si chiede perché tante persone potenti non vogliano la pace:
“Perché vivono dalle guerre! L’industria delle armi: questo è grave! I potenti, alcuni potenti, guadagnano nella vita con la fabbrica delle armi (…) E’ l’industria della morte! E guadagnano (...) Si guadagna di più con la guerra! Si guadagnano i soldi, ma si perdono le vite, si perde la cultura, si perde l’educazione, si perdono tante cose. E’ per questo che non la vogliono. Un anziano prete che io ho conosciuto anni fa diceva questo: il diavolo entra per i portafogli. Per la cupidigia. E per questo non vogliono la pace!”.
Rialzati, Dio ti perdona
Le domande diventano più stringenti man mano che al microfono si presentano bambini segnati da situazioni che non dovrebbero aver vissuto. Uno bloccato su una carrozzina gli dice che a settembre andrà a Lourdes con l’Unitalsi, un altro si fa portavoce di un amico ricoverato al Bambin Gesù, uno dal carcere minorile di Casal del Marmo gli fa chiedere se la cella sia una soluzione… Francesco non cerca scuse: non c’è risposta al dolore di un bambino, ma deve esserci – asserisce – una società che faccia di tutto per curarli e reinserirli. E non vi sia storia di sbagli sulla quale, dice, non risplenda il sole di questa certezza:
“Dio perdona tutto! Capito? Siamo noi a non saper perdonare. Siamo noi a non trovare strade di perdono (...) E il perdono cosa significa? Sei caduto? Alzati! Io ti aiuterò ad alzarti, a reinserirti nella società. Sempre c’è il perdono e noi dobbiamo imparare a perdonare ma così: aiutando a reinserire chi ha sbagliato”.
La pace di ogni giorno
E poi, quasi a voler estrarre l’essenza di tutto quanto affermato, un bambino di 9 anni gli chiede: ma cos’è in fondo la pace di cui “sento parlare tanto”?:
“La pace è prima di tutto che non ci siano le guerre, ma anche che ci sia la gioia, che ci sia l’amicizia fra tutti, che ogni giorno si faccia un passo avanti per la giustizia, perché non ci siano bambini affamati, perché non ci siano bambini malati che non abbiano la possibilità di essere aiutati nella salute… Fare tutto questo è fare la pace”.
Senza pace non c'è giustizia
Sappiate anche pregare per la pace, soggiunge Francesco, a chi gli chiede se la religione possa aiutare nella vita. E a un altro che domanda: “Ma secondo te, Papa, un giorno saremo tutti uguali?”, Francesco esclama in modo trascinante:
“Tutti abbiamo gli stessi diritti! Quando non si vede questo, quella società o questo mondo è ingiusto. Non è con giustizia. E dove non c’è al giustizia, non può esserci la pace. Capito? Lo diciamo, questo piacerebbe… vediamo se siete bravi: mi piacerebbe ripeterlo insieme più di una volta… State attenti è così: 'Dove non c’è la giustizia, non c’è la pace!'… tutti: (bambini): 'Dove non c’è la giustizia, non c’è la pace!'. Un po’ più forte…(bambini): 'Dove non c’è la giustizia, non c’è la pace!'”.
All’incontro in Aula Paolo VI ha preso parte anche Emma Bonino, cui Papa Francesco aveva telefonato il primo maggio scorso per informarsi sulla sua salute e per incoraggiarla “a tenere duro”.
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