Dalle mense ai dormitori, dagli ambulatori ai centri di ascolto: dopo le provocazioni di Salvini un viaggio tra le iniziative di parrocchie, Caritas e fondazione Migrantes
di Andrea Tornielli
«Quanti rifugiati ci sono in Vaticano?», ha domandato Matteo Salvini rispondendo alle parole del Papa. Negli ultimi mesi Francesco ha voluto dare un segno tangibile di vicinanza agli homeless aprendo per loro un servizio docce e barberia sotto il colonnato di San Pietro. Si sta realizzando un dormitorio che avrà una trentina di posti letto, e dal Vaticano partono derrate alimentari da distribuire ai poveri della capitale. Ma è la Chiesa in Italia, con la Caritas, la fondazione Migrantes e le parrocchie, a svolgere un servizio capillare per l'aiuto agli immigrati.
Le strutture legate alla Chiesa negli ultimi anni hanno dato la disponibilità ad accogliere 10mila migranti. Un numero che è andato aumentando. Il lavoro sociale delle 23.000 parrocchie, attraverso la rete dei centri di ascolto, hanno generato migliaia di servizi di prima necessità (mense, prestiti, ambulatori, dormitori) che oltre a servire gli italiani in difficoltà servono anche i poveri migranti. Si tratta di oltre 1500 servizi ai migranti. Per citare soltanto la distribuzione dei pasti, le mense per i poveri sono 449, per un quarto promosse dalle parrocchie, per un altro quarto dalla Caritas, per un terzo da ordini e congregazioni religiose, per l’ultimo quarto da realtà diverse come le diocesi. Il dato relativo al 2009 indicava un totale di 6 milioni di pasti erogati. Oggi queste cifre vanno decisamente ritoccate al rialzo. «Considerato come le mense prive di aiuto pubblico siano quattro su cinque - ha scritto Giuseppe Rusconi, nel libro "L'impegno" (Rubbettino) - e che un pasto ha mediamente un valore monetario di 4,5 euro, si può calcolare che in questo campo la Chiesa faccia risparmiare allo Stato non meno di 27 milioni di euro l’anno.
Servizi di tutela per gli immigrati impiegati in lavori precari sono stati approntati dalla Caritas, con il Progetto Presidium in 10 diocesi italiane, e la fondazione Migrantes con il progetto «La legalità paga». Sono nati centinaia di doposcuola nelle parrocchie e negli oratori per i figli di immigrati, le scuole cattoliche si sono aperte alla presenza dei bambini stranieri (oltre il 12% delle presenze, superiore alla scuola pubblica), sono nati asili multietnici. Gli oratori sono diventati quasi una seconda casa per molti bambini e ragazzi immigrati (6 su 10 li frequentano). Sono attive anche iniziative di aiuto al ricongiungimento familiare, attraverso la disponibilità di case o attraverso progetti di Housing sociale (a Torino, Firenze, Milano, Cremona).
Un impegno importante che si sta rafforzando nelle diocesi è la tutela dei minori non accompagnati – oltre 13.000 oggi – attraverso una rete di affidi familiari. L’Associazione «Accoglirete» nata in parrocchia a Siracusa e ad Augusta, si è già impegnata nella tutela di 1000 minori, senza alcun compenso. E non va dimenticato che la fondazione Migrantes ha approntato da 4 anni un fondo per il rimpatrio delle salme dei migranti che muoiono in Italia e non hanno familiari: oltre 200.000 euro per contribuire a circa 190 rimpatri in 32 nazioni del mondo.
di Andrea Tornielli
«Quanti rifugiati ci sono in Vaticano?», ha domandato Matteo Salvini rispondendo alle parole del Papa. Negli ultimi mesi Francesco ha voluto dare un segno tangibile di vicinanza agli homeless aprendo per loro un servizio docce e barberia sotto il colonnato di San Pietro. Si sta realizzando un dormitorio che avrà una trentina di posti letto, e dal Vaticano partono derrate alimentari da distribuire ai poveri della capitale. Ma è la Chiesa in Italia, con la Caritas, la fondazione Migrantes e le parrocchie, a svolgere un servizio capillare per l'aiuto agli immigrati.
Le strutture legate alla Chiesa negli ultimi anni hanno dato la disponibilità ad accogliere 10mila migranti. Un numero che è andato aumentando. Il lavoro sociale delle 23.000 parrocchie, attraverso la rete dei centri di ascolto, hanno generato migliaia di servizi di prima necessità (mense, prestiti, ambulatori, dormitori) che oltre a servire gli italiani in difficoltà servono anche i poveri migranti. Si tratta di oltre 1500 servizi ai migranti. Per citare soltanto la distribuzione dei pasti, le mense per i poveri sono 449, per un quarto promosse dalle parrocchie, per un altro quarto dalla Caritas, per un terzo da ordini e congregazioni religiose, per l’ultimo quarto da realtà diverse come le diocesi. Il dato relativo al 2009 indicava un totale di 6 milioni di pasti erogati. Oggi queste cifre vanno decisamente ritoccate al rialzo. «Considerato come le mense prive di aiuto pubblico siano quattro su cinque - ha scritto Giuseppe Rusconi, nel libro "L'impegno" (Rubbettino) - e che un pasto ha mediamente un valore monetario di 4,5 euro, si può calcolare che in questo campo la Chiesa faccia risparmiare allo Stato non meno di 27 milioni di euro l’anno.
Servizi di tutela per gli immigrati impiegati in lavori precari sono stati approntati dalla Caritas, con il Progetto Presidium in 10 diocesi italiane, e la fondazione Migrantes con il progetto «La legalità paga». Sono nati centinaia di doposcuola nelle parrocchie e negli oratori per i figli di immigrati, le scuole cattoliche si sono aperte alla presenza dei bambini stranieri (oltre il 12% delle presenze, superiore alla scuola pubblica), sono nati asili multietnici. Gli oratori sono diventati quasi una seconda casa per molti bambini e ragazzi immigrati (6 su 10 li frequentano). Sono attive anche iniziative di aiuto al ricongiungimento familiare, attraverso la disponibilità di case o attraverso progetti di Housing sociale (a Torino, Firenze, Milano, Cremona).
Un impegno importante che si sta rafforzando nelle diocesi è la tutela dei minori non accompagnati – oltre 13.000 oggi – attraverso una rete di affidi familiari. L’Associazione «Accoglirete» nata in parrocchia a Siracusa e ad Augusta, si è già impegnata nella tutela di 1000 minori, senza alcun compenso. E non va dimenticato che la fondazione Migrantes ha approntato da 4 anni un fondo per il rimpatrio delle salme dei migranti che muoiono in Italia e non hanno familiari: oltre 200.000 euro per contribuire a circa 190 rimpatri in 32 nazioni del mondo.
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