Se non si contano gli spari della Marina israeliana contro i pescatori gazawi e quelli delle truppe di terra contro i contadini al confine, oggi si è registrata la quinta rottura della tregua in un solo mese: stamattina all’alba l’aviazione israeliana ha colpito la Striscia di Gaza, in risposta – fanno sapere i vertici di Tel Aviv – al lancio di un razzo da Gaza al sud del territorio israeliano, alle 10 di ieri sera.
Nena News - Secondo quanto riportato dall’esercito, il missile è caduto in una zona aperta vicino a Yad Mordechai, un kibbutz al confine con la Striscia. Nessun ferito né danni a cose o oggetti. Subito è giunta la risposta israeliana che ha bombardato Gaza, provocando alcuni danni a strutture.
Un’ennesima rottura del cessate il fuoco siglato il 26 agosto del 2014 e che chiudeva la terribile operazione militare israeliana “Margine Protettivo”, quella per cui la Commissione Onu per i Diritti Umani ha pubblicato ieri i risultati della propria inchiesta:la giudice McGowan Davis nelle pagine del rapporto consegnato ieri parla di uso sproporzionato della forza da parte israeliana e di volontà da parte dei vertici politici di non modificare la strategia neppure quando apparve chiaro che a morire erano i civili palestinesi. Allo stesso modo la McGowan Davis parla di possibili crimini di guerra non solo per Israele ma anche per i gruppi militari palestinesi, responsabili di “terrorizzare la popolazione civile” con il lancio di razzi.
Ma soprattutto lo scambio di fuoco di stamattina (ovviamente non proporzionato della sua potenza, missile contro raid) arriva a pochi giorni dalle voci di un accordo segreto che Israele e Hamas starebbero cercando di archiviare sotto l’ala del Qatar. Una tregua di lungo periodo da raggiungere senza l’Anp: per Hamas un modo per risolvere alcuni dei problemi di Gaza, per Israele quello di isolare ulteriormente il presidente Abbas e mostrarlo come partner poco credibile per un negoziato che Israele non vuole. Il movimento islamista ha trascorso l’ultima settimana a negare il negoziato sotto banco, ma Abbas ne ha già approfittato per giustificare il licenziamento del governo di unità e la formazione di un nuovo esecutivo.
Le volte precedenti a rivendicare il lancio di razzi era stato un piccolo gruppo, Sheikh Omar Hadid – Beit al Maqdis, vicino ai salafiti. A dimostrazione che Hamas con sempre maggior difficoltà riesce a controllare i gruppi militari attivi nella Striscia, che seppur di piccole dimensioni si mostrano sempre più attivi.
Ad approfittarne, al di là del muro, sono i piromani dello spettro politico israeliano: subito dopo il lancio del razzo, ieri sera, l’ex ministro degli Esteri Lieberman è tornato a chiedere che si prendano iniziative per porre fine a tale situazione. Non si perde occasione per fare campagna elettorale né per usare la paura per rafforzare le spinte destrorse dell’opinione pubblica interna.
Un’ennesima rottura del cessate il fuoco siglato il 26 agosto del 2014 e che chiudeva la terribile operazione militare israeliana “Margine Protettivo”, quella per cui la Commissione Onu per i Diritti Umani ha pubblicato ieri i risultati della propria inchiesta:la giudice McGowan Davis nelle pagine del rapporto consegnato ieri parla di uso sproporzionato della forza da parte israeliana e di volontà da parte dei vertici politici di non modificare la strategia neppure quando apparve chiaro che a morire erano i civili palestinesi. Allo stesso modo la McGowan Davis parla di possibili crimini di guerra non solo per Israele ma anche per i gruppi militari palestinesi, responsabili di “terrorizzare la popolazione civile” con il lancio di razzi.
Ma soprattutto lo scambio di fuoco di stamattina (ovviamente non proporzionato della sua potenza, missile contro raid) arriva a pochi giorni dalle voci di un accordo segreto che Israele e Hamas starebbero cercando di archiviare sotto l’ala del Qatar. Una tregua di lungo periodo da raggiungere senza l’Anp: per Hamas un modo per risolvere alcuni dei problemi di Gaza, per Israele quello di isolare ulteriormente il presidente Abbas e mostrarlo come partner poco credibile per un negoziato che Israele non vuole. Il movimento islamista ha trascorso l’ultima settimana a negare il negoziato sotto banco, ma Abbas ne ha già approfittato per giustificare il licenziamento del governo di unità e la formazione di un nuovo esecutivo.
Le volte precedenti a rivendicare il lancio di razzi era stato un piccolo gruppo, Sheikh Omar Hadid – Beit al Maqdis, vicino ai salafiti. A dimostrazione che Hamas con sempre maggior difficoltà riesce a controllare i gruppi militari attivi nella Striscia, che seppur di piccole dimensioni si mostrano sempre più attivi.
Ad approfittarne, al di là del muro, sono i piromani dello spettro politico israeliano: subito dopo il lancio del razzo, ieri sera, l’ex ministro degli Esteri Lieberman è tornato a chiedere che si prendano iniziative per porre fine a tale situazione. Non si perde occasione per fare campagna elettorale né per usare la paura per rafforzare le spinte destrorse dell’opinione pubblica interna.
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