sabato, settembre 05, 2015
“La guerra è madre di tutte le povertà, una grande predatrice di vite e di anime”. 

Radio Vaticana - Con questo tweet, dal suo account @Pontifex, Papa Francesco torna a gridare al mondo l’origine principale dei drammi di cui è spettatore, a partire dall’emergenza migratoria che sta segnando l’Europa da mesi. C’è voluto lo scatto fotografico agghiacciante del bimbo siriano riverso sulla spiaggia turca per suscitare la reazione politica dell’Europa: servirà anche a fermare la guerra che va avanti da 4 anni e che spinge le popolazioni a fuggire? Gabriella Ceraso ne ha parlato con mons. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco: ascolta

R. – Questa immagine ci ha svegliato tutti quanti, direi, e soprattutto in Europa. Un’immagine tragica che fa riflettere perché questo bambino purtroppo non è l’ultimo. Anche quest’oggi, certamente, alcuni bambini stanno morendo o sono feriti. Secondo le statistiche sono 10 mila i bambini e i ragazzi che finora sono morti in questo conflitto che ha fatto in tutto 250 mila vittime. Così pure, direi, anche le immagini tragiche di queste colonne di immigrati che arrivano in Europa, sono migliaia di giovani che si aggiungono ai 4 milioni di rifugiati nei Paesi vicini, di 8 milioni di sfollati interni. Sono veramente immagini e cifre che fanno riflettere. Ma c'è anche un'altra considerazione da fare. Le telecamere in Europa presentano una parte del dramma di queste migliaia di giovani che cercano di arrivare alla loro meta, al Paese che hanno sognato in Europa. E’ solo una parte del dramma. Bisogna anche vedere che cosa provoca la partenza di questi giovani: provoca un vuoto, un vuoto che fa male. Una nazione senza giovani è una nazione senza futuro. Si capiscono certo le loro motivazioni: questi giovani non vedono futuro nel loro Paese, sono costretti a partire, ma guardiamo anche al vuoto che lasciano qui in Siria.

D. – Loro che vengono a bussare all’Europa lo fanno, come lei dice, perché non vedono il futuro ma anche perché qualcuno ha portato la guerra nella loro terra e questa guerra è quella a cui si appella il Papa anche nel tweet di oggi: vogliamo ribadirlo che è quella l’origine di tutto?

R. - Questa è la chiave, il Papa lo ripete spesso: fermare la guerra. Lo ha detto anche quel ragazzo di 12 anni che le televisioni hanno trasmesso e giustamente ha detto: “Noi rimaniamo volentieri in Siria purché ci aiutate a fermare la guerra”. Un’altra considerazione. Tanti siriani soffrono, tanti siriani muoiono, direi, però anche la Siria nel complesso sta soffrendo e sta morendo.Muore di fame in alcuni luoghi, di sete in altri, muore di mal di cuore vedendo i suoi figli morire, chi affogano in mare, altri asfissiati in un camion, altri intrappolati in fili spinati, altri che vagano sui binari... Sta morendo vedendo i suoi gioielli archeologici fatti saltare in aria. Vorrei, allora, in questo momento critico in cui la comunità internazionale o la diplomazia sta cercando di duplicare, di moltiplicare gli sforzi per arrivare a una soluzione, lanciare un appello a tutti i siriani, soprattutto alle parti in causa. La Siria è la patria, è la madre comune. Allora, al letto di questa “madre morente”, superate le vostre divergenze con l’assistenza della comunità internazionale, datevi una mano subito per salvare la "madre". Sedersi al tavolo delle trattative per salvare la Siria, non c’è altra soluzione!


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