mercoledì, ottobre 07, 2015
La Chiesa per la sua missione e il mondo per la sua stessa esistenza hanno bisogno di essere animati dallo “spirito familiare”, che mette in luce la parte migliore di ogni convivenza, civile ed ecclesiale. È il pensiero di fondo del Papa all’udienza generale in Piazza San Pietro. Francesco ha invitato politica ed economia a sostenere le famiglie, portatrici di valori insostituibili per il bene comune di ogni società. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta

Radio Vaticana - Sulle rive del lago dell’umanità la Chiesa non può continuare a pescare con le sue “vecchie reti”, quelle usate finora. Per prendere di nuovo il largo, e portare avanti la sua missione, ha bisogno – sostiene il Papa – di una dose massiccia di “spirito familiare”, perché la rete di rapporti e valori che tiene unita una famiglia è tuttora la migliore forma di “convivenza civile”, che scienza e tecnica non hanno saputo né imitare né superare.

Rapporti “disidratati”
Mentre i padri sinodali sono riuniti nei Circoli minori, Francesco propone la prima di una serie di catechesi che intendono accompagnare i lavori dell’assise in corso in Vaticano e riflettere sul legame, che definisce “indissolubile”, tra Chiesa e famiglia. Famiglia che il Papa dimostra di considerare davvero come protagonista di qualsiasi quotidianità di qualsiasi Paese e cultura:

“Uno sguardo attento alla vita quotidiana degli uomini e delle donne di oggi mostra immediatamente il bisogno che c’è ovunque di una robusta iniezione di ‘spirito famigliare’. Infatti, lo stile dei rapporti – civili, economici, giuridici, professionali, di cittadinanza – appare molto razionale, formale, organizzato, ma anche molto ‘disidratato’, arido, anonimo. Diventa a volte insopportabile. Pur volendo essere inclusivo nelle sue forme, nella realtà abbandona alla solitudine e allo scarto un numero sempre maggiore di persone”.

Famiglia crea un mondo abitabile
Insomma, rapporti umani che sono carenti proprio di “umanità”. La quale vibra e permea invece – osserva Francesco – ogni nucleo familiare che si regga sull’amore libero e reciproco dei suoi componenti:

“La famiglia introduce al bisogno dei legami di fedeltà, sincerità, fiducia, cooperazione, rispetto; incoraggia a progettare un mondo abitabile e a credere nei rapporti di fiducia, anche in condizioni difficili; insegna ad onorare la parola data, il rispetto delle singole persone, la condivisione dei limiti personali e altrui. E tutti siamo consapevoli della insostituibilità dell’attenzione famigliare per i membri più piccoli, più vulnerabili, più feriti, e persino più disastrati nelle condotte della loro vita”.

Lo strano paradosso
Il problema è che famiglie così non godono di quell’attenzione che la loro grande rilevanza sociale meriterebbe. Alla famiglia, afferma il Papa, non si dà “il dovuto peso – e riconoscimento, e sostegno – nell’organizzazione politica ed economica della società contemporanea” che, “con tutta la sua scienza e la sua tecnica”, “non è ancora in grado di tradurre queste conoscenze in forme migliori di convivenza civile”:

“Non solo l’organizzazione della vita comune si incaglia sempre più in una burocrazia del tutto estranea ai legami umani fondamentali, ma, addirittura, il costume sociale e politico mostra spesso segni di degrado – aggressività, volgarità, disprezzo… – che stanno ben al di sotto della soglia di un’educazione famigliare anche minima. In tale congiuntura, gli estremi opposti di questo abbrutimento dei rapporti – cioè l’ottusità tecnocratica e il familismo amorale – si congiungono e si alimentano a vicenda. Questo, vero, è un paradosso”.

La Chiesa è la famiglia di Dio
Ma non lo è, un paradosso, per la Chiesa che – indica il Papa – “individua oggi, in questo punto esatto, il senso storico della sua missione a riguardo della famiglia e dell’autentico spirito famigliare, incominciando da un’attenta revisione di vita, che riguarda sé stessa”:

“Si potrebbe dire che lo ‘spirito famigliare’ è una carta costituzionale per la Chiesa: così il cristianesimo deve apparire, e così deve essere (...) Potremmo dire che oggi le famiglie sono una delle reti più importanti per la missione di Pietro e della Chiesa. Non è una rete che fa prigionieri, questa! Al contrario, libera dalle acque cattive dell’abbandono e dell’indifferenza, che affogano molti esseri umani nel mare della solitudine e dell’indifferenza. Le famiglie sanno bene che cos’è la dignità del sentirsi figli e non schiavi, o estranei, o solo un numero di carta d’identità”.

Al termine delle catechesi in sintesi nelle altre lingue, Papa Francesco ha salutato, fra gli altri, Mons. Vincenzo Paglia e i collaboratori del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ringraziandoli per l’impegno profuso nell’organizzazione del recente Incontro mondiale delle famiglie di Filadelfia. Un saluto è andato anche al Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta.


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