Il Segretario alla Difesa Usa, Carter, rilancia l'ipotesi di una missione Nato nel Mare Egeo, per controllare i traffici di migranti. Guardando alla Siria da dove fuggono i profughi, emergono prove sull'uso di armi chimiche da parte del sedicente Stato islamico.
Radio Vaticana - Lo ha confermato, in audizione al Congresso Usa, lo il capo dell’Intelligence americana. Intanto, alla vigilia della ripresa di negoziati sulla crisi siriana, a Monaco, all’Onu si è discusso dei raid russi. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta
Pressione dei Paesi occidentali su Mosca al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: Washington accusa i raid russi di favorire i miliziani dell’Is, colpendo la popolazione civile e creando profughi. Parigi accusa Mosca e Iran di complicità con la brutalità del regime siriano. Altri riportano dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani: 500 persone, di cui almeno 100 civili, sono stati uccisi dal 1 febbraio, inizio dell’offensiva di Damasco, supportata dalla Russia, nella provincia di Aleppo Francesca Sabatinelli ha raggiunto proprio ad Aleppo padre Firas Lutfi, vicario parrocchiale della comunità latina:
R. – Sì, purtroppo Aleppo è la città più martoriata della Siria. E non è solo la mancanza di acqua, di cibo, di alimenti ciò che ci fa soffrire: questo possiamo anche sopportarlo, anche se non è facile. Il problema di fondo è soprattutto quello della non sicurezza. Non c’è neanche un posto dove possiamo dire: “Qui stiamo bene perché stiamo tranquilli, perché non ci sono le bombe e non ci sono quelle bombole di gas che ci lanciano le milizie dell’Is, di tutti i gruppi terroristici”. Lì siamo sotto ai bombardamenti, giorno e notte. E’ chiaro che c’è questa emorragia di intere famiglie che pensano di lasciare il Paese. Purtroppo, è un’offensiva e una controffensiva, da una parte e dall’altra. Quando i “grandi” si mettono a giocare con le armi, gli innocenti, i “piccoli”, i bambini, le donne sono quelli che maggiormente ne subiscono le conseguenze. Ebbene, anche il flusso di questi innocenti che varcano il confine della Turchia in cerca di un riparo è un dramma, è "il" dramma... Stiamo vivendo il calvario.
Dalla provincia di Aleppo, al nord della Siria, scappano le migliaia di civili che da giorni bussano al confine turco. Il primo ministro di Ankara parla di ipocrisia di quanti chiedono di aprire le frontiere. Il presidente turco Erdogan alza il tiro accusando l’Onu di inazione.
In casa europea, la Commissione richiama gli Stati membri a rispettare i meccanismi di accoglienza e ripartizione decisi. Resta da dire che Germania, Turchia e Grecia chiedono alla Nato una missione di pattugliamento nel mar Egeo, per chiarire le responsabilità dei traffici di migranti.
Alle consultazioni di oggi a Monaco sulla crisi siriana, confermati anche ministri di Arabia Saudita e Iran. Ci sono gli stessi rappresentanti di 17 Stati che partecipavano alle consultazioni di Vienna di mesi fa. Prima che si tentasse, la settimana scorsa, la carta dei colloqui tra parti in causa: governo siriano e opposizioni. Del margine di manovra possibile al momento Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento.
Radio Vaticana - Lo ha confermato, in audizione al Congresso Usa, lo il capo dell’Intelligence americana. Intanto, alla vigilia della ripresa di negoziati sulla crisi siriana, a Monaco, all’Onu si è discusso dei raid russi. Il servizio di Fausta Speranza: ascolta
Pressione dei Paesi occidentali su Mosca al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: Washington accusa i raid russi di favorire i miliziani dell’Is, colpendo la popolazione civile e creando profughi. Parigi accusa Mosca e Iran di complicità con la brutalità del regime siriano. Altri riportano dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani: 500 persone, di cui almeno 100 civili, sono stati uccisi dal 1 febbraio, inizio dell’offensiva di Damasco, supportata dalla Russia, nella provincia di Aleppo Francesca Sabatinelli ha raggiunto proprio ad Aleppo padre Firas Lutfi, vicario parrocchiale della comunità latina:
R. – Sì, purtroppo Aleppo è la città più martoriata della Siria. E non è solo la mancanza di acqua, di cibo, di alimenti ciò che ci fa soffrire: questo possiamo anche sopportarlo, anche se non è facile. Il problema di fondo è soprattutto quello della non sicurezza. Non c’è neanche un posto dove possiamo dire: “Qui stiamo bene perché stiamo tranquilli, perché non ci sono le bombe e non ci sono quelle bombole di gas che ci lanciano le milizie dell’Is, di tutti i gruppi terroristici”. Lì siamo sotto ai bombardamenti, giorno e notte. E’ chiaro che c’è questa emorragia di intere famiglie che pensano di lasciare il Paese. Purtroppo, è un’offensiva e una controffensiva, da una parte e dall’altra. Quando i “grandi” si mettono a giocare con le armi, gli innocenti, i “piccoli”, i bambini, le donne sono quelli che maggiormente ne subiscono le conseguenze. Ebbene, anche il flusso di questi innocenti che varcano il confine della Turchia in cerca di un riparo è un dramma, è "il" dramma... Stiamo vivendo il calvario.
Dalla provincia di Aleppo, al nord della Siria, scappano le migliaia di civili che da giorni bussano al confine turco. Il primo ministro di Ankara parla di ipocrisia di quanti chiedono di aprire le frontiere. Il presidente turco Erdogan alza il tiro accusando l’Onu di inazione.
In casa europea, la Commissione richiama gli Stati membri a rispettare i meccanismi di accoglienza e ripartizione decisi. Resta da dire che Germania, Turchia e Grecia chiedono alla Nato una missione di pattugliamento nel mar Egeo, per chiarire le responsabilità dei traffici di migranti.
Alle consultazioni di oggi a Monaco sulla crisi siriana, confermati anche ministri di Arabia Saudita e Iran. Ci sono gli stessi rappresentanti di 17 Stati che partecipavano alle consultazioni di Vienna di mesi fa. Prima che si tentasse, la settimana scorsa, la carta dei colloqui tra parti in causa: governo siriano e opposizioni. Del margine di manovra possibile al momento Fausta Speranza ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento.
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