Da un parte c’è Hollande, dall’altra un gruppo socialista in Assemblea diviso come non mai e nel mezzo sta la via crucis del governo, prossimo al rimpasto fra defezioni eccellenti e nomenclature da ridefinire. Questo il risultato, finora, della maratona politica per l’approvazione della riforma sulla costituzionalizzazione dello stato d’emergenza ed il ritiro della nazionalità francese per i terroristi.
Sinistraineuropa - Nella notte di lunedì, l’Assemblea ha adottato la sezione 1 della modifica costituzionale sullo stato d’emergenza in assenza di ben tre quarti dei parlamentari, con 103 voti a favore (96 socialisiti) e 26 contrari – appena 10 deputati repubblicani presenti ed il Fronte Nazionale assente. Nonostante le profonde divisioni manifestatesi sia a sinistra che a destra e l’importanza di una misura che subordinerà l’applicazione dello stato d’emergenza al diritto (proponendo inoltre la possibilità di estenderlo per altri quattro mesi, rinnovabili), le molte assenze, pur gravi, non devono sorprendere più di tanto dal momento che la vera battaglia si sarebbe combattuta, l’indomani, sul terreno della cittadinanza.
I deputati francesi hanno così votato martedì notte il controverso articolo che prevede la privazione della cittadinanza nella Costituzione per gli autori di reati legati al terrorismo, come aveva preannunciato l’esecutivo a seguito degli attacchi del 13 Novembre. Dopo il voto per alzata di mano, l’Assemblea ha adottato l’articolo 2 del disegno di legge con una stretta maggioranza di 162 voti contro 148. Attraverso questo emendamento, l’articolo di revisione costituzionale rimanderà ad una legge ad hoc, che definirà le condizioni della revoca dei diritti per chi abbia commesso atti terroristici o destabilizzanti per lo stato. In particolare, la legge prevede che la Costituzione faccia riferimento alle “le condizioni rispetto alle quali una persona può essere privata della nazionalità francese e dei diritti ad essa legate, quando accusato di un crimine o un reato che costituisca grave violazione alla vita della Nazione”. Per ieri, invece, era attesa la votazione globale sul testo. Una sfida incentrata sulla “larghezza” della maggioranza, dal momento che la revisione costituzionale richiede non solo un voto coerente fra Assemblea e Senato (come probabilmente avverrà), ma soprattutto la maggioranza dei tre quinti dei parlamentari del Congresso. Ancora in sessione notturna, tra ieri ed oggi, l’Assemblea nazionale ha infine adottato, con 317 voti a favore e 199 contrari, la costituzionalizzazione dello stato d’emergenza e la decadenza della cittadinanza. Il testo ha quindi totalizzato poco più dei tre quinti dei voti e passerà al Senato (con qualche modifica), in un territorio maggiormente benevolo col governo. Un risultato importante che, sebbene non abbia alleviato le spaccature tra i socialisti (i voti contrari sono stati 83), al netto di alcune defezioni potrebbe allargare il proprio consenso nel Senato, permettendo in fase congressuale il superamento della fatidica soglia di sbarramento, magari attraverso il soccorso dei repubblicani di Sarkozy.
Se la modifica costituzionale sarà infine approvata anche lì, un disegno di legge d’attuazione chiarirà una volta per tutte come il provvedimento potrà essere applicato. Come spiegato dallo stesso Valls nelle scorse settimane, potrebbe diventare una pena accessoria pronunciata da un giudice del tribunale, in particolare per violazioni degli interessi fondamentali della nazionale o per atti di terrorismo se punibili da un minimo di 10 anni di reclusione. In presenza di determinate condizioni (da definire), però, il giudice potrebbe optare, piuttosto che per la privazione della cittadinanza, per la decadenza di tutti o parte dei diritti ad essa connessi (diritti civili, come quello di voto, di essere eletto o ricoprire cariche pubbliche).
Né la costituzione né il disegno di legge non potranno, inoltre, far più riferimento allo stato di binazionalità, rendendo teoricamente possibile la decadenza della cittadinanza francese anche per coloro che non ne abbiano un’altra. Una condizione estrema, ma in linea con le rettifiche alla convenzione ONU del 1961 sulla riduzione dei casi d’apolidia: il testo, infatti, consente agli stati la pratica apolide in circostanze limitate, tra cui quelle di una persona che abbia avuto un tipo di comportamento tale da recare un grave danno agli interessi vitali dello stato.
Questo provvedimento non soltanto ha scosso le coscienze di molti francesi, ma è stato apertamente contestato lo scorso 27 gennaio addirittura dal Ministro della Giustizia Christiane Taubira che, in contrapposizione col presidente Hollande, aveva presentato le proprie dimissioni, accettate dall’Eliseo. Dunque un testo approvato ma inevitabilmente divisivo, che, pur non andando a ridisegnare la geografia politica dell’Assemblea, preannuncia il futuro rimpasto di governo per formare la squadra che dovrà arrivare fino alle elezioni del 2017.
I dettagli del voto dimostrano che la questione continua e forse continuerà a modificare profondamente i rapporti interni sia a destra che a sinistra. Come ha scritto Laure Bretton, si è trattato di un grande compromesso, resta da vedere se alla fine qualcuno potrà ritenersene soddisfatto. La maggioranza alla fine è arrivata, inoltre la decadenza della nazionalità non colpirà più esplicitamente i terroristi bi-nazionali; una misura che, nelle parole di Valls, è stato un ritorno ad un principio d’eguaglianza necessario per alleviare almeno una piccola frazione delle turbolenze nel partito. La promessa, infine, di eventuali posti di rilievo in fase di rimpasto, ha comportato alcuni eccellenti ritorni all’ovile, soprattutto nel caso di Jean-Marc Ayrault, secondo voci socialiste in procinto di accedere al Ministero degli Esteri.
Dunque un altro sforzo, un altro voto ed anche un po’ di suspense, col comparto sicurezza il presidente Hollande si gioca tutta la sua credibilità sul fronte interno, anche rispetto ad un Partito Socialista che appare sempre più diviso in tribù.
Sinistraineuropa - Nella notte di lunedì, l’Assemblea ha adottato la sezione 1 della modifica costituzionale sullo stato d’emergenza in assenza di ben tre quarti dei parlamentari, con 103 voti a favore (96 socialisiti) e 26 contrari – appena 10 deputati repubblicani presenti ed il Fronte Nazionale assente. Nonostante le profonde divisioni manifestatesi sia a sinistra che a destra e l’importanza di una misura che subordinerà l’applicazione dello stato d’emergenza al diritto (proponendo inoltre la possibilità di estenderlo per altri quattro mesi, rinnovabili), le molte assenze, pur gravi, non devono sorprendere più di tanto dal momento che la vera battaglia si sarebbe combattuta, l’indomani, sul terreno della cittadinanza.
I deputati francesi hanno così votato martedì notte il controverso articolo che prevede la privazione della cittadinanza nella Costituzione per gli autori di reati legati al terrorismo, come aveva preannunciato l’esecutivo a seguito degli attacchi del 13 Novembre. Dopo il voto per alzata di mano, l’Assemblea ha adottato l’articolo 2 del disegno di legge con una stretta maggioranza di 162 voti contro 148. Attraverso questo emendamento, l’articolo di revisione costituzionale rimanderà ad una legge ad hoc, che definirà le condizioni della revoca dei diritti per chi abbia commesso atti terroristici o destabilizzanti per lo stato. In particolare, la legge prevede che la Costituzione faccia riferimento alle “le condizioni rispetto alle quali una persona può essere privata della nazionalità francese e dei diritti ad essa legate, quando accusato di un crimine o un reato che costituisca grave violazione alla vita della Nazione”. Per ieri, invece, era attesa la votazione globale sul testo. Una sfida incentrata sulla “larghezza” della maggioranza, dal momento che la revisione costituzionale richiede non solo un voto coerente fra Assemblea e Senato (come probabilmente avverrà), ma soprattutto la maggioranza dei tre quinti dei parlamentari del Congresso. Ancora in sessione notturna, tra ieri ed oggi, l’Assemblea nazionale ha infine adottato, con 317 voti a favore e 199 contrari, la costituzionalizzazione dello stato d’emergenza e la decadenza della cittadinanza. Il testo ha quindi totalizzato poco più dei tre quinti dei voti e passerà al Senato (con qualche modifica), in un territorio maggiormente benevolo col governo. Un risultato importante che, sebbene non abbia alleviato le spaccature tra i socialisti (i voti contrari sono stati 83), al netto di alcune defezioni potrebbe allargare il proprio consenso nel Senato, permettendo in fase congressuale il superamento della fatidica soglia di sbarramento, magari attraverso il soccorso dei repubblicani di Sarkozy.
Cattura Fonti: assemblee nationale e liberation |
Né la costituzione né il disegno di legge non potranno, inoltre, far più riferimento allo stato di binazionalità, rendendo teoricamente possibile la decadenza della cittadinanza francese anche per coloro che non ne abbiano un’altra. Una condizione estrema, ma in linea con le rettifiche alla convenzione ONU del 1961 sulla riduzione dei casi d’apolidia: il testo, infatti, consente agli stati la pratica apolide in circostanze limitate, tra cui quelle di una persona che abbia avuto un tipo di comportamento tale da recare un grave danno agli interessi vitali dello stato.
Questo provvedimento non soltanto ha scosso le coscienze di molti francesi, ma è stato apertamente contestato lo scorso 27 gennaio addirittura dal Ministro della Giustizia Christiane Taubira che, in contrapposizione col presidente Hollande, aveva presentato le proprie dimissioni, accettate dall’Eliseo. Dunque un testo approvato ma inevitabilmente divisivo, che, pur non andando a ridisegnare la geografia politica dell’Assemblea, preannuncia il futuro rimpasto di governo per formare la squadra che dovrà arrivare fino alle elezioni del 2017.
I dettagli del voto dimostrano che la questione continua e forse continuerà a modificare profondamente i rapporti interni sia a destra che a sinistra. Come ha scritto Laure Bretton, si è trattato di un grande compromesso, resta da vedere se alla fine qualcuno potrà ritenersene soddisfatto. La maggioranza alla fine è arrivata, inoltre la decadenza della nazionalità non colpirà più esplicitamente i terroristi bi-nazionali; una misura che, nelle parole di Valls, è stato un ritorno ad un principio d’eguaglianza necessario per alleviare almeno una piccola frazione delle turbolenze nel partito. La promessa, infine, di eventuali posti di rilievo in fase di rimpasto, ha comportato alcuni eccellenti ritorni all’ovile, soprattutto nel caso di Jean-Marc Ayrault, secondo voci socialiste in procinto di accedere al Ministero degli Esteri.
Dunque un altro sforzo, un altro voto ed anche un po’ di suspense, col comparto sicurezza il presidente Hollande si gioca tutta la sua credibilità sul fronte interno, anche rispetto ad un Partito Socialista che appare sempre più diviso in tribù.
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