Greenpeace: «Piano d'azione ora!». #SolutionNotPollution: 5 passi per uscire dallo smog tossico.
GreenReport - In India, negli ultimi anni in India l’inquinamento dell’aria è diventato sempre più evidente e soffocante, tanto che se ne sono occupati vari gruppi, settori pubblici ed è diventato elemento di discussione nell’opinione pubblica. Ma l’allarme è scattato davvero solo quest’inverno, quando a New Delhi ed altre grandi città indiane sono state soffocate da uno smog di tipo “pechinese” e si è cominciato davvero a discutere cone frenare un inquinamento tossico che in Cina fa scattare l’allarme rosso .
Sunil Dahiya, responsabile energia di Greenpeace India, dice: «Sono felice di dire che il livello di consapevolezza verso la soluzione questa emergenza sanitaria è in aumento, il che consentirà di spianare la strada da seguire per formulare soluzioni per l’inquinamento».
Ormai l’inquinamento dell’aria è diventato insostenibile non solo a New Delhi, considerata la capitale più inquinata del mondo, ma anche in città come Varansi, Lucknow, Patna, Ahemdabad e il rapporto “A status assessment of National Air Quality Index (NAQI) and pollution level assessment for Indian cities” di Greenpeace India e quello presentato qualche giorno fa dal Central Pollution Control Board confermano che le città indiane sono più inquinate di quelle cinesi, con livelli di polveri sottili più alte. Ma in India ci sono solo tre centraline di rilevamento della qualità dell’aria, in Cina ne sono state già installate 1.500 e il governo prevede di estendere ulteriormente la rete di rilevamento.
Dahiya sottolinea che «Molti ricercatori, gruppi e organizzazioni hanno avviato un dibattito per affrontare i problemi dell’inquinamento atmosferico in alcune di queste città e stanno chiedendo di attuare misure rigorose. Tuttavia, la mia domanda è: quali azioni specifiche della città sono in grado di risolvere il problema onnicomprensivo dell’inquinamento atmosferico nazionale? Non richiederebbe un grande piano d’azione coordinato?
Greenpeace India è convinta che bisogna imparare dalla Cina che, dopo aver cercato per molti anni di affrontare il problema con modalità specifiche città per città, si è resa conto che le azioni specifiche locali non influivano molto sulla riduzione dei livelli di inquinamento generali. Il governo centrale cinese, dopo aver capito che l’inquinamento è un problema regionale che incide su grandi aree geografiche del Paese, ha deciso di adottare un piano d’azione sistematica, coordinato e limitato nel tempo, che si è conclusa con enorme riduzione dei livelli di inquinamento nel Paese. Così, l’India che praticamente non ha fatto niente, ha superato la Cina come Paese più inquinato del mondo.
Il recente rapporto “Clean Air Action Plan: The Way Forward” di Greenpeace India, un’analisi approfondita che si basa sui dati dell’aerosol della NASA, evidenzia che «L’inquinamento dell’aria è un’emergenza sanitaria nazionale in tutta la pianura indo-gangetica (IGP)». Grazie a questi studi e ad una mole di dati sempre più preoccupanti, Greenpeace India chiede al governo di prendere atto della situazione e di avviare azioni coordinate, sistematiche e di lungo periodo insieme a rigorose azioni specifiche è per le città.
Dahiya precisa che «Greenpeace India riconosce che, durante questi ultimi mesi, il governo sta prendendo iniziative, sia a livello statale che centrale. Riconosce quindi l’emergenza sanitaria nazionale e sta mostrando la volontà di andare avanti al fine di affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico in modo efficace. Questi passi dei governi stanno avendo il sostegno dell’opinone pubblica, che è esposta a problemi di salute ead altre problematiche relative all’inquinamento atmosferico. Tuttavia, questo non è sufficiente. Dobbiamo fare un passo avanti»
Per questo Greenpeace India, pur essendo ai ferri corti con il governo della destra induista che la considera un agente straniero, chiede piani d’azione efficaci e concreti a livello cittadino, regionale e nazionale e ha lanciato la campagna #SolutionNotPollution che si basa su 5 punti: 1. Istituire il monitoraggio continuo dell’inquinamento atmosferico in tutti i principali centri urbani, almeno quelli con 500.000 abitanti o più persone, in particolare nella regione IGP estremamente inquinata. 2. Fissare un termine per raggiungere gli standard nazionali di qualità dell’aria. Per esempio: obiettivi intermedi quinquennali per la riduzione dei livelli di inquinamento in ogni Stato e città che attualmente non sono conformi. 3. Creare un piano d’azione regionale che copra le aree estremamente inquinate dal Punjab al Bengala occidentale, rivolto a tutti i principali settori che emettono inquinamento atmosferico. 4. Fissare obiettivi di riduzione dell’inquinamento per ogni Stato, compreso un piano di conformità per soddisfare gli standard di emissione delle centrali termiche nel più breve tempo possibile. 5. Rendere obbligatorio per le industrie e le centrali termoelettriche di poter visualizzare in tempo reale, su piattaforme pubbliche, i dati delle emissioni in atmosfera.
GreenReport - In India, negli ultimi anni in India l’inquinamento dell’aria è diventato sempre più evidente e soffocante, tanto che se ne sono occupati vari gruppi, settori pubblici ed è diventato elemento di discussione nell’opinione pubblica. Ma l’allarme è scattato davvero solo quest’inverno, quando a New Delhi ed altre grandi città indiane sono state soffocate da uno smog di tipo “pechinese” e si è cominciato davvero a discutere cone frenare un inquinamento tossico che in Cina fa scattare l’allarme rosso .
Sunil Dahiya, responsabile energia di Greenpeace India, dice: «Sono felice di dire che il livello di consapevolezza verso la soluzione questa emergenza sanitaria è in aumento, il che consentirà di spianare la strada da seguire per formulare soluzioni per l’inquinamento».
Ormai l’inquinamento dell’aria è diventato insostenibile non solo a New Delhi, considerata la capitale più inquinata del mondo, ma anche in città come Varansi, Lucknow, Patna, Ahemdabad e il rapporto “A status assessment of National Air Quality Index (NAQI) and pollution level assessment for Indian cities” di Greenpeace India e quello presentato qualche giorno fa dal Central Pollution Control Board confermano che le città indiane sono più inquinate di quelle cinesi, con livelli di polveri sottili più alte. Ma in India ci sono solo tre centraline di rilevamento della qualità dell’aria, in Cina ne sono state già installate 1.500 e il governo prevede di estendere ulteriormente la rete di rilevamento.
Dahiya sottolinea che «Molti ricercatori, gruppi e organizzazioni hanno avviato un dibattito per affrontare i problemi dell’inquinamento atmosferico in alcune di queste città e stanno chiedendo di attuare misure rigorose. Tuttavia, la mia domanda è: quali azioni specifiche della città sono in grado di risolvere il problema onnicomprensivo dell’inquinamento atmosferico nazionale? Non richiederebbe un grande piano d’azione coordinato?
Greenpeace India è convinta che bisogna imparare dalla Cina che, dopo aver cercato per molti anni di affrontare il problema con modalità specifiche città per città, si è resa conto che le azioni specifiche locali non influivano molto sulla riduzione dei livelli di inquinamento generali. Il governo centrale cinese, dopo aver capito che l’inquinamento è un problema regionale che incide su grandi aree geografiche del Paese, ha deciso di adottare un piano d’azione sistematica, coordinato e limitato nel tempo, che si è conclusa con enorme riduzione dei livelli di inquinamento nel Paese. Così, l’India che praticamente non ha fatto niente, ha superato la Cina come Paese più inquinato del mondo.
Il recente rapporto “Clean Air Action Plan: The Way Forward” di Greenpeace India, un’analisi approfondita che si basa sui dati dell’aerosol della NASA, evidenzia che «L’inquinamento dell’aria è un’emergenza sanitaria nazionale in tutta la pianura indo-gangetica (IGP)». Grazie a questi studi e ad una mole di dati sempre più preoccupanti, Greenpeace India chiede al governo di prendere atto della situazione e di avviare azioni coordinate, sistematiche e di lungo periodo insieme a rigorose azioni specifiche è per le città.
Dahiya precisa che «Greenpeace India riconosce che, durante questi ultimi mesi, il governo sta prendendo iniziative, sia a livello statale che centrale. Riconosce quindi l’emergenza sanitaria nazionale e sta mostrando la volontà di andare avanti al fine di affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico in modo efficace. Questi passi dei governi stanno avendo il sostegno dell’opinone pubblica, che è esposta a problemi di salute ead altre problematiche relative all’inquinamento atmosferico. Tuttavia, questo non è sufficiente. Dobbiamo fare un passo avanti»
Per questo Greenpeace India, pur essendo ai ferri corti con il governo della destra induista che la considera un agente straniero, chiede piani d’azione efficaci e concreti a livello cittadino, regionale e nazionale e ha lanciato la campagna #SolutionNotPollution che si basa su 5 punti: 1. Istituire il monitoraggio continuo dell’inquinamento atmosferico in tutti i principali centri urbani, almeno quelli con 500.000 abitanti o più persone, in particolare nella regione IGP estremamente inquinata. 2. Fissare un termine per raggiungere gli standard nazionali di qualità dell’aria. Per esempio: obiettivi intermedi quinquennali per la riduzione dei livelli di inquinamento in ogni Stato e città che attualmente non sono conformi. 3. Creare un piano d’azione regionale che copra le aree estremamente inquinate dal Punjab al Bengala occidentale, rivolto a tutti i principali settori che emettono inquinamento atmosferico. 4. Fissare obiettivi di riduzione dell’inquinamento per ogni Stato, compreso un piano di conformità per soddisfare gli standard di emissione delle centrali termiche nel più breve tempo possibile. 5. Rendere obbligatorio per le industrie e le centrali termoelettriche di poter visualizzare in tempo reale, su piattaforme pubbliche, i dati delle emissioni in atmosfera.
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È presente 1 commento
La crescita industriale esponenziale, il trasferimento di fabbriche occidentali, il disinteresse a favore della crescita economica ha i suoi risultati e conseguenze sull'ambiente. Tornare indietro è impossibile ma bisognerebbe guardare avanti investendo in quelle tecnologie che permettono lo svolgimento delle operazioni lavorative e delle attività quotidiane senza le tragiche ripercussioni ambientali attuali. Bisognerebbe spostarsi verso energie più pulite per preservare il nostro presente e il futuro.
Alkè
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