giovedì, marzo 03, 2016
Nuova provocazione della Corea del Nord che ha sparato in mare 6 proiettili a corto raggio.  

Radio Vaticana - Il lancio, denunciato dalla Sud Corea, è avvenuto poche ore dopo le nuove sanzioni Onu contro Pyongyang per il test nucleare di inizio anno e il lancio di un missile il 7 febbraio scorso, le più dure da 20 anni a questa parte. Gli spari – secondo Seul - sono arrivati dalla città costiera di Wonsan. Il lancio ha riguardato proiettili particolari, che hanno percorso dai 100 ai 150 chilometri prima di arrivare in mare, ma non è escluso che si sia trattato di artiglieria o razzi. In questo clima, la Cina ha chiesto di attuare “pienamente e seriamente” la risoluzione del Palazzo di Vetro. Della strategia di Pyongyang Giada Aquilino ha parlato con Romeo Orlandi, vice presidente dell’Osservatorio Asia: ascolta

R. – La strategia è tipica, nel senso che si risponde mostrando i muscoli, facendo vedere che non si ha paura della comunità internazionale e stringendo anche l’unità nazionale all’interno contro un nemico forte, immaginario e totale all’esterno. La vera novità è che alla fine la Cina si sta impegnando in risoluzioni sempre più vicine a quelle della comunità internazionale e comunque degli Stati Uniti, senza porre il diritto di veto. Perché la Cina percepisce che la situazione in Nord Corea ormai è sfuggita al suo controllo. Fino ad ora Pechino aveva utilizzato la Corea del Nord come leva negoziale e come capacità di controllo su un settore strategico del Pacifico del nord. Ora questa capacità di controllo si allenta, la Corea del Nord diventa sempre più imprevedibile, il suo leader diventa sempre più inscrutabile. È un rischio.

D. - Quindi si può dire che la Corea del Nord sta perdendo quello che era il tradizionale alleato o è presto per affermarlo?

R. - È presto per dirlo perché possiamo avere numerose valutazioni di quello che la Corea del Nord sta facendo: si tratta comunque di uno Stato di difficile comprensione. Ad un estremo concettuale c’è l’idea che il regime stia giocando con il fuoco ma all’interno di una logica: alza il tiro della posta, fa vedere che senza la Corea del Nord quella regione non diventa mai pacificata e quindi mostra i muscoli, spara i missili per ottenere di più al tavolo negoziale. All’estremo opposto di questo ventaglio di analisi c’è la possibilità che il regime sia totalmente incontrollato e incontrollabile, si potrebbe essere alla vigilia di una resa dei conti all’interno del regime, il giovane Kim Jong un al potere, in realtà potrebbe far questo per stringere anche le maglie contro la dissidenza.

D. - Tra l’altro in maggio ci sarà il congresso del Partito dei lavoratori…

R. – Sì, questo è previsto. Però non sappiamo se sarà la “solita” parata trionfale e propagandistica oppure se si andrà ad una resa dei conti con una minoranza o maggioranza, non sappiamo di altri schieramenti politici. È probabile però che questo non avvenga perché i dissenzienti ricevono altre sorti in altre situazioni. Quindi è verosimile che non vedremo uno showdown di contrasti. Ma ciò non significa che non ci siano.

D. - Le sanzioni varate dall’Onu includono l’ispezione obbligatoria di tutti i cargo in entrata ed in uscita dalla Corea del Nord, il bando alla vendita di armi di piccolo calibro a Pyongyang, l’espulsione dei diplomatici colpevoli di attività illegali. Che provvedimenti sono nel concreto?

R. - Sono provvedimenti ancora più restrittivi di quelli che già c’erano. Le sanzioni ci sono per le esportazioni di materiale fissile, per tecnologia dual use, civile o militare. Bisognerà vedere se queste sanzioni colpiranno la società o - cosa della quale dubito - colpiranno anche i dirigenti del regime. E bisognerà vedere se la Cina, che è sempre stato l’unico sfogo dei rifornimenti della Corea del Nord, questa volta farà il suo compito e regolerà queste sanzioni.


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