Con l’annuncio di ulteriori misure di allentamento monetario, Draghi si spinge ancora più oltre nella politica del “Whaterver it takes”.
Marco J. Aboav, Macro Portfolio Manager MoneyFarm.com
Lo scorso dicembre i mercati rimasero estremamente delusi quando Draghi annunciò che nel meeting di dicembre la Banca Centrale Europea (BCE) aveva deciso di non ampliare le proprie politiche monetarie. Il rally sui mercati iniziato a ottobre finì e i mercati ripresero da dove avevano interrotto a settembre, arrivando poi alle tragiche fasi di inizio anno.
Sembra che il presidente della Banca Centrale Europea abbia imparato la lezione. I 25 membri del Consiglio Direttivo della BCE hanno infatti deciso per una serie di misure che fanno dell’attuale piano il più ambizioso pacchetto di stimoli mai annunciato dall’istituto europeo. Draghi ha annunciato le seguenti misure: ·
- Il tasso d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali presso la Bce effettuate dagli istituti di credito dell’Eurozona è stato abbassato da 0,05% a 0%; · Il tasso d’interesse sui depositi detenuti presso la BCE viene abbassato da -0,30% a -0,40%;
- Il tasso d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale (tramite le quali le banche dell’Eurozona possono ottenere dalla Bce liquidità overnight, a fronte di attività idonee) è stato abbassato di 0,05%, a 0,25%;
- l’ammontare complessivo di attività finanziarie acquistato mensilmente dalla Bce da aprile passerà da 60 a 80 miliardi di euro;
- le obbligazioni societarie in Euro emesse da società diverse dalle banche con sede nell’eurozona verranno incluse nella lista dei titoli finanziari acquistati con regolarità dalla banca centrale; ·
- una nuova serie di quattro TLTRO (Targeted Long Term refinancing operation) con scadenza 4 anni verrà lanciata partendo da giugno 2016.
Il pacchetto di misure è impressionante e in prima battuta è stato accolto molto positivamente da tutti i mercati. Ai giornalisti che hanno chiesto se la banca centrale non stesse reagendo eccessivamente, Draghi ha risposto che le condizioni sono cambiate significativamente da dicembre, e a chi chiedeva se le banche centrali avessero esaurito le munizioni, il governatore ha risposto che l’annuncio di oggi è proprio la dimostrazione del contrario.
Cosa ha spinto la BCE ad un’azione di tale portata?
Sicuramente l’inflazione, che gli ultimi dati di settimana scorsa hanno visto diventare addirittura negativa. Le previsioni dell’Istituto di Francoforte ora vedono l’inflazione rasente lo zero (0.1%) per tutto il 2016, rivedendo notevolmente al ribasso la stima precedente, pari all’1%. Per il 2017 la crescita dei prezzi al consumo è vista pari all’1.3% e per il 2018 pari all’1.6%. La crescita del PIL dell’Eurozona per il 2016 è stata rivista al ribasso, dall’1.7% all’1.4%. e per il 2017 dall’1.9 all’1.7%.
Un dubbio rimane. La mossa di oggi rappresenta un ulteriore passo avanti nella politica del Costi quel che costi (“Whatever it takes”) annunciata da Draghi nel famoso discorso del luglio 2012, quando l’area Euro era sull’orlo della frammentazione. Quello che gli investitori non riescono a smettere di pensare è che misure sempre maggiori sottintendono i problemi dell’economie europee permangono e che le politiche monetarie stanno perdendo di efficacia; è inevitabile chiedersi quanto sia lontano il giorno in cui la loro efficacia diventi nulla. Questo può spiegare il perché, dopo l’accoglienza calorosa, i mercati abbiano reagito con una certa freddezza, tornando ai livelli pre-annuncio, con l’Euro che si è addirittura apprezzato. Senza uno sforzo collettivo anche da parte dei governi nazionali, che inizino a implementare politiche fiscali virtuose, è probabile che le politiche monetarie inizino a perdere di efficacia. E che i mercati reagiscano all’annuncio di Draghi come reagirono un mese fa alle politiche della Banca Centrale Giapponese.
Momenti come questi rafforzano la nostra politica di diversificazione di portafoglio nell’ottica di cogliere le opportunità nell’azionario, nelle obbligazioni, nelle commodity e nei cambi. Riteniamo che quest’annuncio avrà delle ripercussioni positive sull’obbligazionario e azionario nel medio-periodo, ma è difficile poter capire con certezza quale asset class verrà premiata maggiormente. In generale gli asset rischiosi (azioni e obbligazioni societarie) avranno un ulteriore supporto e questo dovrebbe rafforzare alcuni dei nostri temi presentati alla fine dell’anno scorso per il 2016: rilevanza delle obbligazioni ad alto rendimento, obbligazioni governative non-core, e azionario europeo.
Riteniamo che questo momento storico rappresenti un’opportunità di investimento ma la combinazione degli asset rimane ancora critica per poter offrire un ritorno interessante nel medio-lungo termine. Draghi ci ha mostrato che l’Europa ha gli strumenti di politica monetaria per affrontare le intemperie nell’economia, noi riteniamo che le intemperie di breve dei mercati finanziari vadano approcciate con un approccio macroeconomico che tiene in considerazione le scelte di politica monetaria, ma che sia in grado di valutare attentamente i fondamentali, attività che svolgiamo ogni giorno e che cerchiamo di esprimere con le nostre scelte di investimento.
Lo scorso dicembre i mercati rimasero estremamente delusi quando Draghi annunciò che nel meeting di dicembre la Banca Centrale Europea (BCE) aveva deciso di non ampliare le proprie politiche monetarie. Il rally sui mercati iniziato a ottobre finì e i mercati ripresero da dove avevano interrotto a settembre, arrivando poi alle tragiche fasi di inizio anno.
Sembra che il presidente della Banca Centrale Europea abbia imparato la lezione. I 25 membri del Consiglio Direttivo della BCE hanno infatti deciso per una serie di misure che fanno dell’attuale piano il più ambizioso pacchetto di stimoli mai annunciato dall’istituto europeo. Draghi ha annunciato le seguenti misure: ·
- Il tasso d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali presso la Bce effettuate dagli istituti di credito dell’Eurozona è stato abbassato da 0,05% a 0%; · Il tasso d’interesse sui depositi detenuti presso la BCE viene abbassato da -0,30% a -0,40%;
- Il tasso d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale (tramite le quali le banche dell’Eurozona possono ottenere dalla Bce liquidità overnight, a fronte di attività idonee) è stato abbassato di 0,05%, a 0,25%;
- l’ammontare complessivo di attività finanziarie acquistato mensilmente dalla Bce da aprile passerà da 60 a 80 miliardi di euro;
- le obbligazioni societarie in Euro emesse da società diverse dalle banche con sede nell’eurozona verranno incluse nella lista dei titoli finanziari acquistati con regolarità dalla banca centrale; ·
- una nuova serie di quattro TLTRO (Targeted Long Term refinancing operation) con scadenza 4 anni verrà lanciata partendo da giugno 2016.
Il pacchetto di misure è impressionante e in prima battuta è stato accolto molto positivamente da tutti i mercati. Ai giornalisti che hanno chiesto se la banca centrale non stesse reagendo eccessivamente, Draghi ha risposto che le condizioni sono cambiate significativamente da dicembre, e a chi chiedeva se le banche centrali avessero esaurito le munizioni, il governatore ha risposto che l’annuncio di oggi è proprio la dimostrazione del contrario.
Cosa ha spinto la BCE ad un’azione di tale portata?
Un dubbio rimane. La mossa di oggi rappresenta un ulteriore passo avanti nella politica del Costi quel che costi (“Whatever it takes”) annunciata da Draghi nel famoso discorso del luglio 2012, quando l’area Euro era sull’orlo della frammentazione. Quello che gli investitori non riescono a smettere di pensare è che misure sempre maggiori sottintendono i problemi dell’economie europee permangono e che le politiche monetarie stanno perdendo di efficacia; è inevitabile chiedersi quanto sia lontano il giorno in cui la loro efficacia diventi nulla. Questo può spiegare il perché, dopo l’accoglienza calorosa, i mercati abbiano reagito con una certa freddezza, tornando ai livelli pre-annuncio, con l’Euro che si è addirittura apprezzato. Senza uno sforzo collettivo anche da parte dei governi nazionali, che inizino a implementare politiche fiscali virtuose, è probabile che le politiche monetarie inizino a perdere di efficacia. E che i mercati reagiscano all’annuncio di Draghi come reagirono un mese fa alle politiche della Banca Centrale Giapponese.
Momenti come questi rafforzano la nostra politica di diversificazione di portafoglio nell’ottica di cogliere le opportunità nell’azionario, nelle obbligazioni, nelle commodity e nei cambi. Riteniamo che quest’annuncio avrà delle ripercussioni positive sull’obbligazionario e azionario nel medio-periodo, ma è difficile poter capire con certezza quale asset class verrà premiata maggiormente. In generale gli asset rischiosi (azioni e obbligazioni societarie) avranno un ulteriore supporto e questo dovrebbe rafforzare alcuni dei nostri temi presentati alla fine dell’anno scorso per il 2016: rilevanza delle obbligazioni ad alto rendimento, obbligazioni governative non-core, e azionario europeo.
Riteniamo che questo momento storico rappresenti un’opportunità di investimento ma la combinazione degli asset rimane ancora critica per poter offrire un ritorno interessante nel medio-lungo termine. Draghi ci ha mostrato che l’Europa ha gli strumenti di politica monetaria per affrontare le intemperie nell’economia, noi riteniamo che le intemperie di breve dei mercati finanziari vadano approcciate con un approccio macroeconomico che tiene in considerazione le scelte di politica monetaria, ma che sia in grado di valutare attentamente i fondamentali, attività che svolgiamo ogni giorno e che cerchiamo di esprimere con le nostre scelte di investimento.
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