Secondo l'INPS sale a 62,7 anni l’età media di uscita dal lavoro. Quasi 4 milioni le prestazioni assistenziali, concentrate nelle regioni meridionali, ma il numero di pensionati e pensioni con coincide.
di Paolo Antonio Magrì
Da 2003 al 2015 le pensioni di vecchiaia liquidate ogni anno hanno registrato una frenata di quasi il 50%, passando dalle 494 mila circa del 2003 alle 286 mila dell’anno scorso. È la conseguenza delle ripetute revisioni al rialzo dei requisiti richiesti per lasciare il lavoro: l’età media del pensionamento è infatti cresciuta di tre anni esatti: da 59,7 anni nel 2003 a 62,7 nel 2015. In parallelo le nuove prestazioni assistenziali (non originate da contributi) pagate ogni anno sono invece aumentate: dalle 465 mila del 2003 alle 571 mila del 2015.
Nel 2015 su più di un milione di pensioni liquidate, oltre la metà (51%) sono state prestazioni per l’assistenza: lo dicono i dati diffusi dall’istituto di previdenza sulle pensioni nel settore privato (dal rapporto sono escluse quelle dei dipendenti pubblici ed ex Enpals), che stanno consentendo di approfondire le dinamiche del pianeta previdenza e di fare le opportune distinzioni.
Assistenza batte Previdenza
In Italia ogni mese vengono pagate dall’Inps più di 18 milioni di pensioni private, ma quelle di natura previdenziale sono circa 4 milioni di meno. La distribuzione territoriale, inoltre, mostra che mentre le prestazioni previdenziali si concentrano nel Nord (190 pensioni di vecchia ogni mille residenti contro le 102 nel Sud) per quelle assistenziali è il contrario. La regione col minor numero di pensioni previdenziali è la Sicilia (177 per mille residenti), seguita da Lazio (184) e Campania (187). Quelle che ne hanno di più sono l’Emilia Romagna (266) e la Lombardia (265). Per le prestazioni assistenziali, invece, la classifica si inverte: in testa ci sono Calabria (101 per mille) seguite da Campania e Sicilia (97). In fondo troviamo Emilia Romagna (42), Piemonte (44), Veneto e Friuli (45) e Lombardia (46), tassi cioè dimezzati rispetto alle regioni meridionali.
I conti non tornano
Un altro aspetto curioso sottolineato dall’Inps è che il numero delle pensioni non coincide con quello dei pensionati. L’Inps rileva, infatti, che “la popolazione fra 75 e 79 anni ha in media più di una pensione a testa e quella con più di 90 anni quasi due. Questo succede perché, con l’avanzare dell’età, sussiste una maggiore probabilità di invalidarsi e/o di rimanere vedove/i”. Il dato farebbe pensare che il "numero" sulle pensioni sotto i 750 euro “costituisce solo una misura indicativa della povertà, per il fatto che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi».
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di Paolo Antonio Magrì
Da 2003 al 2015 le pensioni di vecchiaia liquidate ogni anno hanno registrato una frenata di quasi il 50%, passando dalle 494 mila circa del 2003 alle 286 mila dell’anno scorso. È la conseguenza delle ripetute revisioni al rialzo dei requisiti richiesti per lasciare il lavoro: l’età media del pensionamento è infatti cresciuta di tre anni esatti: da 59,7 anni nel 2003 a 62,7 nel 2015. In parallelo le nuove prestazioni assistenziali (non originate da contributi) pagate ogni anno sono invece aumentate: dalle 465 mila del 2003 alle 571 mila del 2015.
Nel 2015 su più di un milione di pensioni liquidate, oltre la metà (51%) sono state prestazioni per l’assistenza: lo dicono i dati diffusi dall’istituto di previdenza sulle pensioni nel settore privato (dal rapporto sono escluse quelle dei dipendenti pubblici ed ex Enpals), che stanno consentendo di approfondire le dinamiche del pianeta previdenza e di fare le opportune distinzioni.
Assistenza batte Previdenza
In Italia ogni mese vengono pagate dall’Inps più di 18 milioni di pensioni private, ma quelle di natura previdenziale sono circa 4 milioni di meno. La distribuzione territoriale, inoltre, mostra che mentre le prestazioni previdenziali si concentrano nel Nord (190 pensioni di vecchia ogni mille residenti contro le 102 nel Sud) per quelle assistenziali è il contrario. La regione col minor numero di pensioni previdenziali è la Sicilia (177 per mille residenti), seguita da Lazio (184) e Campania (187). Quelle che ne hanno di più sono l’Emilia Romagna (266) e la Lombardia (265). Per le prestazioni assistenziali, invece, la classifica si inverte: in testa ci sono Calabria (101 per mille) seguite da Campania e Sicilia (97). In fondo troviamo Emilia Romagna (42), Piemonte (44), Veneto e Friuli (45) e Lombardia (46), tassi cioè dimezzati rispetto alle regioni meridionali.
I conti non tornano
Un altro aspetto curioso sottolineato dall’Inps è che il numero delle pensioni non coincide con quello dei pensionati. L’Inps rileva, infatti, che “la popolazione fra 75 e 79 anni ha in media più di una pensione a testa e quella con più di 90 anni quasi due. Questo succede perché, con l’avanzare dell’età, sussiste una maggiore probabilità di invalidarsi e/o di rimanere vedove/i”. Il dato farebbe pensare che il "numero" sulle pensioni sotto i 750 euro “costituisce solo una misura indicativa della povertà, per il fatto che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi».
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