Come ogni anno, dal 1993, il 24 Marzo si celebra il ricordo dei cristiani che hanno donato la propria vita per il prossimo.
La persecuzione dei cristiani è un fenomeno in continua crescita, spesso sottaciuto o denigrato. La capillare battaglia contro i seguaci della “Croce” rende eroica l’attività di coloro i quali, in terre difficili predicano il Vangelo. La giornata del 24 Marzo, per tradizione da 23 anni è dedicata proprio a loro: ai missionari martiri. La data non è arbitraria bensì rimanda all’anniversario della morte di Mons. Oscar Arnulfo Romero, l’Arcivescovo di San Salvador barbaramente ucciso e beatificato da Papa Francesco il 23 Maggio scorso.
La Giornata, promossa dal “Movimento Giovanile Missionario delle Pontificie Opere Missionarie italiane”, attraverso la pratica della preghiera e del digiuno fa memoria di un numero impressionante di Operatori di pace, rei di professare una religione diversa da quella dominante e imposta dai governi locali. Dal 2000 all’anno appena trascorso, il numero degli Operatori pastorali uccisi nell’esercizio delle loro funzioni è salito a 396; tra loro anche 5 Vescovi. Solo nel 2015 sono 22 le vittime della ferocia fondamentalista.
Un degrado etico e morale, che passa sempre in secondo piano. Eppure, nonostante gli atti intimidatori, i promotori del bene che vince sull’ignoranza e l’inciviltà, continuano il proprio lavoro attraverso la normalità quotidiana, amministrando i Sacramenti in territori di frontiera, a tutte le latitudini, anche dove il rispetto della vita è calpestato.
Le recenti stragi rivendicate dall’islam integralista dell’Isis, fanno luce su un problema che non riguarda più luoghi distanti dal sicuro Occidente. Gli attacchi al cuore dell’Europa evidenziano uno scardinamento dei valori in nome di ideologie mortifere. La coscienza collettiva è messa a dura prova dinanzi a tali attacchi, forse però utili a focalizzare il vero dramma dell’umanità: l’odio indiscriminato e ingiustificato. Come dichiara il Pontefice Romano: “Ieri come oggi, compaiono le tenebre del rifiuto della vita, ma brilla ancora più forte la luce dell’amore, che vince l’odio e inaugura un nuovo mondo”.
Il messaggio papale è attuale, specie all’apice del calendario liturgico cristiano. Durante le celebrazioni della Settimana Santa, il pensiero corre alla Passione di Cristo, attraverso la quale siamo chiamati a riflettere e meditare.
Che la Giornata commemorativa, celebrata in diversi Paesi del mondo, possa essere di aiuto per comprendere quanto arduo è ancora il cammino che porta alla consapevolezza della caducità umana. Non esistono “superuomini”; tutti siamo o saremo sottoposti al giudizio delle azioni compiute.
La persecuzione dei cristiani è un fenomeno in continua crescita, spesso sottaciuto o denigrato. La capillare battaglia contro i seguaci della “Croce” rende eroica l’attività di coloro i quali, in terre difficili predicano il Vangelo. La giornata del 24 Marzo, per tradizione da 23 anni è dedicata proprio a loro: ai missionari martiri. La data non è arbitraria bensì rimanda all’anniversario della morte di Mons. Oscar Arnulfo Romero, l’Arcivescovo di San Salvador barbaramente ucciso e beatificato da Papa Francesco il 23 Maggio scorso.
La Giornata, promossa dal “Movimento Giovanile Missionario delle Pontificie Opere Missionarie italiane”, attraverso la pratica della preghiera e del digiuno fa memoria di un numero impressionante di Operatori di pace, rei di professare una religione diversa da quella dominante e imposta dai governi locali. Dal 2000 all’anno appena trascorso, il numero degli Operatori pastorali uccisi nell’esercizio delle loro funzioni è salito a 396; tra loro anche 5 Vescovi. Solo nel 2015 sono 22 le vittime della ferocia fondamentalista.
Un degrado etico e morale, che passa sempre in secondo piano. Eppure, nonostante gli atti intimidatori, i promotori del bene che vince sull’ignoranza e l’inciviltà, continuano il proprio lavoro attraverso la normalità quotidiana, amministrando i Sacramenti in territori di frontiera, a tutte le latitudini, anche dove il rispetto della vita è calpestato.
Le recenti stragi rivendicate dall’islam integralista dell’Isis, fanno luce su un problema che non riguarda più luoghi distanti dal sicuro Occidente. Gli attacchi al cuore dell’Europa evidenziano uno scardinamento dei valori in nome di ideologie mortifere. La coscienza collettiva è messa a dura prova dinanzi a tali attacchi, forse però utili a focalizzare il vero dramma dell’umanità: l’odio indiscriminato e ingiustificato. Come dichiara il Pontefice Romano: “Ieri come oggi, compaiono le tenebre del rifiuto della vita, ma brilla ancora più forte la luce dell’amore, che vince l’odio e inaugura un nuovo mondo”.
Il messaggio papale è attuale, specie all’apice del calendario liturgico cristiano. Durante le celebrazioni della Settimana Santa, il pensiero corre alla Passione di Cristo, attraverso la quale siamo chiamati a riflettere e meditare.
Che la Giornata commemorativa, celebrata in diversi Paesi del mondo, possa essere di aiuto per comprendere quanto arduo è ancora il cammino che porta alla consapevolezza della caducità umana. Non esistono “superuomini”; tutti siamo o saremo sottoposti al giudizio delle azioni compiute.
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