Riprendiamo la conversazione con Anna e Antonio, per conoscere ancora meglio Filippo e la sua vita. (link I parte dell'intervista)
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D. Filippo era un ragazzo vivace e socievole ma durante la malattia e dopo la sua morte avete avuto riscontri e risonanze delle relazioni che aveva creato e di tutto l’affetto che aveva donato…ce ne volete parlare?
R. Credo che proprio alla sua morte ci siano state le manifestazioni più forti e chiare di quello che Filippo aveva seminato nella sua breve vita: la sera prima di andarsene, quando era già sedato, diversi genitori dei suoi compagni di basket sono passati a salutarlo ed i nostri vicini di casa. E non sono venuti per noi genitori, come potrebbe venire da pensare: anche per noi, ma principalmente per lui, in un certo modo come per volergli rendere omaggio, con questo gesto, di tutta la forza, il coraggio e la testimonianza che aveva dato, senza rendersene conto.
La sera del giorno in cui ci ha lasciati, in parrocchia è stata fatta una veglia di preghiera per lui: la chiesa, considerando l’orario, era piena e c’erano tanti giovani che pregavano in ginocchio, come ci è stato raccontato in una testimonianza arrivata dopo, di una persona che è rimasta molto colpita da questa immagine.
Durante i due giorni nei quali è rimasto esposto in una cappella improvvisata della parrocchia, tantissime sono state le persone che sono venute a vederlo e lì abbiamo avuto anche una delle testimonianze per noi più belle, di un signore non più giovanissimo, il quale si è affacciato lì per caso, riconoscendo la nonna che in quel momento era con lui, e quando l’ha visto ha riconosciuto in lui il ragazzo che qualche mese prima, una domenica mattina (mentre sicuramente stava andando a piedi dai nonni, perché lo faceva spesso dopo la messa) lo ha soccorso aiutandolo a rialzarsi da terra per una caduta.
Il giorno del funerale, celebrato nel pomeriggio della festa di Tutti i Santi, la chiesa era stracolma, non è riuscita a contenere tutti e in tanti sono rimasti fuori, nonostante la chiesa sia assai grande! C’erano i suoi compagni di scuola delle elementari, quasi tutti quelli delle medie, tutti i compagni del liceo e del basket e c’erano anche ragazzi di altre squadre; c’erano quasi tutti i suoi insegnanti: le due maestre delle elementari e i prof delle medie e delle superiori; c’erano i suoi compagni di catechismo, diversi dei quali non avevano più frequentato la parrocchia, il gruppo dei giovani, i suoi amici di giochi…e poi tanti tantissimi che noi non conoscevamo, ma che conoscevano Filippo!
D. Dopo la morte di Filippo avete trovato un valido aiuto e sostegno nell’associazione “La Stanza Accanto”, in che modo?
R. La Stanza Accanto è un’associazione nata da due mamme che si sono incontrate al Cimitero delle Porte Sante (il cimitero monumentale di Firenze a San Miniato al Monte), dove i loro figli sono sepolti, e poi sono andate insieme ad un bar, a prendere un caffè. Hanno parlato delle loro esperienze e della loro sofferenza e si sono accorte che questo le aiutava e le alleggeriva; la mamma che aveva il dolore “più giovane” vedeva nell’altra mamma con il dolore “più vecchio” la speranza di poter superare anche lei la disperazione e continuare a vivere. Tutto è nato così. Poi hanno continuato a vedersi e a loro si sono aggiunte altre mamme e poi anche i padri. Da qui è nata l’idea, appoggiata, sostenuta e accompagnata dall’abate di San Miniato, di fondare questa associazione, che ha sede proprio a San Miniato, dove i genitori “orfani” di figli potessero incontrarsi e condividere il loro dolore, con la consapevolezza che solo chi vive lo stesso dolore può veramente capire.
Così lo scopo principale della Stanza Accanto è quello di accogliere i “nuovi” genitori, che purtroppo arrivano, ed aiutarli, semplicemente essendoci, a sostenere il proprio dolore condividendolo con gli altri. Questo è stato anche per noi l’aiuto ricevuto e che a nostra volta abbiamo dato. Lì si diventa amici e ci si supporta l’uno con l’altro, nonostante le differenze che ci sono, di estrazione sociale e non solo: la Stanza Accanto infatti è aperta a tutti, non necessariamente credenti. Ci incontriamo una volta al mese, tre volte l’anno facciamo una giornata di ritiro insieme a padre Bernardo, l’abate di San Miniato, e ogni tanto vengono fatte anche delle gite o delle visite guidate in luoghi particolari; qualche volta ci ritroviamo anche per una cena insieme.
Due o tre volte l’anno vengono organizzati degli eventi benefici per raccogliere fondi, da destinare in beneficienza a realtà che di volta in volta vengono scelte. Ogni anno viene fatto un bellissimo calendario da parete, che ogni volta ha un tema, con il quale, attraverso le immagini e la spiegazione scritta, cerchiamo di trasmettere un messaggio di speranza e di fede. Ad ogni mese viene scritto il nome dei “figli della Stanza Accanto” che in quel mese sono nati, per dire che “sono nati e non moriranno mai più”. La condivisione di un dolore che è lo stesso e che ognuno di noi conosce (quindi può capire l’altro), il riversare l’energia di questo dolore in opere d’amore, il vivere insieme momenti di intensa condivisione e di preghiera, è quello che aiuta tutti noi genitori che abbiamo perso un figlio, ad andare avanti “vivendo” e non “sopravvivendo”.
Per quanto riguarda noi personalmente, genitori di Filippo, è stato importante condividere la nostra storia ed ascoltare le altre storie e sono per noi essenziali i momenti di preghiera e di ritiro, perché ci donano ogni volta un “soffio vitale”.
D. Dopo la sua morte è nato in voi il desiderio di fondare un’associazione intitolata a Filippo che avete chiamato “Con lo sguardo di Filippo”. Perché questa scelta e cosa proponete?
R. A dire il vero non è proprio esatto dire che è nato in noi il desiderio di fondare un’associazione intitolata a lui, perché non ci pensavamo proprio, anzi! Addirittura all’inizio avevamo detto che non avremmo fondato la solita associazione in ricordo di nostro figlio, come spesso accade con la perdita di un figlio. Ed in effetti “Con lo sguardo di Filippo” non è la “solita” associazione: è nata “per caso”, da una serie di situazioni e coincidenze che ci hanno instradati su questo cammino. E dato che siamo convinti che il caso e le coincidenze non esistano, non ci rimane che dire che per qualche motivo l’associazione “si doveva fare”. “Con lo sguardo di Filippo” ha tre scopi principali: quello di accompagnare e sostenere i piccoli/giovani pazienti del reparto di Oncoematologia dell’Ospedale Pediatrico Meyer, durante il percorso della malattia, insieme alle loro famiglie: organizzando momenti di svago, di gioco e di condivisione, sia all’interno dell’ospedale, nella piccola ludoteca del reparto, sia fuori dall’ospedale, nei periodi di dimissioni protette. Per fare questo ha bisogno di volontari che diano la loro disponibilità e che vengono preparati attraverso un per-corso di formazione organizzato dalla stessa associazione. Quello di donare ogni anno ad almeno uno di questi bambini/ragazzi che lo desiderano, ma non hanno la disponibilità economica, un pellegrinaggio a Lourdes con la loro famiglia…per fare quel pellegrinaggio che Filippo non ha potuto fare.
Infine, ha lo scopo di continuare a sostenere la Casa di accoglienza “La Sonrisa”, in Bolivia, che abbiamo conosciuto, ed aiutato con le donazioni ricevute, in occasione della “morte” di Filippo, che anche in questo è stata seme di vita.
L’associazione è anche aperta ai “suggerimenti” della Provvidenza (che si serve sempre delle persone per aiutare chi si trova nel bisogno), per questo vengono valutate anche eventuali situazioni che si possono presentare al di fuori di queste tre principali missioni appena indicate.
Rimane da dire “la missione”, quella che è lo spirito dell’Associazione alla base del suo agire, quella che è anche la spiegazione del nome e il motivo per cui è stato scelto: “Con lo sguardo di Filippo” è nato dal desiderio di poter trasmettere, a tutti quelli che ci incontreranno e ci conosceranno (e che, attraverso di noi, incontreranno e conosceranno Filippo), l’amore per la vita e la forza della vita che lui ha testimoniato e ci ha lasciato “in eredità”; imparando da lui quello “sguardo” che ci fa vedere le cose, gli avvenimenti e le persone nel loro giusto valore, che è capace di vedere oltre le apparenze senza giudicare, che è capace di guardare “oltre” ciò che è visibile con gli “occhi” della ragione e della fede; quello “sguardo” che è capace di guardare gli altri, e soprattutto quelli che soffrono, con amore e “compassione” (da com-patire, patire insieme), in una parola: con misericordia.
Per info sull’associazione “Con lo sguardo di Filippo”:
Via di Caciolle 1, 50127 Firenze, www.conlosguardodifilippo.org, conlosguardodifilippo@gmail.com
Facebook: Con lo sguardo di Filippo – Associazione, Cellulare 320 790 8823.
D. Filippo era un ragazzo vivace e socievole ma durante la malattia e dopo la sua morte avete avuto riscontri e risonanze delle relazioni che aveva creato e di tutto l’affetto che aveva donato…ce ne volete parlare?
R. Credo che proprio alla sua morte ci siano state le manifestazioni più forti e chiare di quello che Filippo aveva seminato nella sua breve vita: la sera prima di andarsene, quando era già sedato, diversi genitori dei suoi compagni di basket sono passati a salutarlo ed i nostri vicini di casa. E non sono venuti per noi genitori, come potrebbe venire da pensare: anche per noi, ma principalmente per lui, in un certo modo come per volergli rendere omaggio, con questo gesto, di tutta la forza, il coraggio e la testimonianza che aveva dato, senza rendersene conto.
La sera del giorno in cui ci ha lasciati, in parrocchia è stata fatta una veglia di preghiera per lui: la chiesa, considerando l’orario, era piena e c’erano tanti giovani che pregavano in ginocchio, come ci è stato raccontato in una testimonianza arrivata dopo, di una persona che è rimasta molto colpita da questa immagine.
Durante i due giorni nei quali è rimasto esposto in una cappella improvvisata della parrocchia, tantissime sono state le persone che sono venute a vederlo e lì abbiamo avuto anche una delle testimonianze per noi più belle, di un signore non più giovanissimo, il quale si è affacciato lì per caso, riconoscendo la nonna che in quel momento era con lui, e quando l’ha visto ha riconosciuto in lui il ragazzo che qualche mese prima, una domenica mattina (mentre sicuramente stava andando a piedi dai nonni, perché lo faceva spesso dopo la messa) lo ha soccorso aiutandolo a rialzarsi da terra per una caduta.
Il giorno del funerale, celebrato nel pomeriggio della festa di Tutti i Santi, la chiesa era stracolma, non è riuscita a contenere tutti e in tanti sono rimasti fuori, nonostante la chiesa sia assai grande! C’erano i suoi compagni di scuola delle elementari, quasi tutti quelli delle medie, tutti i compagni del liceo e del basket e c’erano anche ragazzi di altre squadre; c’erano quasi tutti i suoi insegnanti: le due maestre delle elementari e i prof delle medie e delle superiori; c’erano i suoi compagni di catechismo, diversi dei quali non avevano più frequentato la parrocchia, il gruppo dei giovani, i suoi amici di giochi…e poi tanti tantissimi che noi non conoscevamo, ma che conoscevano Filippo!
D. Dopo la morte di Filippo avete trovato un valido aiuto e sostegno nell’associazione “La Stanza Accanto”, in che modo?
R. La Stanza Accanto è un’associazione nata da due mamme che si sono incontrate al Cimitero delle Porte Sante (il cimitero monumentale di Firenze a San Miniato al Monte), dove i loro figli sono sepolti, e poi sono andate insieme ad un bar, a prendere un caffè. Hanno parlato delle loro esperienze e della loro sofferenza e si sono accorte che questo le aiutava e le alleggeriva; la mamma che aveva il dolore “più giovane” vedeva nell’altra mamma con il dolore “più vecchio” la speranza di poter superare anche lei la disperazione e continuare a vivere. Tutto è nato così. Poi hanno continuato a vedersi e a loro si sono aggiunte altre mamme e poi anche i padri. Da qui è nata l’idea, appoggiata, sostenuta e accompagnata dall’abate di San Miniato, di fondare questa associazione, che ha sede proprio a San Miniato, dove i genitori “orfani” di figli potessero incontrarsi e condividere il loro dolore, con la consapevolezza che solo chi vive lo stesso dolore può veramente capire.
Così lo scopo principale della Stanza Accanto è quello di accogliere i “nuovi” genitori, che purtroppo arrivano, ed aiutarli, semplicemente essendoci, a sostenere il proprio dolore condividendolo con gli altri. Questo è stato anche per noi l’aiuto ricevuto e che a nostra volta abbiamo dato. Lì si diventa amici e ci si supporta l’uno con l’altro, nonostante le differenze che ci sono, di estrazione sociale e non solo: la Stanza Accanto infatti è aperta a tutti, non necessariamente credenti. Ci incontriamo una volta al mese, tre volte l’anno facciamo una giornata di ritiro insieme a padre Bernardo, l’abate di San Miniato, e ogni tanto vengono fatte anche delle gite o delle visite guidate in luoghi particolari; qualche volta ci ritroviamo anche per una cena insieme.
Due o tre volte l’anno vengono organizzati degli eventi benefici per raccogliere fondi, da destinare in beneficienza a realtà che di volta in volta vengono scelte. Ogni anno viene fatto un bellissimo calendario da parete, che ogni volta ha un tema, con il quale, attraverso le immagini e la spiegazione scritta, cerchiamo di trasmettere un messaggio di speranza e di fede. Ad ogni mese viene scritto il nome dei “figli della Stanza Accanto” che in quel mese sono nati, per dire che “sono nati e non moriranno mai più”. La condivisione di un dolore che è lo stesso e che ognuno di noi conosce (quindi può capire l’altro), il riversare l’energia di questo dolore in opere d’amore, il vivere insieme momenti di intensa condivisione e di preghiera, è quello che aiuta tutti noi genitori che abbiamo perso un figlio, ad andare avanti “vivendo” e non “sopravvivendo”.
Per quanto riguarda noi personalmente, genitori di Filippo, è stato importante condividere la nostra storia ed ascoltare le altre storie e sono per noi essenziali i momenti di preghiera e di ritiro, perché ci donano ogni volta un “soffio vitale”.
D. Dopo la sua morte è nato in voi il desiderio di fondare un’associazione intitolata a Filippo che avete chiamato “Con lo sguardo di Filippo”. Perché questa scelta e cosa proponete?
R. A dire il vero non è proprio esatto dire che è nato in noi il desiderio di fondare un’associazione intitolata a lui, perché non ci pensavamo proprio, anzi! Addirittura all’inizio avevamo detto che non avremmo fondato la solita associazione in ricordo di nostro figlio, come spesso accade con la perdita di un figlio. Ed in effetti “Con lo sguardo di Filippo” non è la “solita” associazione: è nata “per caso”, da una serie di situazioni e coincidenze che ci hanno instradati su questo cammino. E dato che siamo convinti che il caso e le coincidenze non esistano, non ci rimane che dire che per qualche motivo l’associazione “si doveva fare”. “Con lo sguardo di Filippo” ha tre scopi principali: quello di accompagnare e sostenere i piccoli/giovani pazienti del reparto di Oncoematologia dell’Ospedale Pediatrico Meyer, durante il percorso della malattia, insieme alle loro famiglie: organizzando momenti di svago, di gioco e di condivisione, sia all’interno dell’ospedale, nella piccola ludoteca del reparto, sia fuori dall’ospedale, nei periodi di dimissioni protette. Per fare questo ha bisogno di volontari che diano la loro disponibilità e che vengono preparati attraverso un per-corso di formazione organizzato dalla stessa associazione. Quello di donare ogni anno ad almeno uno di questi bambini/ragazzi che lo desiderano, ma non hanno la disponibilità economica, un pellegrinaggio a Lourdes con la loro famiglia…per fare quel pellegrinaggio che Filippo non ha potuto fare.
Infine, ha lo scopo di continuare a sostenere la Casa di accoglienza “La Sonrisa”, in Bolivia, che abbiamo conosciuto, ed aiutato con le donazioni ricevute, in occasione della “morte” di Filippo, che anche in questo è stata seme di vita.
L’associazione è anche aperta ai “suggerimenti” della Provvidenza (che si serve sempre delle persone per aiutare chi si trova nel bisogno), per questo vengono valutate anche eventuali situazioni che si possono presentare al di fuori di queste tre principali missioni appena indicate.
Rimane da dire “la missione”, quella che è lo spirito dell’Associazione alla base del suo agire, quella che è anche la spiegazione del nome e il motivo per cui è stato scelto: “Con lo sguardo di Filippo” è nato dal desiderio di poter trasmettere, a tutti quelli che ci incontreranno e ci conosceranno (e che, attraverso di noi, incontreranno e conosceranno Filippo), l’amore per la vita e la forza della vita che lui ha testimoniato e ci ha lasciato “in eredità”; imparando da lui quello “sguardo” che ci fa vedere le cose, gli avvenimenti e le persone nel loro giusto valore, che è capace di vedere oltre le apparenze senza giudicare, che è capace di guardare “oltre” ciò che è visibile con gli “occhi” della ragione e della fede; quello “sguardo” che è capace di guardare gli altri, e soprattutto quelli che soffrono, con amore e “compassione” (da com-patire, patire insieme), in una parola: con misericordia.
Per info sull’associazione “Con lo sguardo di Filippo”:
Via di Caciolle 1, 50127 Firenze, www.conlosguardodifilippo.org, conlosguardodifilippo@gmail.com
Facebook: Con lo sguardo di Filippo – Associazione, Cellulare 320 790 8823.
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