Il discorso di Papa Francesco ai vescovi del Messico, il testo più impegnativo e personale tra quelli pronunciati durante il viaggio dello scorso febbraio, non è piaciuto nella diocesi di Città del Messico. In un editoriale non firmato, pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista «Desde la fe», si critica il Pontefice per un’aggiunta a braccio che non era contenuta nel discorso, concludendo che Francesco è stato male consigliato sulla situazione dell’episcopato messicano.
Città del Vaticano (Vatican Insider) - Come si ricorderà, in quel discorso Francesco aveva chiesto all’episcopato messicano: «Vigilate affinché i vostri sguardi non si coprano con le penombre della nebbia della mondanità; non lasciatevi corrompere dal volgare materialismo né dalle illusioni seduttrici degli accordi sottobanco; non riponete la vostra fiducia nei “carri e cavalli” dei faraoni attuali» ma «chinatevi, con delicatezza e rispetto, sull’anima profonda della vostra gente». Il Papa aveva invitato i vescovi ad abbandonare ogni forma di clericalismo, a non perdere tempo «nei vuoti piani di egemonia, negli sterili club di interessi o di consorterie». E a «non cadere nella paralisi di dare vecchie risposte alle nuove domande». Aveva anche chiesto loro di fare di più contro la piaga del narcotraffico e di continuare nell’impegno per i migranti.
Nel mirino del commento critico del giornale diocesano c’è questo passaggio di Francesco: «La missione è vasta e portarla avanti richiede molteplici vie. E con la più viva insistenza vi esorto a conservare la comunione e l’unità tra di voi. Questo è essenziale, fratelli. Questo non c’è nel testo, ma mi viene adesso. Se dovete litigare, litigate; se avete delle cose da dirvi, ditevele; però da uomini, in faccia, e come uomini di Dio che poi vanno a pregare insieme, a fare discernimento insieme; e se avete passato il limite, a chiedervi perdono, ma mantenete l’unità del corpo episcopale. Comunione e unità tra di voi. La comunione è la forma vitale della Chiesa e l’unità dei suoi Pastori dà prova della sua veracità… Non c’è bisogno di “prìncipi”, bensì di una comunità di testimoni del Signore».
Parole che sono state ovviamente lette dai media come un rimprovero: il Papa, in questa come in altre parti del suo discorso, dava l’impressione di riferirsi a fatti specifici. L’editoriale di «Desde la fe» rispedisce al mittente, cioè a Francesco, l’appunto in questione, considerandolo ingiusto: «Ci dobbiamo chiedere: il Papa ha qualche motivo per rimproverare così i vescovi messicani?». Il testo continua rivendicando il caso atipico della Chiesa del Messico, per l’alta percentuale di cattolici che ancora vi abitano e per «la grande resistenza della Chiesa cattolica messicana all’espansione delle comunità protestanti d’impronta carismatica e pentecostale, che invece si propagano senza freni in altri Paesi». Un accenno polemico e neanche tanto velato alla situazione dell’Argentina.
Infine, l’editoriale ribadisce i «visibili segni di santità» dell’episcopato messicano negli anni dell’offensiva anticlericale e massonica degli anni Venti. «L’episcopato messicano - conclude l’editoriale non firmato - è unito e pronto a far fronte alle sfide che Sua Santità gli ha posto davanti. Ma sfortunatamente esiste la mano della discordia che ha cercato di mettere l’enfasi sul negativo, confondendo la visione della Chiesa e cercando di influire sul discorso del Papa in modo da far capire al pubblico il contrario, che cioè le sfide e le prove siano mali dell’episcopato. Non è così. E qui dobbiamo porre la domanda: perché si cerca di sminuire il merito del lavoro dei vescovi messicani?… Non sarà forse che le parole pronunciate a braccio dal Papa sono frutto di un cattivo consiglio datogli da qualcuno vicino a lui? Chi ha consigliato così male il Papa?».
Ora, alcune divisioni interne all’episcopato messicano sono note da tempo. L’accenno fatto da Francesco ai «club», ad esempio, si riferisce a circoli e cordate, che sono risultati particolarmente influenti nelle nomine episcopali grazie alle loro sponde romane. E non è un mistero che ci sono stati problemi tra i vescovi anche in merito all’organizzazione e al programma del viaggio papale. Quanto al responsabile dell’aver «mal consigliato» il Papa, l’articolo del giornale diocesano non fa nomi. Come in ogni Paese visitato, un ruolo significativo nell’informare il Pontefice e più in generale la Santa Sede lo svolge il nunzio apostolico. In Messico, dal 2007, è l’arcivescovo francese Christophe Pierre, che dopo quasi un decennio nel Paese sarebbe ormai in procinto di essere trasferito ad altra sede.
di Andrea Tornielli
Città del Vaticano (Vatican Insider) - Come si ricorderà, in quel discorso Francesco aveva chiesto all’episcopato messicano: «Vigilate affinché i vostri sguardi non si coprano con le penombre della nebbia della mondanità; non lasciatevi corrompere dal volgare materialismo né dalle illusioni seduttrici degli accordi sottobanco; non riponete la vostra fiducia nei “carri e cavalli” dei faraoni attuali» ma «chinatevi, con delicatezza e rispetto, sull’anima profonda della vostra gente». Il Papa aveva invitato i vescovi ad abbandonare ogni forma di clericalismo, a non perdere tempo «nei vuoti piani di egemonia, negli sterili club di interessi o di consorterie». E a «non cadere nella paralisi di dare vecchie risposte alle nuove domande». Aveva anche chiesto loro di fare di più contro la piaga del narcotraffico e di continuare nell’impegno per i migranti.
Nel mirino del commento critico del giornale diocesano c’è questo passaggio di Francesco: «La missione è vasta e portarla avanti richiede molteplici vie. E con la più viva insistenza vi esorto a conservare la comunione e l’unità tra di voi. Questo è essenziale, fratelli. Questo non c’è nel testo, ma mi viene adesso. Se dovete litigare, litigate; se avete delle cose da dirvi, ditevele; però da uomini, in faccia, e come uomini di Dio che poi vanno a pregare insieme, a fare discernimento insieme; e se avete passato il limite, a chiedervi perdono, ma mantenete l’unità del corpo episcopale. Comunione e unità tra di voi. La comunione è la forma vitale della Chiesa e l’unità dei suoi Pastori dà prova della sua veracità… Non c’è bisogno di “prìncipi”, bensì di una comunità di testimoni del Signore».
Parole che sono state ovviamente lette dai media come un rimprovero: il Papa, in questa come in altre parti del suo discorso, dava l’impressione di riferirsi a fatti specifici. L’editoriale di «Desde la fe» rispedisce al mittente, cioè a Francesco, l’appunto in questione, considerandolo ingiusto: «Ci dobbiamo chiedere: il Papa ha qualche motivo per rimproverare così i vescovi messicani?». Il testo continua rivendicando il caso atipico della Chiesa del Messico, per l’alta percentuale di cattolici che ancora vi abitano e per «la grande resistenza della Chiesa cattolica messicana all’espansione delle comunità protestanti d’impronta carismatica e pentecostale, che invece si propagano senza freni in altri Paesi». Un accenno polemico e neanche tanto velato alla situazione dell’Argentina.
Infine, l’editoriale ribadisce i «visibili segni di santità» dell’episcopato messicano negli anni dell’offensiva anticlericale e massonica degli anni Venti. «L’episcopato messicano - conclude l’editoriale non firmato - è unito e pronto a far fronte alle sfide che Sua Santità gli ha posto davanti. Ma sfortunatamente esiste la mano della discordia che ha cercato di mettere l’enfasi sul negativo, confondendo la visione della Chiesa e cercando di influire sul discorso del Papa in modo da far capire al pubblico il contrario, che cioè le sfide e le prove siano mali dell’episcopato. Non è così. E qui dobbiamo porre la domanda: perché si cerca di sminuire il merito del lavoro dei vescovi messicani?… Non sarà forse che le parole pronunciate a braccio dal Papa sono frutto di un cattivo consiglio datogli da qualcuno vicino a lui? Chi ha consigliato così male il Papa?».
Ora, alcune divisioni interne all’episcopato messicano sono note da tempo. L’accenno fatto da Francesco ai «club», ad esempio, si riferisce a circoli e cordate, che sono risultati particolarmente influenti nelle nomine episcopali grazie alle loro sponde romane. E non è un mistero che ci sono stati problemi tra i vescovi anche in merito all’organizzazione e al programma del viaggio papale. Quanto al responsabile dell’aver «mal consigliato» il Papa, l’articolo del giornale diocesano non fa nomi. Come in ogni Paese visitato, un ruolo significativo nell’informare il Pontefice e più in generale la Santa Sede lo svolge il nunzio apostolico. In Messico, dal 2007, è l’arcivescovo francese Christophe Pierre, che dopo quasi un decennio nel Paese sarebbe ormai in procinto di essere trasferito ad altra sede.
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