Il Nepal sta scivolando verso una condizione di povertà estrema: questa la situazione del Paese fotografata dall’Asian Development Bank, secondo cui la crescita rallenta dal 3 all’1.5%.
Radio Vaticana - Anche l’indice di povertà, secondo quanto riportato dalla Banca Mondiale, si attesterebbe al 25%, un quarto della popolazione totale. Oltre al terremoto che quasi un anno fa uccise circa novemila persone e distrusse il 90% degli edifici, a incidere sulla fragile economia nazionale sono l’inflazione e l’embargo della vicina India. Per una testimonianza dal Nepal, Roberta Barbi ha raggiunto telefonicamente Barbara Monachesi, della onlus Apeiron: ascolta
R. – La situazione non è rosea. Al di là del terremoto, che ovviamente ha fatto danni molto ingenti, si è aggiunto a fine settembre il blocco con il confine dell’India: questo ha veramente influenzato in maniera molto negativa la ripresa della vita quotidiana. Abbiamo avuto una settimana, ultimamente, in cui sembrava che le cose fossero tornate normali, ma adesso scarseggiano ancora alcuni beni di primaria necessità, che sono indispensabili, come ad esempio il carburante, necessario per trasportare i beni che servono per la ricostruzione. Il Paese ha delle difficoltà che prescindono da quello che è stato il terremoto e da quello che è stato il blocco: ci sono villaggi come, ad esempio, quelli in cui lavoriamo noi a seguito del terremoto che sono due giorni distanti da Katmandu e quindi arrivarci è un problema comunque…
D. – L’autorità per la ricostruzione, a quasi un anno dal sisma, non è ancora entrata in funzione. Come vivono gli sfollati?
R. – Quelli che ho incontrato vivono tutti in maniera precaria, perché hanno questi “temporary shelter”, quindi rifugi temporanei, che hanno cercato di rendere il più solidi possibile, perché comunque sanno perfettamente che non saranno tanto temporanei… Il governo, però, ha fatto delle promesse: ha promesso soldi che non devono essere restituiti, la possibilità di ottenere dei mutui agevolati… In realtà, però, è ancora tutto fermo. Soltanto un mesetto fa, le persone stavano andando - solo in quel momento - a fare le foto: il governo per la prima volta andava a fare un sopralluogo, facendo le foto vicino alle macerie in modo tale queste persone potessero, poi, ottenere i prestiti, o quelli che si chiamano “grant”, quindi senza necessità di restituzione. Ma la macchina è estremamente lenta.
D. – Anche le politiche miopi del governo non hanno certo aiutato il Paese a riprendersi. Ll’embargo indiano ha causato un incremento vertiginoso dell’inflazione…
R. – Io so benissimo di essere una privilegiata, nel senso che avevo del gas per cucinare e sto usando ancora quello, ma il gas non si trova. Visitando alcune zone – ad esempio nei dintorni di Katmandu, perché nei villaggi molto spesso il gas per cucinare non lo usano, perché usano la legna – ho visto persone terremotate, che quindi hanno perso la casa, vivono in questi "shelter" temporanei, che si stavano facendo una sorta di fornellino di fango, con qualche mattone estrapolato dalle macerie – che tanto sono ancora lì – per cucinare con la legna che il governo si è messo a vendere. La situazione è veramente penosa! Diciamo che chi stava già male – che sono quelli toccati maggiormente dal terremoto, perché erano quelli che vivevano nelle case costruite peggio e che quindi hanno perso anche la loro abitazione – sono quelli che stanno soffrendo ancora di più di questa situazione.
D. – Qual è il lavoro di "Apeiron" in Nepal oggi e cosa si può fare per aiutare la popolazione?
R. – Noi abbiamo sempre lavorato principalmente con le donne. Dopo il terremoto, nei villaggi in cui eravamo già presenti erano crollate tutte le abitazioni, erano crollate tutte le scuole, e siamo entrati a far parte del processo di ricostruzione, anche se si tratta di cose semi-permanenti e questo proprio perché è difficile ottenere permessi dall’Autorità che è stata stabilita successivamente. Secondo me, bisogna tornare a trovarli: il turismo è una delle risorse maggiori che ha il Paese, che non può contare su tanto altro. E poi, ovviamente, non dimenticarsene. Ultimamente, abbiamo anche lanciato un video affinché non si dimentichi.
Radio Vaticana - Anche l’indice di povertà, secondo quanto riportato dalla Banca Mondiale, si attesterebbe al 25%, un quarto della popolazione totale. Oltre al terremoto che quasi un anno fa uccise circa novemila persone e distrusse il 90% degli edifici, a incidere sulla fragile economia nazionale sono l’inflazione e l’embargo della vicina India. Per una testimonianza dal Nepal, Roberta Barbi ha raggiunto telefonicamente Barbara Monachesi, della onlus Apeiron: ascolta
R. – La situazione non è rosea. Al di là del terremoto, che ovviamente ha fatto danni molto ingenti, si è aggiunto a fine settembre il blocco con il confine dell’India: questo ha veramente influenzato in maniera molto negativa la ripresa della vita quotidiana. Abbiamo avuto una settimana, ultimamente, in cui sembrava che le cose fossero tornate normali, ma adesso scarseggiano ancora alcuni beni di primaria necessità, che sono indispensabili, come ad esempio il carburante, necessario per trasportare i beni che servono per la ricostruzione. Il Paese ha delle difficoltà che prescindono da quello che è stato il terremoto e da quello che è stato il blocco: ci sono villaggi come, ad esempio, quelli in cui lavoriamo noi a seguito del terremoto che sono due giorni distanti da Katmandu e quindi arrivarci è un problema comunque…
D. – L’autorità per la ricostruzione, a quasi un anno dal sisma, non è ancora entrata in funzione. Come vivono gli sfollati?
R. – Quelli che ho incontrato vivono tutti in maniera precaria, perché hanno questi “temporary shelter”, quindi rifugi temporanei, che hanno cercato di rendere il più solidi possibile, perché comunque sanno perfettamente che non saranno tanto temporanei… Il governo, però, ha fatto delle promesse: ha promesso soldi che non devono essere restituiti, la possibilità di ottenere dei mutui agevolati… In realtà, però, è ancora tutto fermo. Soltanto un mesetto fa, le persone stavano andando - solo in quel momento - a fare le foto: il governo per la prima volta andava a fare un sopralluogo, facendo le foto vicino alle macerie in modo tale queste persone potessero, poi, ottenere i prestiti, o quelli che si chiamano “grant”, quindi senza necessità di restituzione. Ma la macchina è estremamente lenta.
D. – Anche le politiche miopi del governo non hanno certo aiutato il Paese a riprendersi. Ll’embargo indiano ha causato un incremento vertiginoso dell’inflazione…
R. – Io so benissimo di essere una privilegiata, nel senso che avevo del gas per cucinare e sto usando ancora quello, ma il gas non si trova. Visitando alcune zone – ad esempio nei dintorni di Katmandu, perché nei villaggi molto spesso il gas per cucinare non lo usano, perché usano la legna – ho visto persone terremotate, che quindi hanno perso la casa, vivono in questi "shelter" temporanei, che si stavano facendo una sorta di fornellino di fango, con qualche mattone estrapolato dalle macerie – che tanto sono ancora lì – per cucinare con la legna che il governo si è messo a vendere. La situazione è veramente penosa! Diciamo che chi stava già male – che sono quelli toccati maggiormente dal terremoto, perché erano quelli che vivevano nelle case costruite peggio e che quindi hanno perso anche la loro abitazione – sono quelli che stanno soffrendo ancora di più di questa situazione.
D. – Qual è il lavoro di "Apeiron" in Nepal oggi e cosa si può fare per aiutare la popolazione?
R. – Noi abbiamo sempre lavorato principalmente con le donne. Dopo il terremoto, nei villaggi in cui eravamo già presenti erano crollate tutte le abitazioni, erano crollate tutte le scuole, e siamo entrati a far parte del processo di ricostruzione, anche se si tratta di cose semi-permanenti e questo proprio perché è difficile ottenere permessi dall’Autorità che è stata stabilita successivamente. Secondo me, bisogna tornare a trovarli: il turismo è una delle risorse maggiori che ha il Paese, che non può contare su tanto altro. E poi, ovviamente, non dimenticarsene. Ultimamente, abbiamo anche lanciato un video affinché non si dimentichi.
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