Crisi diplomatica tra Italia ed Egitto. Roma ha giudicato insoddisfacente il colloquio con gli investigatori del Cairo, per fare piena luce sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso nel gennaio scorso.
Radio Vaticana - Ieri, a conclusione del vertice a Roma tra gli investigatori dei due Paesi, il governo
italiano ha richiamato l’ambasciatore, mentre il premier Renzi ha chiesto e promesso chiarezza. Sull’atteggiamento egiziano Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Ardesi, esperto di nord Africa:
R. – Penso che la ragione fondamentale di questa mancanza di collaborazione sia che la morte di Giulio Regeni indichi un sistema di repressione di ogni tipo di opposizione all’interno dell’Egitto e dire la verità su questo caso, significa dire la verità su questo sistema repressivo.
D. - Tutto questo rischia di mettere in crisi i rapporti tra due Paesi praticamente confinanti, insomma di due sponde diverse del Mediterraneo …
R. - Sì, in effetti questo fa riflettere. L’Egitto aveva contato molto all’Italia. Vuol dire che il Paese non è certamente isolato in questo momento. Questo mi fa temere che possa - per queste ragioni - rinunciare all’amicizia con l’Italia.
D. - Alla luce di tutto questo che tipo di verità potrà venir fuori sulla morte di Giulio Regeni?
R. - Credo che verità non la conosceremo; capiremo sempre meglio che c’è un sistema che ha preso il controllo del Paese e credo che Giulio sia rimasto schiacciato in questo. È stato probabilmente arrestato perché era in contatto con degli oppositori e al regime sembrava fondamentale conoscere chi erano queste persone e Giulio non ha voluto rivelare le sue fonti. Questo giustifica il motivo per il quale è stato torturato.
D. - Quindi una verità mediata, quella che potrà arrivare tenendo conto che c’è una famiglia che vive nel dolore …
R. - Una famiglia per altro che mantiene una grande dignità. Credo che sia la stessa che abbia voluto mantenere il figlio Giulio. Sono convinto che il ragazzo non abbia voluto collaborare e questa è stata la causa della morte. Non si riesce ad annientare un movimento politico forte come lo era quello dei Fratelli musulmani senza una repressione di massa. Giulio è stato parte di questo sistema.
Radio Vaticana - Ieri, a conclusione del vertice a Roma tra gli investigatori dei due Paesi, il governo
italiano ha richiamato l’ambasciatore, mentre il premier Renzi ha chiesto e promesso chiarezza. Sull’atteggiamento egiziano Giancarlo La Vella ha intervistato Luciano Ardesi, esperto di nord Africa:
R. – Penso che la ragione fondamentale di questa mancanza di collaborazione sia che la morte di Giulio Regeni indichi un sistema di repressione di ogni tipo di opposizione all’interno dell’Egitto e dire la verità su questo caso, significa dire la verità su questo sistema repressivo.
D. - Tutto questo rischia di mettere in crisi i rapporti tra due Paesi praticamente confinanti, insomma di due sponde diverse del Mediterraneo …
R. - Sì, in effetti questo fa riflettere. L’Egitto aveva contato molto all’Italia. Vuol dire che il Paese non è certamente isolato in questo momento. Questo mi fa temere che possa - per queste ragioni - rinunciare all’amicizia con l’Italia.
D. - Alla luce di tutto questo che tipo di verità potrà venir fuori sulla morte di Giulio Regeni?
R. - Credo che verità non la conosceremo; capiremo sempre meglio che c’è un sistema che ha preso il controllo del Paese e credo che Giulio sia rimasto schiacciato in questo. È stato probabilmente arrestato perché era in contatto con degli oppositori e al regime sembrava fondamentale conoscere chi erano queste persone e Giulio non ha voluto rivelare le sue fonti. Questo giustifica il motivo per il quale è stato torturato.
D. - Quindi una verità mediata, quella che potrà arrivare tenendo conto che c’è una famiglia che vive nel dolore …
R. - Una famiglia per altro che mantiene una grande dignità. Credo che sia la stessa che abbia voluto mantenere il figlio Giulio. Sono convinto che il ragazzo non abbia voluto collaborare e questa è stata la causa della morte. Non si riesce ad annientare un movimento politico forte come lo era quello dei Fratelli musulmani senza una repressione di massa. Giulio è stato parte di questo sistema.
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