domenica, aprile 10, 2016
Perché un gesto di elemosina mostri “attenzione sincera” verso chi ci chiede aiuto, bisogna sapersi “coinvolgere con il povero”, così come ha insegnato Gesù.

Radio Vaticana - Papa Francesco ha parlato di questo aspetto concreto della vita di fede durante l’udienza giubilare del sabato, tenuta in Piazza San Pietro davanti oltre 40 mila persone. Il servizio di Alessandro De Carolis: ascolta

Si fa guardando l’altro negli occhi, l’elemosina. E quindi con rispetto e soprattutto sincerità. Né vagliando con cinismo la povertà di chi tende la mano, come alibi per non fare nulla, né usandola come forma di autopromozione pubblica, come certi farisei del Vangelo.

Il ritornello dell’elemosina
L’udienza giubilare di Papa Francesco va dritta al punto, concreta, un prontuario del cuore prima ancora che l’indicazione pratica di come si debba compiere gesto di carità senza svuotarlo”, dice, del suo “grande contenuto”. Assieme al “sacrificio”, ricorda all’inizio il Papa, l’elemosina è un dovere “antico quanto la Bibbia”:

“Ci sono pagine importanti nell’Antico Testamento, dove Dio esige un’attenzione particolare per i poveri che, di volta in volta, sono i nullatenenti, gli stranieri, gli orfani e le vedove. E nella Bibbia questo è un ritornello continuo, eh?: il bisognoso, la vedova, lo straniero, il forestiero, l’orfano… È un ritornello. Perché Dio vuole che il suo popolo guardi a questi fratelli nostri”.

“Giudici” della carità E quando si dona, soggiunge Francesco, è doveroso farlo con “atteggiamento di gioia interiore”, perché chi ci guarda dall’angolo di un marciapiede non è un ingombro da scavalcare e tirare diritto:

“Offrire misericordia non può essere un peso o una noia da cui liberarci in fretta. E quanta gente giustifica sé stessa perché non dà l’elemosina dicendo: ‘Ma, come sarà questo? Questo a cui io darò, andrà a comprare vino per ubriacarsi!’. Ma se lui si ubriaca è perché non ha un’altra strada! E tu, cosa fai di nascosto, che nessuno vede? E tu sei giudice di quel povero uomo che ti chiede una moneta per un bicchiere di vino?”.

Non una moneta di fretta
“Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo”, recita nella Bibbia un passo del Libro di Tobia. “Sono parole molto sagge”, commenta il Papa, che “aiutano a capire il valore dell’elemosina”. Quella compiuta, osserva, con lo stile insegnato da Gesù, con discrezione, perché – afferma Francesco – “non è l’apparenza che conta, ma la capacità di fermarsi per guardare in faccia la persona che chiede aiuto”:

“Ognuno di noi può domandarsi: ‘Io sono capace di fermarmi e guardare in faccia, guardare negli occhi, la persona che mi sta chiedendo aiuto? Sono capace?’. Non dobbiamo identificare, quindi, l’elemosina con la semplice moneta offerta in fretta, senza guardare la persona e senza fermarsi a parlare per capire di cosa abbia veramente bisogno. Allo stesso tempo, dobbiamo distinguere tra i poveri e le varie forme di accattonaggio che non rendono un buon servizio ai veri poveri”.

Un gesto molto gradito a Dio
Il Papa rievoca un aneddoto già raccontato, quello del povero che bussa mentre una famiglia è a tavola e dei tre figli che, desiderosi di aiutarlo, fanno subito un passo indietro quando la mamma li invita a dare ciascuno un pezzo della propria cotoletta. La vera elemosina costa un “sacrificio”, perché questo, soggiunge, vuol dire “coinvolgersi con il povero”:

“L’elemosina è un gesto di amore che si rivolge a quanti incontriamo; è un gesto di attenzione sincera a chi si avvicina a noi e chiede il nostro aiuto, fatto nel segreto dove solo Dio vede e comprende il valore dell’atto compiuto”.

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