Oggi, in concomitanza della visita del Papa all'isola di Lesbo penso che sia interessante proporre l'accorata lettera di Samaan Daud un siriano cristiano che chiede una cosa semplice, apparentemente scontata: la pace. Il suo è un messaggio non ideologico della realtà ed attaccato all'umano, perciò distaccato da ogni retorica e vero.
di Patrizio RicciUn' amica che svolge da anni un'opera di informazione e sensibilizzazione sul dramma siriano e che gestisce il sito 'Ora Pro Siria', mi ha fatto pervenire una lettera di un comune amico, Samaan Daud. Si tratta di un cristiano siriano a cui anch'io sono particolarmente affezionato e che stimo molto. Molte cose si potrebbe dire di lui, ha conosciuto la Siria in pace
: è stata una guida che ha introdotto migliaia di visitatori, agli immensi tesori che molti di noi ha conosciuto solo una volta devastati, come drammaticamente Palmyra con la guerra in corso d'opera. Ha conosciuto la Siria in guerra: ha accompagnato quasi sempre i reportage di Gian Micalessin in terra siriana nelle zone di guerra. In Italia si è fondato insieme, alcuni anni fa, il Coordinamento Nazionale per la pace in Siria; si tratta di un' Associazione che dopo essersi mossa con molta convinzione sul difficile terreno di una informazione molto ostile ai temi della pace e della sovranità dei popoli per promuovere la riconciliazione, ha perso la sua spinta iniziale per scarsità di energie attive. Tuttavia, anche solo l'iniziativa 'una pecora per Maloula' (una delle iniziative tra altre che hanno avuto un generoso riscontro) da sola, vale ogni sacrificio profuso.
Ma ecco la lettera di Samaan Daud (oggi Samaan vive in Italia:
Io, profugo siriano in Italia , vi chiedo:
Ormai parlare della questione dei rifugiati mi pare essere la 'moda' più in voga del nostro periodo attuale. Tanti strumentalizzano le nostre ferite aperte, i media italiani e internazionali non fanno che parlare dei profughi rimanendo sempre in superficie. Giusto che tutti parlino, ma giusto pure trovare una soluzione a questa grave ferita, perchè non serve parlare solo di buoni sentimenti e di accoglienza verso questi profughi, senza dire come possiamo realmente aiutarli.
Vorrei dire: Basta guerre, basta buonismo banale, basta sfruttare i poveri rifugiati che scappano dalla morte, che scappano dai campi dei profughi in Turchia. Qualcuno si è chiesto come un siriano vive nei campi dei profughi in Turchia? O come viene trattato un cristiano? Allora perchè l'Europa dona decine di miliardi al governo di Erdogan? Nonostante i grossi rischi che affrontano i profughi lungo il loro viaggio, la politica europea è servita a bloccare il loro arrivo?
Ringrazio il Signore che sono riuscito ad andare via della Siria con la mia famiglia con visto regolare, e sono venuto in Italia, e tutto questo grazie a un gruppo di amici che mi hanno aiutato ed accolto con amore ed amicizia, e ci hanno fatto sentire (Samaan e la propria famiglia ndr) che siamo importanti e siamo degli esseri umani. Io quindi non vi posso raccontare che sentimenti prova il siriano cristiano quando si butta nel mare, sperando di arrivare alla meta sicura . Non posso raccontarvi i sentimenti di un profugo che vive ora dentro una tenda in Grecia o in Macedonia, in attesa di raggiungere il nord dell'Europa, ma io posso capire la sua angoscia, la sua rabbia perchè sicuramente aveva detto a se stesso prima di intraprendere questa avventura: "In Europa troverò il rispetto, troverò una buona vita", ma lui poverino non ha capito che l'Europa non lo vuole e sarà usato, come gli stessi europei sono usati dai politici.
A me pare disumano sfruttare i sentimenti del popolo europeo ed i sentimenti dei profughi a favore di scopi politici.
Se si vuole risolvere veramente il problema dei profughi occorre:
1 - sbloccare l'embargo sulla Siria perchè ha fatto solo impoverire il popolo siriano.
2 - se l'Europa non può accogliere questi grandi numeri di profughi, allora si impegni a migliorare la vita nei campi dei rifugiati vicini alla patria (nei pasi che li ospitano ndr).
3 - lavorare seriamente con gli altri le potenze regionali (Iran-Turchia ) ed internazionali (Russia, USA) per spingere i gruppi che combattono in Siria a negoziare, e ad usare un linguaggio lontano dalle armi.
4 - chiedere ai propri amici Sauditi di bloccare l'insegnamento radicale, perchè il fanatismo ed il radicalismo fanno crescere solamente l'odio.
5 - aiutare il popolo siriano, senza intromissioni nella sovranità del Paese, onde permettergli di decidere la propria strada, perchè la democrazia la fa il popolo.
6 - aiutare i siriani a ricostruire il loro paese.
Samaan Daoud , siriano cristiano (temporeneamente esule in Italia)
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