Troppe energie ed enfasi profuse per le unioni civili mentre i problemi della gente sono altri. “Le differenze sono espedienti nominalisti, artifici giuridici aggirabili”.
Il lavoro che manca, la povertà e le dipendenze non sembrano essere al primo posto dell'agenda politica italiana. L'osservazione è frutto di un'analisi del Cardinale Bagnasco all'assemblea dei vescovi, il quale afferma che la legge sulle unioni civili "sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio" e che l'utero in affitto sarà "il colpo finale" alla famiglia. Serve "una manovra coraggiosa che dia finalmente equità alle famiglie con figli a carico",dice il presidente della Cei, sostenendo che un fronte di preoccupazione "è quello della natalità".
Non usa parole di comodo per una questione d'attualità che sta dividendo l'opinione pubblica nazionale. Ribadisce il Presidente della Cei che: "non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze, già per altro previste dall’ordinamento giuridico, ma a schemi ideologici. La recente approvazione della legge sulle unioni civili - continua il Prelato - ad esempio, sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà".
Al contrario di chi attacca la linea direttrice offerta dal Santo Padre, specie nell'ultima esortazione apostolica, il Cardinale ne apprezza il valore morale dichiarando che: "la famiglia si fonda sul matrimonio, come hanno dichiarato Papa Francesco e il Patriarca Kirill, atto libero e fedele di amore di un uomo e una donna. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità, come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio viene estromesso dalla coscienza pubblica".
In merito a possibili fraintendimenti sulle tematiche legate alla famiglia tradizionale, afferma il Presule che l'Istituto: "è fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale. E ancora: il matrimonio tende a essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. In altra occasione aveva ribadito che la complementarietà sta alla base del matrimonio e della famiglia, per cui occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare insieme un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio".
Il lavoro che manca, la povertà e le dipendenze non sembrano essere al primo posto dell'agenda politica italiana. L'osservazione è frutto di un'analisi del Cardinale Bagnasco all'assemblea dei vescovi, il quale afferma che la legge sulle unioni civili "sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio" e che l'utero in affitto sarà "il colpo finale" alla famiglia. Serve "una manovra coraggiosa che dia finalmente equità alle famiglie con figli a carico",dice il presidente della Cei, sostenendo che un fronte di preoccupazione "è quello della natalità".
Non usa parole di comodo per una questione d'attualità che sta dividendo l'opinione pubblica nazionale. Ribadisce il Presidente della Cei che: "non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze, già per altro previste dall’ordinamento giuridico, ma a schemi ideologici. La recente approvazione della legge sulle unioni civili - continua il Prelato - ad esempio, sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale, così già si dice pubblicamente, compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà".
Al contrario di chi attacca la linea direttrice offerta dal Santo Padre, specie nell'ultima esortazione apostolica, il Cardinale ne apprezza il valore morale dichiarando che: "la famiglia si fonda sul matrimonio, come hanno dichiarato Papa Francesco e il Patriarca Kirill, atto libero e fedele di amore di un uomo e una donna. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità, come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio viene estromesso dalla coscienza pubblica".
In merito a possibili fraintendimenti sulle tematiche legate alla famiglia tradizionale, afferma il Presule che l'Istituto: "è fondamento della convivenza e rimedio contro lo sfaldamento sociale. E ancora: il matrimonio tende a essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno. In altra occasione aveva ribadito che la complementarietà sta alla base del matrimonio e della famiglia, per cui occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con papà e una mamma, capaci di creare insieme un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio".
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