Enrico Ruggeri racconta la storia del candidato presidente del Partito Repubblicano.
Del futuro di Trump, e quindi degli Stati Uniti, ne parlerà anche il giornalista del Sole 24 Ore, Mario Platero. Oggi, mercoledì 25 maggio, alle 15.30 a Il Falco e il Gabbiano.
“Come può un uomo grossolano, senza cultura, con amicizie quantomeno discutibili, un affarista senza scrupoli, diventare il principale candidato alla presidenza degli Stati Uniti?”: questa la domanda che si pone Enrico Ruggeri nel video (link) in cui lancia la puntata di oggi, mercoledì 25 maggio, de Il Falco e il Gabbiano in onda alle 15.30 su Radio in cui insieme a Mario Platero ricostruisce la vita del candidato repubblicano Donald Trump.
Le origini familiari
Donald Trump è nato nel quartiere Queens di New York il 14 giugno del 1946 da una famiglia d’immigrati di origine tedesca. I nonni paterni arrivano negli Stati Uniti nel 1885 e il padre di Donald, Fred Christ Trump, sarà il primo della famiglia a nascere sul suolo americano nel 1905. Un padre a cui Donald deve tutto: non solo milioni e milioni di dollari di eredità, ma soprattutto quel senso spiccato per gli affari che lo porterà così lontano nella vita.
I primi investimenti nel mercato immobiliare
Quando si laurea in Economia e Finanza, nel 1968, ha già in tasca un portafoglio di circa 200mila dollari, l’equivalente di un milione di oggi. Quasi la metà li investe per diventare co-produttore di una commedia di Broadway dal titolo “Paris is out”. Un flop tremendo che lo convince rapidamente a seguire una strada più canonica: inizia a lavorare nella società di gestione di patrimoni immobiliari del padre, specializzata in vendita e affitti nelle zone più alla moda di allora di New York, da Brooklyn al Queens. Il suo primo progetto a fianco del padre è di successo. Si tratta della riqualificazione di una zona residenziale fuori Cincinnati, in Ohio, lo Swinton Village: un progetto che porta il tasso di occupazione dal 34 al 100% in un solo anno. Ma gli affari in Ohio gli stanno subito stretti: negli anni ‘70 Trump sposta la sua attenzione verso Manhattan e inizia a interessarsi alle grandi costruzioni. Mette mano al vecchio “Penn Central”, nel West Side, dove realizza il Grand Hyatt. Incomincia a conquistare appalti pubblici a New York, sfruttando la credibilità e la cospicua eredità del padre.
I rapporti con Cosa Nostra americana
Anche se Trump oggi continua a raccontare di essersi “fatto da solo”, i 40 milioni di dollari ereditati dal padre lo smentiscono. New York è ormai la sua piazza preferita, ma a New York non si muove foglia senza l’ok di un’organizzazione fiorentissima, soprattutto in quegli anni: Cosa Nostra americana. Non è mai stato formalmente accusato di nulla, ma è certo che Trump abbia lavorato con aziende controllate dalla mafia, per quanto riguarda proprietà a New York e Atlantic City, tra cui la Trump Tower e il Trump Plaza. Di sicuro in quegli anni compra cemento dal boss della famiglia Genovese, “Fat” Tony Salerno, che controlla il mercato delle costruzioni. Non solo. Con Salerno Trump condivide anche qualcos’altro: il discusso avvocato Roy Cohn. Secondo il Washington Post “Nella storia non ci sono mai stati altri candidati con rapporti così radicati e documentati con enti controllati dalla mafia”.
La corsa verso la presidenza USA
Partito come outsider, Trump ha sbaragliato la pur agguerrita concorrenza. Spaccando il partito repubblicano e sorprendendo i blasonati giornali politici americani, che l’hanno soprattutto sottovalutato, con il suo modo di fare aggressivo, al limite dell’insulto con gli avversari, rozzo ma efficace nell’esprimere la propria posizione su tanti temi, Donald Trump ha vinto le primarie repubblicane ed è ufficialmente uno dei due possibili Presidenti degli Stati Uniti d’America.
Enrico Ruggeri racconta in anteprima in questo video la puntata: qui
Per l’ascolto: www.radio24.it
Per informazioni: qui
Del futuro di Trump, e quindi degli Stati Uniti, ne parlerà anche il giornalista del Sole 24 Ore, Mario Platero. Oggi, mercoledì 25 maggio, alle 15.30 a Il Falco e il Gabbiano.
Le origini familiari
Donald Trump è nato nel quartiere Queens di New York il 14 giugno del 1946 da una famiglia d’immigrati di origine tedesca. I nonni paterni arrivano negli Stati Uniti nel 1885 e il padre di Donald, Fred Christ Trump, sarà il primo della famiglia a nascere sul suolo americano nel 1905. Un padre a cui Donald deve tutto: non solo milioni e milioni di dollari di eredità, ma soprattutto quel senso spiccato per gli affari che lo porterà così lontano nella vita.
I primi investimenti nel mercato immobiliare
Quando si laurea in Economia e Finanza, nel 1968, ha già in tasca un portafoglio di circa 200mila dollari, l’equivalente di un milione di oggi. Quasi la metà li investe per diventare co-produttore di una commedia di Broadway dal titolo “Paris is out”. Un flop tremendo che lo convince rapidamente a seguire una strada più canonica: inizia a lavorare nella società di gestione di patrimoni immobiliari del padre, specializzata in vendita e affitti nelle zone più alla moda di allora di New York, da Brooklyn al Queens. Il suo primo progetto a fianco del padre è di successo. Si tratta della riqualificazione di una zona residenziale fuori Cincinnati, in Ohio, lo Swinton Village: un progetto che porta il tasso di occupazione dal 34 al 100% in un solo anno. Ma gli affari in Ohio gli stanno subito stretti: negli anni ‘70 Trump sposta la sua attenzione verso Manhattan e inizia a interessarsi alle grandi costruzioni. Mette mano al vecchio “Penn Central”, nel West Side, dove realizza il Grand Hyatt. Incomincia a conquistare appalti pubblici a New York, sfruttando la credibilità e la cospicua eredità del padre.
I rapporti con Cosa Nostra americana
Anche se Trump oggi continua a raccontare di essersi “fatto da solo”, i 40 milioni di dollari ereditati dal padre lo smentiscono. New York è ormai la sua piazza preferita, ma a New York non si muove foglia senza l’ok di un’organizzazione fiorentissima, soprattutto in quegli anni: Cosa Nostra americana. Non è mai stato formalmente accusato di nulla, ma è certo che Trump abbia lavorato con aziende controllate dalla mafia, per quanto riguarda proprietà a New York e Atlantic City, tra cui la Trump Tower e il Trump Plaza. Di sicuro in quegli anni compra cemento dal boss della famiglia Genovese, “Fat” Tony Salerno, che controlla il mercato delle costruzioni. Non solo. Con Salerno Trump condivide anche qualcos’altro: il discusso avvocato Roy Cohn. Secondo il Washington Post “Nella storia non ci sono mai stati altri candidati con rapporti così radicati e documentati con enti controllati dalla mafia”.
La corsa verso la presidenza USA
Partito come outsider, Trump ha sbaragliato la pur agguerrita concorrenza. Spaccando il partito repubblicano e sorprendendo i blasonati giornali politici americani, che l’hanno soprattutto sottovalutato, con il suo modo di fare aggressivo, al limite dell’insulto con gli avversari, rozzo ma efficace nell’esprimere la propria posizione su tanti temi, Donald Trump ha vinto le primarie repubblicane ed è ufficialmente uno dei due possibili Presidenti degli Stati Uniti d’America.
Enrico Ruggeri racconta in anteprima in questo video la puntata: qui
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