Le intercettazioni fatte dai carabinieri di Partinico, coordinati dalla Procura distrettuale di Palermo, svelano la verità sull’eroe antimafia di Telejato: non era minacciato dai boss, ma dal marito della sua amante, che gli avrebbe bruciato l'auto e impiccato i cani. Pino Maniaci per anni ha detto: "Sono perseguitato dalla mafia, per le mie inchieste".
Editoriale di Fabio Gioffrè
Più di una volta dalle pagine del mio quotidiano mi sono schierato in difesa e solidarietà per Pino Maniaci, nella convinzione, senza ombra di dubbio, che il Direttore di Telejato fosse un eroe dei nostri tempi. Ho ammirato il coraggio di Maniaci; per me era il prode giornalista siciliano che usa la sua modesta emittente televisiva, per denunciare pubblicamente i mafiosi e i loro loschi traffici. Denuncia dopo denuncia, con mirabile determinazione, il giornalista paladino dell'antimafia ha resistito a decine di minacce di morte rivolte direttamente a lui e alla sua famiglia .
La mafia e i collusi hanno realmente tentato più volte di far chiudere l'emittente di proprietà di Maniaci. Tra i vari tentativi di 'tappare la bocca' a una Redazione molto scomoda e che parla troppo, ricordo che nell'ottobre del 2012 appiccarono un incendio alla sede dell'emittente, procurando danni per oltre 25mila euro.
Gli eroi questo sono… così devono essere, da loro ci aspettiamo coraggio e amore per la legalità. E quando si sostituisce la parola 'eroe' con la parola ‘martire’ allora vuol dire che il loro coraggio ha vinto su tutto, anche sulla loro stessa vita. Non posso non pensare a degli eroi veri, quelli che hanno dato la vita per combattere il marciume mafioso: Falcone, Borsellino, altri magistrati, giornalisti, e tutti gli agenti delle scorte. Ecco chi sono i martiri in nome della giustizia.
Buona parte dei siciliani e non solo, ha creduto nel coraggio di Pino Maniaci, uno che sa dire in faccia ai mafiosi: "La mafia è una montagna di merda" senza aver troppa paura di essere ammazzato, Noi volevamo difenderlo! Ma noi chi?
I giornalisti impegnati a raccontare e denunciare le nefandezze della mafia di oggi, e a raccontare le storie delle vittime della mafia di ieri. LPL New24, ha fatto tutto questo per anni.
I mafiosi parlano attraverso le minacce, le minacce spesso diventano realtà: il 3 dicembre del 2014, Pino Maniaci trovò i suoi due cani impiccati nel cortile di fronte alla redazione di Telejato. I presunti “mafiosi” infierirono crudelmente sul povero pastore belga e sul povero setter, malmenandoli brutalmente prima di ucciderli. Le bestiole vivevano nella sede dell'emittente da anni e la mafia volle punire Pino Maniaci per le sue verità urlate sulla sua Telejato.
Perché avere dubbi su Pino? Noi volevamo difenderlo! Solidarietà a Pino Maniaci!
Di questo tenore erano le centinaia di messaggi di solidarietà e di incoraggiamento che apparivano sulla pagina Facebook di Maniaci ogni volta che veniva minacciato dai presunti mafiosi.
E che dire dell’eroica redazione di Telejato? Redattori in trincea, anzi no, in piedi a petto in fuori e rivolti a muso duro contro le carogne che inquinano la Sicilia di criminalità, corruzione ed estorsioni, sotto ogni forma possibile.
Ma quale mafia minacciava di morte Pino Maniaci? La squallida verità è nelle intercettazioni dei carabieri. Non volevo crederci, perchè fa male leggere e credere a ciò che i colleghi di ben note testate hanno scritto su Pino Maniaci. Volevo difenderlo anche questa volta!
Ho visto i video delle intercettazioni, e poi li ho visti di nuovo perché una volta non è bastata per farmi accettare lo squallore di quelle intimidazioni viste e ascoltate nel video ripreso dai carabinieri. Eppure era proprio lui, Pino Maniaci, evidentemente quello vero.
Non vi è alcun dubbio, l'immagine dell’eroe della legalità si è frantumata in mille pezzi.
Il giornalista, ormai ex paladino della legalità, nei video agisce con un fare sprezzante ed arrogante, chiede soldi e favori per ammorbidire i suoi servizi televisivi.
Maniaci ora è indagato per estorsione nei confronti dei sindaci di Partinico e Borgetto.
Nel video dice: “Se non fanno ciò che dico li mando a casa..."
All'amante aveva promesso di farle rinnovare un contratto di lavoro al Comune di Partinico. Grazie ‘alle sue solite buone amicizie’:
"Tutto questo rispetto l'hai capito vero? Secondo te tutto questo rispetto da dove viene?
Tu non l'hai capito. Questa è stata una minaccia mia!.
Se si viene a sapere, io è meglio che me ne vado dal paese", le diceva Maniaci al telefono.
E il sindaco di allora, Salvatore Lo Biundo avrebbe accondisceso: "Se non si fanno le cose che dico - diceva Maniaci non sapendo di essere intercettato - lo mando a casa".
Maniaci è una persona in pieno delirio di onnipotenza. Continuo a chiedermi come sia possibile che colui che ha denunciato decine e decine di mafiosi sia diventato a sua volta un vile estorsore. Vorrei poter dire che “non credo alle mie orecchie”, ma non più posso dirlo. Quel comportamento mafioso mi indigna, e mi unisco a migliaia di siciliani feriti ancora una volta nell’orgoglio.
La mia solidarietà la rivolgo ai redattori di Telejato. Il lavoro di denuncia fin qui fatto non è perduto! La legalità e la lotta alla mafia sono i pilastri su cui costruire il presente e il futuro, al di là di ogni schizzo di fango! Quella di Maniaci è una brutta storia, ma voi abbiate il coraggio di continuare il vostro lavoro e fate dimenticare ai siciliani questa ennesima delusione.
L'ex Pm antimafia, oggi avvocato, Antonio Ingroia, è il legale di Pino Maniaci e dice che “Maniaci è stato male interpretato, può spiegare tutto”.
Questa dichiarazione è l'unica cosa che poteva dire un avvocato che difende il suo cliente, ma Maniaci è realemente indifendibile. Le intercettazioni sono un atto di accusa inconfutabile, tutto il resto sono approfondimenti giudiziari e ricami giornaliastici.
Leggo sulla pagina Facebook di Maniaci come sono cambiati i messaggi dei tanti siciliani che fino a pochi giorni fa lo stimavano e credevano in lui. La mia conclusione la affido proprio alle parole di una ragazza siciliana che rivolgendosi a Maniaci, scrive:
“E' triste leggere e ascoltare quanto le prime pagine ci stanno sbattendo in faccia .. noi giovani siciliani siamo cresciuti pensando e rifiutandoci di vivere nel fango ed io che sono di Capaci porto dentro ancora quel boato. Spiegaci perchè, cosa è successo veramente, perchè oggi sembra che non ci si possa fidare neanche di una persona come te, che dava speranza”.
Editoriale di Fabio Gioffrè
Più di una volta dalle pagine del mio quotidiano mi sono schierato in difesa e solidarietà per Pino Maniaci, nella convinzione, senza ombra di dubbio, che il Direttore di Telejato fosse un eroe dei nostri tempi. Ho ammirato il coraggio di Maniaci; per me era il prode giornalista siciliano che usa la sua modesta emittente televisiva, per denunciare pubblicamente i mafiosi e i loro loschi traffici. Denuncia dopo denuncia, con mirabile determinazione, il giornalista paladino dell'antimafia ha resistito a decine di minacce di morte rivolte direttamente a lui e alla sua famiglia .
La mafia e i collusi hanno realmente tentato più volte di far chiudere l'emittente di proprietà di Maniaci. Tra i vari tentativi di 'tappare la bocca' a una Redazione molto scomoda e che parla troppo, ricordo che nell'ottobre del 2012 appiccarono un incendio alla sede dell'emittente, procurando danni per oltre 25mila euro.
Gli eroi questo sono… così devono essere, da loro ci aspettiamo coraggio e amore per la legalità. E quando si sostituisce la parola 'eroe' con la parola ‘martire’ allora vuol dire che il loro coraggio ha vinto su tutto, anche sulla loro stessa vita. Non posso non pensare a degli eroi veri, quelli che hanno dato la vita per combattere il marciume mafioso: Falcone, Borsellino, altri magistrati, giornalisti, e tutti gli agenti delle scorte. Ecco chi sono i martiri in nome della giustizia.
Buona parte dei siciliani e non solo, ha creduto nel coraggio di Pino Maniaci, uno che sa dire in faccia ai mafiosi: "La mafia è una montagna di merda" senza aver troppa paura di essere ammazzato, Noi volevamo difenderlo! Ma noi chi?
I giornalisti impegnati a raccontare e denunciare le nefandezze della mafia di oggi, e a raccontare le storie delle vittime della mafia di ieri. LPL New24, ha fatto tutto questo per anni.
I mafiosi parlano attraverso le minacce, le minacce spesso diventano realtà: il 3 dicembre del 2014, Pino Maniaci trovò i suoi due cani impiccati nel cortile di fronte alla redazione di Telejato. I presunti “mafiosi” infierirono crudelmente sul povero pastore belga e sul povero setter, malmenandoli brutalmente prima di ucciderli. Le bestiole vivevano nella sede dell'emittente da anni e la mafia volle punire Pino Maniaci per le sue verità urlate sulla sua Telejato.
Perché avere dubbi su Pino? Noi volevamo difenderlo! Solidarietà a Pino Maniaci!
Di questo tenore erano le centinaia di messaggi di solidarietà e di incoraggiamento che apparivano sulla pagina Facebook di Maniaci ogni volta che veniva minacciato dai presunti mafiosi.
E che dire dell’eroica redazione di Telejato? Redattori in trincea, anzi no, in piedi a petto in fuori e rivolti a muso duro contro le carogne che inquinano la Sicilia di criminalità, corruzione ed estorsioni, sotto ogni forma possibile.
Ma quale mafia minacciava di morte Pino Maniaci? La squallida verità è nelle intercettazioni dei carabieri. Non volevo crederci, perchè fa male leggere e credere a ciò che i colleghi di ben note testate hanno scritto su Pino Maniaci. Volevo difenderlo anche questa volta!
Ho visto i video delle intercettazioni, e poi li ho visti di nuovo perché una volta non è bastata per farmi accettare lo squallore di quelle intimidazioni viste e ascoltate nel video ripreso dai carabinieri. Eppure era proprio lui, Pino Maniaci, evidentemente quello vero.
Non vi è alcun dubbio, l'immagine dell’eroe della legalità si è frantumata in mille pezzi.
Il giornalista, ormai ex paladino della legalità, nei video agisce con un fare sprezzante ed arrogante, chiede soldi e favori per ammorbidire i suoi servizi televisivi.
Maniaci ora è indagato per estorsione nei confronti dei sindaci di Partinico e Borgetto.
Nel video dice: “Se non fanno ciò che dico li mando a casa..."
All'amante aveva promesso di farle rinnovare un contratto di lavoro al Comune di Partinico. Grazie ‘alle sue solite buone amicizie’:
"Tutto questo rispetto l'hai capito vero? Secondo te tutto questo rispetto da dove viene?
Tu non l'hai capito. Questa è stata una minaccia mia!.
Se si viene a sapere, io è meglio che me ne vado dal paese", le diceva Maniaci al telefono.
E il sindaco di allora, Salvatore Lo Biundo avrebbe accondisceso: "Se non si fanno le cose che dico - diceva Maniaci non sapendo di essere intercettato - lo mando a casa".
Maniaci è una persona in pieno delirio di onnipotenza. Continuo a chiedermi come sia possibile che colui che ha denunciato decine e decine di mafiosi sia diventato a sua volta un vile estorsore. Vorrei poter dire che “non credo alle mie orecchie”, ma non più posso dirlo. Quel comportamento mafioso mi indigna, e mi unisco a migliaia di siciliani feriti ancora una volta nell’orgoglio.
La mia solidarietà la rivolgo ai redattori di Telejato. Il lavoro di denuncia fin qui fatto non è perduto! La legalità e la lotta alla mafia sono i pilastri su cui costruire il presente e il futuro, al di là di ogni schizzo di fango! Quella di Maniaci è una brutta storia, ma voi abbiate il coraggio di continuare il vostro lavoro e fate dimenticare ai siciliani questa ennesima delusione.
L'ex Pm antimafia, oggi avvocato, Antonio Ingroia, è il legale di Pino Maniaci e dice che “Maniaci è stato male interpretato, può spiegare tutto”.
Questa dichiarazione è l'unica cosa che poteva dire un avvocato che difende il suo cliente, ma Maniaci è realemente indifendibile. Le intercettazioni sono un atto di accusa inconfutabile, tutto il resto sono approfondimenti giudiziari e ricami giornaliastici.
Leggo sulla pagina Facebook di Maniaci come sono cambiati i messaggi dei tanti siciliani che fino a pochi giorni fa lo stimavano e credevano in lui. La mia conclusione la affido proprio alle parole di una ragazza siciliana che rivolgendosi a Maniaci, scrive:
“E' triste leggere e ascoltare quanto le prime pagine ci stanno sbattendo in faccia .. noi giovani siciliani siamo cresciuti pensando e rifiutandoci di vivere nel fango ed io che sono di Capaci porto dentro ancora quel boato. Spiegaci perchè, cosa è successo veramente, perchè oggi sembra che non ci si possa fidare neanche di una persona come te, che dava speranza”.
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