Cosa ne sarà del "club più titolato al mondo”? Solo lo sberleffo dei Social? No, in fondo anche Leopardi porta ottimismo.
Ci dovrebbe essere un filo rossonero per collegare gli ultimi cinque anni di Milan. Una sequenza logica che dia ai tifosi la possibilità di raccapezzarsi, e poi di coltivare una speranza per il prossimo futuro. Però l’ultimo quinquennio del Milan somiglia a uno scarabocchio di un bimbo alle elementari: uno di quei tratti dove non si capisce né l’inizio, né la fine
. I cinque anni orribili, se proprio dobbiamo dargli un principio, si aprono con le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva - mai degnamente sostituiti - e sono arrivati a compimento come un ciclone che spazza via persino le certezze cementate nei più fedeli sostenitori rossoneri: “Ah presidente, grazie presidente”; “Le siamo per sempre riconoscenti”; “Se non ci fosse stato lei…eravamo a un passo dal fallimento e ora siamo arrivati sul tetto del mondo!”.
Adesso ci sarà, per forza di cose e di gravità, la resa dei conti (e la discesa dal “tetto”): lo stato di calamità innaturale in cui la società diretta dal duetto Berlusconi – Galliani è precipitata, è troppo grave persino per un Guido Bertolaso libero da impegni romani.
Finirà il tempo in cui si cambiano allenatori e calciatori come fossero figurine, sperando di inserire quelle decisive in un mosaico dei sogni: perché non si sa mai, a volte ci si azzecca e quindi ci si prova.
Finirà il tempo dell’approssimazione, dove non si recepisce lo straccio di un programma e dove sul piano tecnico si cambia modulo per tutto l’anno cercando di trovare la quadra alla cartella della tombola.
Finirà anche la tortura a cui è sottoposto il presidente Berlusconi. Ama tanto il Milan e non vorrebbe venderlo; ogni sua decisione è dettata da quest’amore, dice. E per dimostrarlo è arrivato sino al punto di confessare, sulla sua pagina di Facebook del 13 aprile, che la decisione di affidare la panchina rossonera a Brocchi non è dovuta ad altro che all’amore per il Milan.
Un vero atto d’amore “ove per poco il cor non si spaura”, aspettando il naufragio che non potrà essere dolce, ma ineluttabile.
di Danilo Stefani
Ci dovrebbe essere un filo rossonero per collegare gli ultimi cinque anni di Milan. Una sequenza logica che dia ai tifosi la possibilità di raccapezzarsi, e poi di coltivare una speranza per il prossimo futuro. Però l’ultimo quinquennio del Milan somiglia a uno scarabocchio di un bimbo alle elementari: uno di quei tratti dove non si capisce né l’inizio, né la fine
. I cinque anni orribili, se proprio dobbiamo dargli un principio, si aprono con le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva - mai degnamente sostituiti - e sono arrivati a compimento come un ciclone che spazza via persino le certezze cementate nei più fedeli sostenitori rossoneri: “Ah presidente, grazie presidente”; “Le siamo per sempre riconoscenti”; “Se non ci fosse stato lei…eravamo a un passo dal fallimento e ora siamo arrivati sul tetto del mondo!”.
Adesso ci sarà, per forza di cose e di gravità, la resa dei conti (e la discesa dal “tetto”): lo stato di calamità innaturale in cui la società diretta dal duetto Berlusconi – Galliani è precipitata, è troppo grave persino per un Guido Bertolaso libero da impegni romani.
Finirà il tempo in cui si cambiano allenatori e calciatori come fossero figurine, sperando di inserire quelle decisive in un mosaico dei sogni: perché non si sa mai, a volte ci si azzecca e quindi ci si prova.
Finirà il tempo dell’approssimazione, dove non si recepisce lo straccio di un programma e dove sul piano tecnico si cambia modulo per tutto l’anno cercando di trovare la quadra alla cartella della tombola.
Finirà anche la tortura a cui è sottoposto il presidente Berlusconi. Ama tanto il Milan e non vorrebbe venderlo; ogni sua decisione è dettata da quest’amore, dice. E per dimostrarlo è arrivato sino al punto di confessare, sulla sua pagina di Facebook del 13 aprile, che la decisione di affidare la panchina rossonera a Brocchi non è dovuta ad altro che all’amore per il Milan.
Un vero atto d’amore “ove per poco il cor non si spaura”, aspettando il naufragio che non potrà essere dolce, ma ineluttabile.
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Sono presenti 2 commenti
G.B.Vico parlava di corsi e ricorsi storici. Penso che l'amico Stefani lo ricordi quindi... mai disperare! La juve anch'essa sarà destinata a scender dal piedistallo allorché diverrà vetro e non cristallo. Sono cicli, belli ma sempre temporanei. Quanto al povero Berlusca, povero si fa per dire, dovrebbe essere soddisfatto di tutto il percorso realizzato sin qui. Poi per il Milan, torneranno i tempi buoni. Dopo la tempesta si sa, torna il sereno. Io, milanista di nascita lo spero tanto. Ciao Danilo. Bell'articolo.
Grazie Silvio (Foini) ! Belle parole le tue.
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