giovedì, maggio 12, 2016
Terminata la tregua, Aleppo e di nuovo scenario di morte. I ribelli lanciano missili sui quartieri controllati dall'esercito. Appello di Mons. Marayati affinché la Vecchia Europa si svegli dal torpore e si impegni a terminare la disputa.

di Dario Cataldo

Più passa il tempo e più la situazione si complica. La boccata di aria fresca respirata durante la tregua si è trasformata rapidamente in fumi e cenere, a seguito degli attacchi missilistici dei ribelli jihadisti contro l’esercito regolare. Tra le vittime, diversi sono i civili colpiti all'interno di un ospedale. Non sembra finita qui. Fonti internazionali dichiarano che i fanatici islamici del Fronte al-Nusra stanno raccogliendo munizioni cariche di cloro nelle loro postazioni alle porte della città Siriana.

Mons. Boutros Marayati, Arcivescovo degli armeni cattolici di Aleppo, presente a Roma per un incontro con i rappresentanti del clero capitolino, ha riassunto tutta la disperazione di un popolo, che sta rivivendo il dramma degli inizi dello scorso secolo, quando gli Armeni della Turchia furono massacrati per beceri motivi di alleanze strategiche.

Dichiara il prelato: "Il cessate il fuoco è ormai terminato e da circa una settimana sono ricominciati i bombardamenti. Nella città arriva una pioggia di missili, che colpisce i quartieri cristiani. Malgrado noi come Chiese stiamo facendo di tutto per aiutare la gente a rimanere, sta avvenendo un nuovo esodo da Aleppo. Del resto - continua l'Arcivescovo - manca tutto: l’acqua, l’elettricità, le medicine. Diminuisce il cibo e il suo prezzo diventa molto alto. La nostra speranza è che ci siano i margini affinché le parti in conflitto si mettano d’accordo per un nuovo periodo di tregua. Il popolo di Aleppo sogna la fine di queste atrocità, è davvero stanco di subire".

A chi punta il dito sull'indifferenza dei cristiani, sul loro essere quasi insensibili a vicende che ne stanno minando l'operato, il Presule sottolinea che: "La Siria ha bisogno dei cristiani. Pur essendo una minoranza, essi hanno da sempre rappresentato una ricchezza. Non si può pensare a un Medio Oriente senza cristiani, tuttavia è inevitabile che scappino se sono sotto il tiro dei mortai dei ribelli jihadisti. E scappando, continueranno a non trovare pace. Un profugo ha sempre delle difficoltà, perché si trova a vivere in un contesto diverso da quello che gli è proprio, è uno sradicato".

La situazione è critica perché per gli armeni in Siria, sembra di rivivere un incubo senza fine. Come dimostrano le cronache del tempo, gli armeni stanno vivendo un doppio trauma. Dal Genocidio del 1915, ancora fresco nella memoria delle pagine di Storia locale, ai nuovi attacchi contro etnie diverse che oggi si ritrovamo ad essere ancora profughi, ancora in fuga per la sopravvivenza. Conclude il Vescovo con un appello: "Se l’Europa ha davvero interesse a risolvere il dramma dei profughi, deve impiegare tutte le sue energie per far cessare la guerra in Siria. A cosa serve parlare di barriere da abbattere ai confini, quando non c’è l’impegno ad aiutare queste persone a non fuggire dalla propria terra?".

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa