mercoledì, maggio 04, 2016
Donald Trump, stracciando Ted Cruz nelle primarie dell’Indiana, ha costretto il suo avversario al ritiro e si è garantito la nomination presidenziale del Partito repubblicano. Tra i democratici vince Sanders, ma la favorita resta Hillary Clinton.

L’imprenditore statunitense Donald Trump ha sostanzialmente vinto le primarie del Partito Repubblicano e sarà quindi il candidato del principale partito americano di opposizione alle elezioni presidenziali del prossimo 8 novembre 2016.
Ad ammetterlo, adesso, è anche il presidente della commissione nazionale del partito repubblicano Reince Priebus che, dopo il ritiro di Ted Cruz, lancia via Twitter l'appello ad "unire il partito e concentrarci a sconfiggere Hillary Clinton"
.
Anche nello stato dell'Indiana, Trump ha vinto con un vantaggio di quasi venti punti. Il senatore del Texas Cruz non ha potuto fare altro che accettare la sconfitta: "Abbiamo dato tutto, ma non è bastato. Gli elettori hanno scelto un'altra strada. Senza un sentiero per la vittoria è inutile continuare, e stasera devo ammettere che questo sentiero è stato chiuso". La sconfitta del senatore è anche l'ennesima sconfitta di un certo modo di sentire quel conservatorismo americano strettamente collegato all'ambito religioso.

Trovandosi di fronte la sola, flebile, resistenza del governatore dell'Ohio, John Kasich, ormai Trump è di fatto il candidato repubblicano per la Casa Bianca, aggirando così i rischi di una convention divisa, alla ricerca di un candidato unitario da contrapporgli. L'eclettico businessman sarà il primo candidato del GOP a non aver mai ricoperto un incarico elettivo, sin dai tempi di Dwight Eisenhower.

Sul fronte democratico, invece, la vittoria di Sanders non intaccherà la leadership della Clinton tra i delegati ed i cosiddetti “superdelegati”, cioè i funzionari, dirigenti e parlamentari del partito che alla convention partecipano di diritto votando chi vogliono.

Ormai praticamente decisi gli attori in campo per il prossimo novembre, da ora assisteremo ad una lotta mediatica senza esclusione di colpi fra Clinton e Trump, nella quale verranno spesi ondate di milioni di dollari in spot pubblicitari denigratori ed in tribune politiche fra i più schierati network del paese.

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