Enrico Ruggeri ha raccontato nella puntata di oggi de "Il Falco e il Gabbiano" su Radio 24, la storia del gregario di Francesco Moser e Giuseppe Saronni.
“C’è da raccontare anche un ciclismo epico, fatto di fatica, persone semplici, gregari. Gregari che però lasciano un segno, sanno volare in alto”. Così Enrico Ruggeri annuncia in video (link) il protagonista della puntata di oggi, martedì 24 maggio, de Il Falco e il Gabbiano andato in onda su Radio 24: Wladimiro Panizza, generoso ciclista gregario sia di Francesco Moser che di Giuseppe Saronni, che conseguì il suo migliore risultato classificandosi al secondo posto nel Giro d'Italia 1980.
Miro, come tutti lo chiamano, è il quartogenito di una famiglia di umili origini di Fornaci, una frazione di Fagnano Olona, nel basso varesotto. Nato il 5 giugno 1945, suo padre, che si chiamava Angelo ed era un partigiano, sceglie per lui il nome Wladimiro in onore di Lenin, che in realtà si chiamava Vladimir Ilic Ulianov.
Fin da piccolo Vladimiro ama lo sport, ma non pensa ancora al ciclismo e men che meno può immaginare che ne diventerà un mito. Appassionato di calcio, da giovanissimo veste la maglia della Pro Patria di Busto Arsizio per alcune stagioni, ma il suo fisico tarchiato e solido – è alto appena un metro e sessanta – è destinato ad altro. Il primo ad accorgersene è Enzo Negrelli, professione fruttivendolo, ma anche storico presidente dell’Unione Ciclistica Cassanese, che rimane strabiliato nel vedere il piccolo Panizza affrontare su due ruote quotidianamente le collinette della zona per recarsi al lavoro. Negrelli gli parla, lo convince e così Miro approda al ciclismo nelle categorie giovanili.
Quello di Miro, asciutto e leggero, non è un fisico fatto per le volate. In compenso le sue doti naturali emergono sulle salite: più il percorso è ripido, più diventa un avversario temibile. Miro è uno scalatore puro e del montanaro ha anche l’animo: burbero e brontolone, ma anche coriaceo e battagliero. È uno che non molla mai, ed è anche generoso, sempre pronto a spendersi per gli altri. Un gregario perfetto, ma un gregario di lusso. Sì, perché Miro Panizza ha anche la stoffa del campione.
Professionista dal 1967 al 1985 e chiamato da tutti “Roccia”, Wladimiro Panizza conta la vittoria di due tappe al Giro d'Italia e una al Tour de France. Con un intervento di Andrea Bacci, autore di “Il sogno interrotto di Miro Panizza”, Enrico Ruggeri ha raccontato la storia del generoso ciclista nella puntata ogg de Il Falco e il Gabbiano andata in onda Radio 24. Potete riescoltarla in podcast dal player a inizio articolo.
Per l’ascolto: www.radio24.it
Per informazioni: qui
“C’è da raccontare anche un ciclismo epico, fatto di fatica, persone semplici, gregari. Gregari che però lasciano un segno, sanno volare in alto”. Così Enrico Ruggeri annuncia in video (link) il protagonista della puntata di oggi, martedì 24 maggio, de Il Falco e il Gabbiano andato in onda su Radio 24: Wladimiro Panizza, generoso ciclista gregario sia di Francesco Moser che di Giuseppe Saronni, che conseguì il suo migliore risultato classificandosi al secondo posto nel Giro d'Italia 1980.
Miro, come tutti lo chiamano, è il quartogenito di una famiglia di umili origini di Fornaci, una frazione di Fagnano Olona, nel basso varesotto. Nato il 5 giugno 1945, suo padre, che si chiamava Angelo ed era un partigiano, sceglie per lui il nome Wladimiro in onore di Lenin, che in realtà si chiamava Vladimir Ilic Ulianov.
Fin da piccolo Vladimiro ama lo sport, ma non pensa ancora al ciclismo e men che meno può immaginare che ne diventerà un mito. Appassionato di calcio, da giovanissimo veste la maglia della Pro Patria di Busto Arsizio per alcune stagioni, ma il suo fisico tarchiato e solido – è alto appena un metro e sessanta – è destinato ad altro. Il primo ad accorgersene è Enzo Negrelli, professione fruttivendolo, ma anche storico presidente dell’Unione Ciclistica Cassanese, che rimane strabiliato nel vedere il piccolo Panizza affrontare su due ruote quotidianamente le collinette della zona per recarsi al lavoro. Negrelli gli parla, lo convince e così Miro approda al ciclismo nelle categorie giovanili.
Quello di Miro, asciutto e leggero, non è un fisico fatto per le volate. In compenso le sue doti naturali emergono sulle salite: più il percorso è ripido, più diventa un avversario temibile. Miro è uno scalatore puro e del montanaro ha anche l’animo: burbero e brontolone, ma anche coriaceo e battagliero. È uno che non molla mai, ed è anche generoso, sempre pronto a spendersi per gli altri. Un gregario perfetto, ma un gregario di lusso. Sì, perché Miro Panizza ha anche la stoffa del campione.
Professionista dal 1967 al 1985 e chiamato da tutti “Roccia”, Wladimiro Panizza conta la vittoria di due tappe al Giro d'Italia e una al Tour de France. Con un intervento di Andrea Bacci, autore di “Il sogno interrotto di Miro Panizza”, Enrico Ruggeri ha raccontato la storia del generoso ciclista nella puntata ogg de Il Falco e il Gabbiano andata in onda Radio 24. Potete riescoltarla in podcast dal player a inizio articolo.
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