La “Eritrean-Italian Danakil Expedition”, un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall’Università La Sapienza di Roma, ha scoperto una superficie di impronte fossili di circa 800 mila anni fa, che comprende quelle che sembrano essere orme lasciate da antichi antenati umani.
Le ricerche, coordinate dal paleoantropologo Alfredo Coppa della Sapienza in sinergia con altre università italiane (Firenze, Padova, e Torino) e internazionali (Poitiers, Tarragona, Toulouse), con il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo (Museo Pigorini e Iscr), sono state rese possibili grazie al supporto del Governo Eritreo e dell’Ambasciata d’Italia ad Asmara e grazie ai finanziamenti di Grandi Scavi Sapienza, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, American Museum of Natural History di New York, oltre a sponsor privati (Enertronica, Eraclya, Gruppo Piccini, I. Messina, Lauria A. e RrTrek).
La scoperta è avvenuta durante l’ultima campagna di scavo nel sito di ad Aalad-Amo, nella regione di Buia situata nella parte orientale dell’Eritrea. Le impronte potrebbero essere le prime inequivocabilmente identificabili come appartenenti a Homo erectus, l’unica specie di ominidi che abitavano l’area in quel periodo, una specie chiave nella storia evolutiva umana che ha dato origine a quegli antenati dal cervello più grande da cui deriverà l’uomo moderno.
“Le impronte umane fossili sono estremamente rare. In Africa ne sono state scoperte a Laetoli in Tanzania e risalgono a 3,7 milioni di anni fa, mentre in Kenya sono emerse a Ileret e Koobi Fora, due siti datati a 1,5-1,4 milioni di anni. Ma finora nessuna orma è riconducibile al Pleistocene medio - spiega il paleoantropologo Coppa - Se confermata dallo studio fotogrammetrico in corso e da ulteriori ritrovamenti nella prossima campagna di scavo, la sequenza di impronte emerse in Dancalia sarà in grado di raccontarci molte cose dell’Homo Erectus”.
Le ricerche, coordinate dal paleoantropologo Alfredo Coppa della Sapienza in sinergia con altre università italiane (Firenze, Padova, e Torino) e internazionali (Poitiers, Tarragona, Toulouse), con il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo (Museo Pigorini e Iscr), sono state rese possibili grazie al supporto del Governo Eritreo e dell’Ambasciata d’Italia ad Asmara e grazie ai finanziamenti di Grandi Scavi Sapienza, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, American Museum of Natural History di New York, oltre a sponsor privati (Enertronica, Eraclya, Gruppo Piccini, I. Messina, Lauria A. e RrTrek).
La scoperta è avvenuta durante l’ultima campagna di scavo nel sito di ad Aalad-Amo, nella regione di Buia situata nella parte orientale dell’Eritrea. Le impronte potrebbero essere le prime inequivocabilmente identificabili come appartenenti a Homo erectus, l’unica specie di ominidi che abitavano l’area in quel periodo, una specie chiave nella storia evolutiva umana che ha dato origine a quegli antenati dal cervello più grande da cui deriverà l’uomo moderno.
“Le impronte umane fossili sono estremamente rare. In Africa ne sono state scoperte a Laetoli in Tanzania e risalgono a 3,7 milioni di anni fa, mentre in Kenya sono emerse a Ileret e Koobi Fora, due siti datati a 1,5-1,4 milioni di anni. Ma finora nessuna orma è riconducibile al Pleistocene medio - spiega il paleoantropologo Coppa - Se confermata dallo studio fotogrammetrico in corso e da ulteriori ritrovamenti nella prossima campagna di scavo, la sequenza di impronte emerse in Dancalia sarà in grado di raccontarci molte cose dell’Homo Erectus”.
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