Dopo l'uscita del Regno Unito dall'UE, s'infiamma l'atmosfera a Edimburgo e Belfast. Il primo ministro scozzese Sturgeon: "Noi siamo europei. E vogliamo rimanere nell'Unione". E in Ulster lo Sinn Féin chiede una consultazione per la riunificazione dell'Irlanda.
L'uscita dall'UE da parte della Gran Bretagna spacca l'Europa, ma il terremoto è anche interno. A tenere banco non ci sono soltanto le dimissioni "virtuali" di Cameron in mattinata, ma anche i sentimenti pro o contro Unione che ora potrebbero esplodere in nuove richieste di referendum, indipendenza o secessione. Le prime richieste sono già arrivate, a caldo, dalla Scozia e anche dall'Irlanda del Nord.
La situazione nella Scozia, unita anche territorialmente all'Inghilterra e al Galles, rischia di reindirizzare i cittadini alle urne. Due anni fa, infatti, al referendum indipendentista lanciato dall'allora premier nazionalista Alex Salmond, si votò contro l'addio a Londra. Ora, nonostante ieri tutti le 32 circoscrizioni abbiano scelto in blocco l'Europa e Bruxelles, si ritrova fuori dall'Unione, contro la sua volontà popolare.
Davanti alle telecamere di ITV, l'ex primo ministro è tornato alla carica: "Ora un altro referendum per uscire dal Regno Unito". Gli fa eco l'attuale premier Sturgeon: "La Scozia ha consegnato un voto chiaro, senza equivoci, per la permanenza nella Ue e accolgo con favore questo sostegno al nostro status europeo".
Tesa anche l'atmosfera in Irlanda del Nord, dove la Brexit potrebbe rimettere in gioco gli accordi che avevano posto un termine a decenni di sanguinosa guerra civile. Anche qui s'invoca il referendum, stavolta per la riunificazione delle due Irlande, dal momento che Dublino continua ad appartenere all'Unione Europea.
Martin McGuinness, storico leader del partito nazionalista irlandese Sinn Féin ed ex affiliato dell'Ira, invoca il parere dei cittadini dell'Ulster e spiega che la Brexit avrà "enormi conseguenze per l'intera isola d'Irlanda, che andrebbero contro le aspettative democratiche del popolo. E l'elettorato dovrebbe avere il diritto di votare per mantenere un ruolo nell'Ue".
L'uscita dall'UE da parte della Gran Bretagna spacca l'Europa, ma il terremoto è anche interno. A tenere banco non ci sono soltanto le dimissioni "virtuali" di Cameron in mattinata, ma anche i sentimenti pro o contro Unione che ora potrebbero esplodere in nuove richieste di referendum, indipendenza o secessione. Le prime richieste sono già arrivate, a caldo, dalla Scozia e anche dall'Irlanda del Nord.
La situazione nella Scozia, unita anche territorialmente all'Inghilterra e al Galles, rischia di reindirizzare i cittadini alle urne. Due anni fa, infatti, al referendum indipendentista lanciato dall'allora premier nazionalista Alex Salmond, si votò contro l'addio a Londra. Ora, nonostante ieri tutti le 32 circoscrizioni abbiano scelto in blocco l'Europa e Bruxelles, si ritrova fuori dall'Unione, contro la sua volontà popolare.
Davanti alle telecamere di ITV, l'ex primo ministro è tornato alla carica: "Ora un altro referendum per uscire dal Regno Unito". Gli fa eco l'attuale premier Sturgeon: "La Scozia ha consegnato un voto chiaro, senza equivoci, per la permanenza nella Ue e accolgo con favore questo sostegno al nostro status europeo".
Tesa anche l'atmosfera in Irlanda del Nord, dove la Brexit potrebbe rimettere in gioco gli accordi che avevano posto un termine a decenni di sanguinosa guerra civile. Anche qui s'invoca il referendum, stavolta per la riunificazione delle due Irlande, dal momento che Dublino continua ad appartenere all'Unione Europea.
Martin McGuinness, storico leader del partito nazionalista irlandese Sinn Féin ed ex affiliato dell'Ira, invoca il parere dei cittadini dell'Ulster e spiega che la Brexit avrà "enormi conseguenze per l'intera isola d'Irlanda, che andrebbero contro le aspettative democratiche del popolo. E l'elettorato dovrebbe avere il diritto di votare per mantenere un ruolo nell'Ue".
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