La consultazione referendaria in cui sono stati chiamati al voto 46,5 milioni di cittadini britannici ha visto prevalere i "Leave" sul "Remain" per pochi decisivi punti percentuali. Una svolta non solo per il Regno Unito ma anche l’Unione Europea tutta, che ora affronta uno scenario politico inedito, mentre i mercati finanziari vengono scossi dall'esito elettorale. Sterlina ai minimi storici.
È stato un testa a testa con continui ribaltamenti di fronte: alla fine ha vinto il Leave sul Remain e la Gran Bretagna è fuori dalla Ue. Alta l'affluenza alle urne: ha votato il 72,2% dei cittadini. Il voto, oltre a far precipitare il Regno Unito nell'incertezza, rappresenta una sconfitta pesante per i fautori di una maggiore integrazione europea e rischia di innescare un effetto domino in altri Paesi.
Notte travagliata per la finanza internazionale. La sterlina, dopo un avvio iniziale trionfante sulla scia dei sondaggi (volata ai massimi dal 2015, sfiorando gli 1,50 dollari), è crollata nella notte man mano che arrivavano i dati del vantaggio del "leave" dalla Ue, segnando un calo del 5% sul dollaro e arrivando a sfiorare 1,33: un crollo che ha superato quello del 1985.
Anche l'euro risente della notte di incertezza e tensione: è scivolato sotto quota 1,10 dollari da un massimo di oltre 1,14 toccato dopo la chiusura delle urne. E' il livello più basso dallo scorso marzo.
Doccia fredda pure sui contratti futures sull'indice Ftse della Borsa di Londra e sugli indici di Wall Street: i derivati sono in caduta libera negli scambi con conseguenze anche sulla tenuta della sterlina. In calo anche le quotazioni del petrolio.
Si profila un'apertura pesantissima per le Borse europee. I futures sugli indici di Borsa continentali indicano un calo di ben 10 punti percentuali per l'indice Ftse Mib di Piazza Affari. Male anche il Dax30 di Francoforte in calo anch'esso del 10% mentre il Cac 40 di Parigi cede l'11 per cento. Leggermente più contenute le perdite dell'indice Ftse 100 di Londra che perde oltre l'8 per cento.
Intanto Moritz Kraemer, responsabile dei rating per Standard & Poor's ha definito "insostenibile" il rating massimo AAA detenuto da Londra. Si profila un taglio.
Scenario futuro. Mentre si registrano code ai centri di cambio valuta, con gli inglesi che scambiano le proprie sterline per dollari americani, il leader del Ppe Manfred Weber reagisce così al verdetto referendario: "Rispettiamo e deploriamo la decisione degli elettori britannici" che "provoca un danno maggiore a entrambe le parti, ma in prima battuta alla Gran Bretagna", per questo "non ci può essere nessun trattamento speciale per il Regno Unito", così "i negoziati di uscita devono concludersi entro due anni".
Nel peggiore delle ipotesi, ed ora non più scartabile, in futuro si profila un freno sulla crescita, la fuga verso i grandi portafogli, una volatilità estrema con il rendimento del BTp decennale proiettato secondo gli addetti ai lavori verso nuovi massimi per il 2016, quindi oltre l'1,70% toccato durante l'anno.
I Bund secondo Mizuho si dirigeranno verso un nuovo minimo a - 0,20%. E poi chissà se i titoli di stato tedeschi decennali andranno oltre questo livello che era già previsto da altri trader per questo fine anno, senza Brexit, solo per la forza del Qe della Bce.
Il mercato dovrà stabilizzarsi, ma non è possibile prevedere ora su quali livelli e tenuto conto degli interventi in corso e straordinari nuovi che potrebbero essere messi subito in campo dalla Bce.
È stato un testa a testa con continui ribaltamenti di fronte: alla fine ha vinto il Leave sul Remain e la Gran Bretagna è fuori dalla Ue. Alta l'affluenza alle urne: ha votato il 72,2% dei cittadini. Il voto, oltre a far precipitare il Regno Unito nell'incertezza, rappresenta una sconfitta pesante per i fautori di una maggiore integrazione europea e rischia di innescare un effetto domino in altri Paesi.
Notte travagliata per la finanza internazionale. La sterlina, dopo un avvio iniziale trionfante sulla scia dei sondaggi (volata ai massimi dal 2015, sfiorando gli 1,50 dollari), è crollata nella notte man mano che arrivavano i dati del vantaggio del "leave" dalla Ue, segnando un calo del 5% sul dollaro e arrivando a sfiorare 1,33: un crollo che ha superato quello del 1985.
Anche l'euro risente della notte di incertezza e tensione: è scivolato sotto quota 1,10 dollari da un massimo di oltre 1,14 toccato dopo la chiusura delle urne. E' il livello più basso dallo scorso marzo.
Doccia fredda pure sui contratti futures sull'indice Ftse della Borsa di Londra e sugli indici di Wall Street: i derivati sono in caduta libera negli scambi con conseguenze anche sulla tenuta della sterlina. In calo anche le quotazioni del petrolio.
Si profila un'apertura pesantissima per le Borse europee. I futures sugli indici di Borsa continentali indicano un calo di ben 10 punti percentuali per l'indice Ftse Mib di Piazza Affari. Male anche il Dax30 di Francoforte in calo anch'esso del 10% mentre il Cac 40 di Parigi cede l'11 per cento. Leggermente più contenute le perdite dell'indice Ftse 100 di Londra che perde oltre l'8 per cento.
Intanto Moritz Kraemer, responsabile dei rating per Standard & Poor's ha definito "insostenibile" il rating massimo AAA detenuto da Londra. Si profila un taglio.
Scenario futuro. Mentre si registrano code ai centri di cambio valuta, con gli inglesi che scambiano le proprie sterline per dollari americani, il leader del Ppe Manfred Weber reagisce così al verdetto referendario: "Rispettiamo e deploriamo la decisione degli elettori britannici" che "provoca un danno maggiore a entrambe le parti, ma in prima battuta alla Gran Bretagna", per questo "non ci può essere nessun trattamento speciale per il Regno Unito", così "i negoziati di uscita devono concludersi entro due anni".
Nel peggiore delle ipotesi, ed ora non più scartabile, in futuro si profila un freno sulla crescita, la fuga verso i grandi portafogli, una volatilità estrema con il rendimento del BTp decennale proiettato secondo gli addetti ai lavori verso nuovi massimi per il 2016, quindi oltre l'1,70% toccato durante l'anno.
I Bund secondo Mizuho si dirigeranno verso un nuovo minimo a - 0,20%. E poi chissà se i titoli di stato tedeschi decennali andranno oltre questo livello che era già previsto da altri trader per questo fine anno, senza Brexit, solo per la forza del Qe della Bce.
Il mercato dovrà stabilizzarsi, ma non è possibile prevedere ora su quali livelli e tenuto conto degli interventi in corso e straordinari nuovi che potrebbero essere messi subito in campo dalla Bce.
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