A 24 ore dall'attacco di Istanbul, per il quale l'Isis è considerato il principale indiziato, almeno 40 veicoli sono stati distrutti dall'aviazione americana. Si tratterebbe del raid più efficace contro i jihadisti
Le immagini scattate dall'alto ricordano quelle della Guerra del Golfo: file interminabili di mezzi, almeno 1400 fra camion, blindati e tank inceneriti dall'aviazione americana sull'autostrada fra il Kuwait e Bassora. Allora il nemico era Saddam Hussein, oggi è l'Isis. Stavolta, i raid aerei americani hanno ucciso almeno 250 combattenti dello Stato Islamico in un convoglio che si muoveva fuori da Falluja, in Iraq.
Lo riporta la stampa statunitense, sottolineando che negli attacchi sono stati distrutti 40 veicoli. Si tratta - con questi numeri - del maggiore attacco mai scagliato contro i miliziani del califfato.
Secondo fonti militari, un gran numero di miliziani erano radunati nell'area di al-Ruwaila per attraversare il deserto fino alla cittadina di al-Qaim, provincia di Anbar, al confine siriano, ancora saldamente in mano al califfato. I miliziani sopravvissuti all'attacco sarebbero fuggiti verso i vicini laghi Razzaza e Habbaniya.
La colonna è stata individuata dall'Intelligence e dagli aerei della coalizione, americani e iracheni, e completamente distrutta. Nelle foto si vedono decine e decine di mezzi carbonizzati. È stato il Pentagono a parlare di "40 veicoli distrutti e 250 miliziani uccisi". Secondo Baghdad, invece, sarebbero oltre cento i veicoli colpiti e centinaia di combattenti eliminati.
Un colpo, secondo la CIA, si è reso necessario per fiaccare il morale delle truppe del sedicente Stato Islamico, ma la strada è ancora lunga: "L'abilità dell'Is di diffondere la sua propaganda, così come la sua capacità di promuovere attentati, su questo fronte dobbiamo ancora fare molta strada".
Fallito, invece, il blitz dei ribelli siriani moderati per impossessarsi del valico fra Siria e Iraq di Abu Kamal. Circa 800 uomini sono stati respinti dalla guarnigione islamista nonostante l’appoggio aereo: 40 combattenti sono stati uccisi, altrettanti catturati, gli altri si sono ritirati nella zona desertica verso il confine con la Giordania.
Le immagini scattate dall'alto ricordano quelle della Guerra del Golfo: file interminabili di mezzi, almeno 1400 fra camion, blindati e tank inceneriti dall'aviazione americana sull'autostrada fra il Kuwait e Bassora. Allora il nemico era Saddam Hussein, oggi è l'Isis. Stavolta, i raid aerei americani hanno ucciso almeno 250 combattenti dello Stato Islamico in un convoglio che si muoveva fuori da Falluja, in Iraq.
Lo riporta la stampa statunitense, sottolineando che negli attacchi sono stati distrutti 40 veicoli. Si tratta - con questi numeri - del maggiore attacco mai scagliato contro i miliziani del califfato.
Secondo fonti militari, un gran numero di miliziani erano radunati nell'area di al-Ruwaila per attraversare il deserto fino alla cittadina di al-Qaim, provincia di Anbar, al confine siriano, ancora saldamente in mano al califfato. I miliziani sopravvissuti all'attacco sarebbero fuggiti verso i vicini laghi Razzaza e Habbaniya.
La colonna è stata individuata dall'Intelligence e dagli aerei della coalizione, americani e iracheni, e completamente distrutta. Nelle foto si vedono decine e decine di mezzi carbonizzati. È stato il Pentagono a parlare di "40 veicoli distrutti e 250 miliziani uccisi". Secondo Baghdad, invece, sarebbero oltre cento i veicoli colpiti e centinaia di combattenti eliminati.
Un colpo, secondo la CIA, si è reso necessario per fiaccare il morale delle truppe del sedicente Stato Islamico, ma la strada è ancora lunga: "L'abilità dell'Is di diffondere la sua propaganda, così come la sua capacità di promuovere attentati, su questo fronte dobbiamo ancora fare molta strada".
Fallito, invece, il blitz dei ribelli siriani moderati per impossessarsi del valico fra Siria e Iraq di Abu Kamal. Circa 800 uomini sono stati respinti dalla guarnigione islamista nonostante l’appoggio aereo: 40 combattenti sono stati uccisi, altrettanti catturati, gli altri si sono ritirati nella zona desertica verso il confine con la Giordania.
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