Lo scioglimento dei ghiacciai ha raggiunto livelli “allarmanti”. Governo ed esercito impegnati sulle rive del lago Imja Tsho, il più alto al mondo, che minaccia la sopravvivenza di accampamenti e villaggi. L’obiettivo è aprire un canale per lo scorrimento controllato delle acque. Il premier annuncia politiche di sviluppo sostenibile. Ma gli ambientalisti chiedono maggiore impegno.
di Christopher Sharma
Kathmandu (AsiaNews) - Cambiamenti climatici, surriscaldamento globale e scioglimento dei ghiacciai hanno causato un innalzamento a livelli ormai preoccupanti delle acque dei laghi montani in Nepal, in particolare sulle pendici del monte Everest. Governo ed esercito hanno concentrato le loro attenzioni attorno al lago Imja Tsho, il più alto al mondo, che minaccia la vita e la sopravvivenza di decine di accampamenti e villaggi nelle aree sottostanti.
Da qui la decisione di cercare di “drenare almeno in parte” il volume d’acqua, anche se l’operazione si presenta difficile.
Ambiente e sviluppo, natura e progetti sostenibili, cambiamenti climatici e conservazione dell’ecosistema sono da tempo temi di stretta attualità nella regione dell’Himalaya, dove il livello dei ghiacciai si sta sciogliendo a un “livello allarmante” secondo gli esperti.
Fra i molti laghi originati dal fenomeno vi è quello di Imja Tsho, situato a poco più di 5mila metri di altezza, circa 10 km a sud della vetta dell’Everest; esso registra il più alto tasso di crescita fra i laghi glaciali della regione, in 25 anni è più che raddoppiato e ha raggiunto un chilometro quadrato di superficie. Gli argini sono a rischio tenuta e gli esperti avvertono del pericolo di straripamenti nel breve futuro.
L’esercito è impegnato nella zona nelle operazioni di apertura di un canale e l’inserimento di una paratia meccanica, per favorire il deflusso delle acqua, ma l’operazione presenta un notevole grado di difficoltà. Il progetto si dovrebbe concludere entro la fine dell’anno ed è finalizzato all’abbassamento di almeno tre metri del livello delle acque. Tuttavia, tecnici e ambientalisti sottolineano che - in caso di fallimento - sarebbe a rischio la vita di almeno 56mila persone che vivono nei villaggi sottostanti, su cui pende la minaccia di devastanti inondazioni.
In Nepal vi sono almeno 3mila laghi ghiacciati, sette dei quali si presentano in condizioni di “grande pericolo”. Inoltre, uno studio pubblicato lo scorso anno mostra che - entro la fine del secolo - potrebbe scomparire fino al 70% dei ghiacciai della regione dell’Everest. Del resto fra il 1977 e il 2010 sono già scomparsi oltre un quarto dei ghiacciai presenti fino ad allora nel Paese himalayano.
Il 5 giugno scorso, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ambiente, il premier nepalese Khadga Prasad Sharma Oli ha insistito con forza sull’importanza di politiche volte alla tutela dell’ambiente, che devono andare di pari passo con uno sviluppo “sostenibile” del Paese. Gli sforzi compiuti sinora, ha aggiunto, “non sono sufficienti”.
Bhusan Tuladhar, ambientalista nepalese di primo piano, punta il dito contro l’inquinamento della capitale Kathmandu, soffocata dai veicoli e da emissioni inquinanti che hanno trasformato “il nostro cielo in grigio e nuvoloso”. “Il governo - aggiunge - non dovrebbe solo celebrare la giornata per l’ambiente, ma applicare con rigore le politiche di tutela e le promesse fatte”. Gli fa eco Arnico Pandey, studioso di clima e di ambiente montano, secondo cui agli agenti inquinanti della capitale vanno sommati “gli incendi boschivi e agricoli” e “una corrente di aria inquinata” proveniente da sud e che si deposita nella vallata di Kathmandu, dove sono attive ancora oggi oltre 120 fornaci. A livello globale, conclude lo studioso, il Nepal emette solo lo 0,025% del totale di gas serra, ma è fra le nazioni più vulnerabili (al quarto posto) in termini di cambiamento climatico.
di Christopher Sharma
Kathmandu (AsiaNews) - Cambiamenti climatici, surriscaldamento globale e scioglimento dei ghiacciai hanno causato un innalzamento a livelli ormai preoccupanti delle acque dei laghi montani in Nepal, in particolare sulle pendici del monte Everest. Governo ed esercito hanno concentrato le loro attenzioni attorno al lago Imja Tsho, il più alto al mondo, che minaccia la vita e la sopravvivenza di decine di accampamenti e villaggi nelle aree sottostanti.
Da qui la decisione di cercare di “drenare almeno in parte” il volume d’acqua, anche se l’operazione si presenta difficile.
Ambiente e sviluppo, natura e progetti sostenibili, cambiamenti climatici e conservazione dell’ecosistema sono da tempo temi di stretta attualità nella regione dell’Himalaya, dove il livello dei ghiacciai si sta sciogliendo a un “livello allarmante” secondo gli esperti.
Fra i molti laghi originati dal fenomeno vi è quello di Imja Tsho, situato a poco più di 5mila metri di altezza, circa 10 km a sud della vetta dell’Everest; esso registra il più alto tasso di crescita fra i laghi glaciali della regione, in 25 anni è più che raddoppiato e ha raggiunto un chilometro quadrato di superficie. Gli argini sono a rischio tenuta e gli esperti avvertono del pericolo di straripamenti nel breve futuro.
L’esercito è impegnato nella zona nelle operazioni di apertura di un canale e l’inserimento di una paratia meccanica, per favorire il deflusso delle acqua, ma l’operazione presenta un notevole grado di difficoltà. Il progetto si dovrebbe concludere entro la fine dell’anno ed è finalizzato all’abbassamento di almeno tre metri del livello delle acque. Tuttavia, tecnici e ambientalisti sottolineano che - in caso di fallimento - sarebbe a rischio la vita di almeno 56mila persone che vivono nei villaggi sottostanti, su cui pende la minaccia di devastanti inondazioni.
Il 5 giugno scorso, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’ambiente, il premier nepalese Khadga Prasad Sharma Oli ha insistito con forza sull’importanza di politiche volte alla tutela dell’ambiente, che devono andare di pari passo con uno sviluppo “sostenibile” del Paese. Gli sforzi compiuti sinora, ha aggiunto, “non sono sufficienti”.
Bhusan Tuladhar, ambientalista nepalese di primo piano, punta il dito contro l’inquinamento della capitale Kathmandu, soffocata dai veicoli e da emissioni inquinanti che hanno trasformato “il nostro cielo in grigio e nuvoloso”. “Il governo - aggiunge - non dovrebbe solo celebrare la giornata per l’ambiente, ma applicare con rigore le politiche di tutela e le promesse fatte”. Gli fa eco Arnico Pandey, studioso di clima e di ambiente montano, secondo cui agli agenti inquinanti della capitale vanno sommati “gli incendi boschivi e agricoli” e “una corrente di aria inquinata” proveniente da sud e che si deposita nella vallata di Kathmandu, dove sono attive ancora oggi oltre 120 fornaci. A livello globale, conclude lo studioso, il Nepal emette solo lo 0,025% del totale di gas serra, ma è fra le nazioni più vulnerabili (al quarto posto) in termini di cambiamento climatico.
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