lunedì, giugno 27, 2016
Partito sempre più spaccato fra la componente centrista – vicina a Tony Blair – e quella vicina all'attuale leader laburista. In giornata prevista la sfiducia, intanto si dimette quasi tutto il governo ombra. In programma nuove primarie a cui anche Corbyn parteciperà.

Più di 20 ministri del governo ombra laburista, quindi il più stretto entourage di Jeremy Corbyn, hanno rinunciato alla poltrona, chiedendone le dimissioni. Indiscrezioni vicine al leader laburista lasciano trapelare un clima di profonda sfiducia intorno a lui, sufficiente a farlo concretamente muovere verso l'abbandono. Anche l’elettorato del partito d'opposizione non lo vedrebbe più con lo stesso favore di qualche mese fa.

Poca passione e poco impegno. Non è altro che un ulteriore effetto del voto sulla Brexit, che ha visto i laburisti spaccati e Corbyn pesantemente criticato per la scarsa spinta europeista che è stato in grado di imprimere alla campagna per il "Remain".

Il partito così sembra sempre più spaccato fra la componente centrista – blairiana – e quella vicina al leader. Una guerra interna che in realtà nei mesi precedenti il referendum della Brexit è sempre stata sotto traccia, con l’ex primo ministro Tony Blair che ha accusato più volte Corbyn di essere "dannoso" per il Labour e per l’opposizione del Regno Unito.

Così, il comitato ristretto sarà chiamato a discutere una mozione di sfiducia contro lo stesso Corbyn e a votare su di essa.

Nel pomeriggio, infine, il leader del Labour dovrebbe anche il premier dimissionario conservatore, David Cameron, in un faccia a faccia a Westminster per una sessione speciale sulla crisi del Regno Unito, nella quale, prevedibilmente, i due si accuseranno a vicenda di non aver fatto abbastanza. Ma a questo punto può succedere davvero di tutto.

Insomma, sembra che la politica inglese, fra tracollo della sterlina, mercato in emergenza, spostamenti di pedine e poltrone da ricoprire, stia affrontando una situazione del tutto inedita nella sua storia.


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