Dopo la notizia shock della sua nuova positività ai test antidoping, il marciatore bolzanino in conferenza stampa racconta la sua verità ed attacca: "Andrò fino in fondo per chiarire tutto".
"Come quattro anni fa, sono qua". Ancora a Bolzano, ancora per una positività all'antidoping. Allora davanti alle telecamere si consumò lo psicodramma di Alex Schwazer, che in lacrime ammise tutto: l'Epo assunto sotto l'enorme pressione psicologica di dover vincere a tutti i costi. Anche stavolta il doping inchioda l'atleta bolzanino, distruggendo il tentativo di provare a ripartire, puntando ai Giochi.
La straordinaria prestazione del maggio scorso, che lo aveva riportato nel mondo dell'atletica, il suo mondo, che ora rischia di perdere definitivamente.
All'hotel Laurin di Bolzano, presenti i suoi avvocati Giuseppe Sorcinelli e Gerhard Brandstaetter, la manager Giulia Mancini e l'allenatore Sandro Donati, il simbolo della lotta al doping che lo aveva letteralmente raccolto dalla polvere, e lui, Schwazer, volto tirato, aria di sfida:"Voglio essere molto sintetico, per evitare di essere accusato di fare teatro".
"Oggi non ci saranno scuse perché non ho commesso alcun errore, allora ho sbagliato, stavolta no", inizia battagliero l'atleta, "Non ho fatto nessun errore. Anzi, da un anno e mezzo con tanta fatica sto allenandomi con grande professionalità, chiedendo a Donati di aiutarmi nel fare il possibile per far sì che il mio ritorno sia pulito".
"È la peggiore cosa che poteva accadermi", Schwazer non si nasconde, evidentemente non ne sente il bisogno stavolta, anzi va all'attacco, come se davanti a sé avesse ancora i chilometri di fuoco di quel pomeriggio ad Atene dodici anni fa: "Vi posso assicurare che in questa storia si andrà fin in fondo, perché io ho investito troppo in questo ritorno, e con me chi mi sta vicino".
"Siamo di fronte a una vicenda sporca, di sicuro faremo subito una denuncia penale contro ignoti", ha dichiarato l'avvocato Brandstaetter. "Non possiamo accettare tutto questo - ha aggiunto - è ingiusto. Alex in questa vicenda non ha alcuna responsabilità, cercheremo di acclarare la verità. La vicenda è strana: una prova a gennaio negativa e a maggio dopo che ha vinto a Roma risulta positiva con sostanze anaboliche che nulla hanno a che fare con sport di resistenza".
Intervenuto anche l'allenatore Sandro Donati, in prima linea per difendere il ragazzo su cui ha deciso di scommettere: "Alex è l'idendikit perfetto dell'atleta che si dopo all'insaputa dell'allenatore e di chi gli sta accanto. Quindi avrei potuto abbandonarlo dicendo che non me ne ero accorto. Questo non accadrà mai. Non avete idea di quante ingiurie stanno arrivando: ognuno si specchierà con quanto sta dicendo".
L'ultimo colpo lo rifila lo stesso Schwazer: "Non mollo di fronte a questa ostilità, probabilmente qualcuno non vuole che io vada all'Olimpiade. La positività è datata 13 maggio, su analisi fatte il 1° gennaio e mi hanno informato il 21 giugno. I tempi sono stretti, ma ci provo, perché tutto questo è ingiusto". "So benissimo che un atleta già trovato positivo non è credibile. Però ricordo con chi sto lavorando: Donati ha impiegato una vita a lottare contro il doping. Pensateci due volte prima di attaccare lui e chi ha lavorato con me", ha chiuso. Proprio la credibilità sarà la prima salita che il bolzanino dovrà affrontare.
"Come quattro anni fa, sono qua". Ancora a Bolzano, ancora per una positività all'antidoping. Allora davanti alle telecamere si consumò lo psicodramma di Alex Schwazer, che in lacrime ammise tutto: l'Epo assunto sotto l'enorme pressione psicologica di dover vincere a tutti i costi. Anche stavolta il doping inchioda l'atleta bolzanino, distruggendo il tentativo di provare a ripartire, puntando ai Giochi.
La straordinaria prestazione del maggio scorso, che lo aveva riportato nel mondo dell'atletica, il suo mondo, che ora rischia di perdere definitivamente.
All'hotel Laurin di Bolzano, presenti i suoi avvocati Giuseppe Sorcinelli e Gerhard Brandstaetter, la manager Giulia Mancini e l'allenatore Sandro Donati, il simbolo della lotta al doping che lo aveva letteralmente raccolto dalla polvere, e lui, Schwazer, volto tirato, aria di sfida:"Voglio essere molto sintetico, per evitare di essere accusato di fare teatro".
"Oggi non ci saranno scuse perché non ho commesso alcun errore, allora ho sbagliato, stavolta no", inizia battagliero l'atleta, "Non ho fatto nessun errore. Anzi, da un anno e mezzo con tanta fatica sto allenandomi con grande professionalità, chiedendo a Donati di aiutarmi nel fare il possibile per far sì che il mio ritorno sia pulito".
"È la peggiore cosa che poteva accadermi", Schwazer non si nasconde, evidentemente non ne sente il bisogno stavolta, anzi va all'attacco, come se davanti a sé avesse ancora i chilometri di fuoco di quel pomeriggio ad Atene dodici anni fa: "Vi posso assicurare che in questa storia si andrà fin in fondo, perché io ho investito troppo in questo ritorno, e con me chi mi sta vicino".
"Siamo di fronte a una vicenda sporca, di sicuro faremo subito una denuncia penale contro ignoti", ha dichiarato l'avvocato Brandstaetter. "Non possiamo accettare tutto questo - ha aggiunto - è ingiusto. Alex in questa vicenda non ha alcuna responsabilità, cercheremo di acclarare la verità. La vicenda è strana: una prova a gennaio negativa e a maggio dopo che ha vinto a Roma risulta positiva con sostanze anaboliche che nulla hanno a che fare con sport di resistenza".
Intervenuto anche l'allenatore Sandro Donati, in prima linea per difendere il ragazzo su cui ha deciso di scommettere: "Alex è l'idendikit perfetto dell'atleta che si dopo all'insaputa dell'allenatore e di chi gli sta accanto. Quindi avrei potuto abbandonarlo dicendo che non me ne ero accorto. Questo non accadrà mai. Non avete idea di quante ingiurie stanno arrivando: ognuno si specchierà con quanto sta dicendo".
L'ultimo colpo lo rifila lo stesso Schwazer: "Non mollo di fronte a questa ostilità, probabilmente qualcuno non vuole che io vada all'Olimpiade. La positività è datata 13 maggio, su analisi fatte il 1° gennaio e mi hanno informato il 21 giugno. I tempi sono stretti, ma ci provo, perché tutto questo è ingiusto". "So benissimo che un atleta già trovato positivo non è credibile. Però ricordo con chi sto lavorando: Donati ha impiegato una vita a lottare contro il doping. Pensateci due volte prima di attaccare lui e chi ha lavorato con me", ha chiuso. Proprio la credibilità sarà la prima salita che il bolzanino dovrà affrontare.
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