mercoledì, luglio 20, 2016
Un bambino palestinese, è stato decapitato da un gruppo ribelle appartenente al 'Free Syrian Army', considerato 'ribelle moderato' dall'occidente. E successo ieri a nord di Aleppo nel campo profughi di Ein El Tal.

                                              di Patrizio Ricci

Ieri un bambino è stato decapitato da una unità appartenente alle milizie antigovernative. Si tratta di Abdallah Issa, un bambino palestinese di 12 anni. E’ stato accusato di collaborare con la milizia palestinese Liwa al-Quds, che opera ad Aleppo a fianco all'esercito siriano. Probabilmente il bambino aveva fraternizzato con gli uomini della forza palestinese; l'esecuzione è stata  resa ancora più impressionante e surreale per la macabra atmosfera di irridente divertimento degli uomini protagonisti del massacro. La vile esecuzione è avvenuta a  nord di Aleppo nel quartiere di Handarat, nel campo profughi palestinese Ein El Tal.

Secondo numerose fonti in rete (che riportano anche il video della decapitazione), chi ha ucciso il bambino, è il gruppo Hrakat Nour al Dir El Zinki. Questa milizia, alleata con il Free Syrian Army e l’Islamic Front è una dei più importanti raggruppamenti anti-governativi esistenti ad Aleppo. Ha ricevuto il maggiore sostegno finanziario dall’ Arabia Saudita nel 2014, successivamente si è unita al Fronte Levante, una vasta coalizione di gruppi ribelli  islamici che operano in Aleppo. La formazione ha anche ricevuto aiuti finanziari da parte degli Stati Uniti, nel contesto di  un programma sostenuto dalla CIA per sostenere i gruppi 'ribelli moderati'.

E' chiaro che una guerra non giustifica tanta crudeltà che non si ferma neanche di fronte ad un bambino. Sconcerta che anche di fronte a episodi così efferati ed inumani, l’occidente continua imperterrito ad usare, per indicare chi compie questi atti, ancora la parola ‘ribelli’. Non solo: classifica chi li compie come 'moderati' e sostiene che Assad 'se ne deve andare' per far posto a individui di questa risma. Essi rappresenterebbero ‘il nuovo che avanza’, gli alleati da proteggere, in sostanza il futuro migliore e radioso per i siriani.
Triste che anche il nostro paese abbraccia questa retorica. Le conseguenze di questo giudizio sono di questo tipo: terrorismo, dentro o fuori casa. Sempre, se nel prendere le proprie decisioni, non si tiene conto della realtà e non ci si basa su elementi oggettivi, le conseguenze molto gravi: il mantenimento dell’embargo che priva dell’essenziale un popolo già allo stremo, è certamente una di queste conseguenze.

Vista la reazione dopo la diffusione del video in rete e la conseguente unanime reazione sdegnata, il gruppo Nour al-Din al-Zenki si è precipitato a diffondere un comunicato su twitter in cui dice che punirà i responsabili del barbaro omicidio. Pesa comunque su questo gruppo una lunga serie di rapimenti, torture a giornalisti ed operatori umanitari avvenuti ad Aleppo tra il 2014 ed il 2015. Inoltre, al-Zenki è responsabile, come tutte le altre milizie, dei tiri  sulle zone residenziali di Aleppo che causano centinaia di vittime innocenti.


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