venerdì, luglio 01, 2016
Enrico ruggeri racconta la storia dell’atleta che conquistò 9 ori olimpici. Oggi, venerdì 1 luglio, alle 15.30 a Il Falco e il Gabbiano su Radio 24.

“Uno dei più grandi sportivi del ‘900. Ha vinto tutto quello che c’era da vincere, ori olimpici e mondiali. Il figlio del vento l’hanno chiamato”: così Enrico Ruggeri annuncia in video (link) la puntata di domani, venerdì 1 luglio, de Il Falco e il Gabbiano, in onda alle 15.30 su Radio 24 dedicata a Carl Lewis.

Carl Lewis nasce il 1 luglio 1961 a Birmingham in Alabama, e cresce a pane e sport nel New Jersey con i genitori che fondano un club di atletica locale, cosa che influenza Carl in modo determinante. Il suo vero talento, però, è la determinazione.

Infatti si dice che Carl fosse piccolo, magro ed esile e non fosse portato per lo sport, tanto che i genitori all’inizio lo spronano a studiare musica. Il ragazzo è talmente deciso che prova e riprova atletica leggera nel cortile di casa fino ai 13 anni, quando gareggia nelle competizioni scolastiche nella disciplina del salto in lungo. Da quel momento inizia a emergere come promettente atleta e a 15 anni il suo fisico si sviluppa improvvisamente.

Pochi giorni dopo il diploma di scuola superiore, nel 1979, Lewis batte il record di salto in lungo della scuola con un salto di 8,13 m, e alla fine dell’anno ottiene il quinto posto nella classifica mondiale per il salto in lungo. Carl è un ragazzo normale che ha una vita fatta di amici, passeggiate con il cane Natasha e videogames, un ragazzo che però alla fine del 1980 si ritrova già tra i primi dieci atleti al mondo nelle classifiche del salto in lungo. Nel 1981 diventa numero 1 al mondo nei 100 metri e due anni più tardi ai Mondiali di atletica di Helsinki conquista la medaglia d'oro nei 100 m piani, nel salto in lungo e nella staffetta 4×100 m.

La sua carriera prende il volo e si conclude con nove ori olimpici e un argento, mentre ai Mondiali conquista otto ori, un argento e un bronzo, per un totale di venti medaglie nelle due competizioni più importanti. Eppure, sebbene abbia emulato le gesta di Jesse Owens, i grandi brand non si interessano a lui e secondo alcuni biografi il motivo risale a una sua monografia comparsa su Sports Illustrated alla vigilia dei Giochi, in cui tra le righe si speculava sulla sua ambigua sessualità, fattore che ha scoraggiato potenziali sponsor.

Oggi dopo aver provato ad essere un cantante, un attore e anche un aspirate politico, Carl è tornato a tempo pieno sulla pista nel ruolo di coach presso la sua vecchia università, la Houston University e trascorre le sue giornate a spiegare ai giovani che il talento si coltiva con pazienza e sacrificio: “Adesso sono forse nella storia, ma non m'interessa di restare nella storia per un giorno. Preferisco restare come insegnante di atletica e, spero, di vita”.
Per l’ascolto: www.radio24.it
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