venerdì, luglio 01, 2016
Terminate le operazioni di recupero del peschereccio inabissato nell'Aprile del 2015 in cui morirono 700 persone. Centinaia i corpi ancora intrappolati per quella che è considerata la più grande tragedia del Mediterraneo. Dal Cardinale un appello: "L'Europa cambi politica".


di Dario Cataldo

Una tragedia senza fine quella del relitto affondato nelle acque del Mediterraneo lo scorso Aprile. Adesso nella rada del porto di Augusta, in Sicilia, si passa all'esame dei corpi non ancora identificati durante il recupero dell'imbarcazione. Dal Cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, un chiaro messaggio affinché non si verifichino più tali catastrofi.

Dichiara il Prelato: "E’ una tragedia: ancora una tragedia, e non sarà l’ultima, purtroppo! Certo, non è colpa di nessuno, almeno a livello istituzionale. Mi auguro - continua Vegliò - che queste cose tragiche che avvengono diano un po’ un risveglio alla popolazione, perché purtroppo in Italia ancora c’è gente che assolutamente non ne vuole sapere di questi fenomeni: li rigetta come fossero dei peccati, come fossero delle cose orribili, i migranti non li vogliono avere tra i piedi! Ecco: io mi auguro che questo che sta avvenendo smuova un po’ questa stupida mentalità di rigetto. Gente che lascia tutto, nella sofferenza, spendendo soldi, mettendo a rischio la propria vita per fare che? Per cercare di vivere in un modo migliore: tutti hanno diritto di vivere in un modo migliore, tutti hanno diritto a emigrare".

Il passo successivo sarà l'esame presso il laboratorio di Antropologia forense dell'università di Milano, per cercare di risalire all'identità dei migranti intrappolati nel peschereccio. La speranza è quella di di esaminare i corpi e creare un network di informazioni per risalire all’identità dei deceduti.

Conclude il Cardinale in merito a tale pratica per ridare dignità a chi l'ha persa in mare a causa di politiche scellerate: "Sì è un gesto di grande pietà cristiana, perché io credo che molti di questi 700 e più avessero dei parenti, degli amici, dei familiari – forse – che erano già in Europa. Almeno dare a questi che li attendevano e che purtroppo non li potranno più vedere, almeno la consolazione di identificare i loro corpi. Grande umanità e, aggiungo, pietà cristiana".

Intanto, la giornata odierna è stata protagonista di ulteriori sbarchi: 1000 persone circa, tra cui 79 minori, sono sbarcati tra Trapani e Reggio Calabria, mentre un gommone fatiscente con oltre 1000 persone a bordo è affondato stamane lungo le coste libiche, provocando la morte di dieci donne. La riflessione è doverosa perché con l'arrivo dell'estate, le traversate della disperazione si intensificheranno.


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