Botta e risposta senza esclusione di colpi tra il premier Matteo Renzi e l’ex Presidente del Consiglio, Mario Monti.
di Alessandra Caparello
WSI - Oggetto della diatriba il sistema bancario, una questione sempre più spinosa all’indomani degli stress test. Secondo Renzi gli esami dell’Eba, l’autorità bancaria europea, hanno messo in luce come le banche italiane “non sono il problema del sistema europeo”.
I mercati non sembrano dargli ragione e hanno paura per le centinaia di miliardi di euro di sofferenze iscritte a bilancio, nonché per le difficoltà a generare redditività in un contesto di tassi zero o negativi. A metà seduta a Piazza Affari (segui live blog) i titoli di Mps e Unicredit perdono l’8% e il 5% rispettivamente in Borsa, schiacciando il listino milanese (quasi -2%).
Non la pensa come lui invece il suo pre-predecessore, Mario Monti, secondo cui il governo dell’ex sindaco di Firenze non ha fatto “quanto egli ci rimprovera di non avere fatto”. Ma per capire meglio i contorni della vicenda bisogna andare un po’ indietro nel tempo, quando Renzi in un’intervista a La Repubblica il 31 luglio scorso spiegava di non volere “che per le responsabilità dei politici del passato, e dei banchieri del passato, paghino i cittadini di oggi”.
“I governi Letta e Monti hanno disseminato di trappole le vecchie finanziarie, col meccanismo ‘atroce’ della clausole di salvaguardia, ma l’Iva non aumenterà”. Renzi ha voluto chiarire, in un’intervista alla Cnbc, che è ora di avviare un nuovo corso in Europa improntato alla crescita e non più alle politiche di austerità. Lo stesso Monti ha ammesso che i pacchetti di rigore fiscale varati dal suo governo tecnico hanno “distrutto la domanda interna” in nome del rientro di bilancio.
Le parole pronunciate da Renzi non sono evidentemente andate giù al professor della Bocconi che oggi dalla pagine del Corriere della Sera risponde così:
“L’intervista di Renzi oltre alla ripetuta (ribollita, mi verrebbe da dire) critica sulle banche, conteneva un nuovo capo d’accusa a noi ‘predecessori’. Avremmo disseminato di trappole il cammino finanziario di Renzi, con diverse clausole di salvaguardia ma su un totale di 16,8 miliardi di clausole di salvaguardia disinnescate nel 2016, 3,3 miliardi erano stati inseriti dal governo Letta nella legge di Stabilità 2014. Il resto erano clausole inserite dal governo Renzi nel 2015 (…) A parte Mps, per il quale intervenimmo, il sistema bancario italiano nel 2011-13 non presentava particolari problemi e non domandava aiuti (…) Renzi – afferma Monti – accusa i suoi predecessori di non avere aiutato il sistema bancario quando si poteva farlo addossando tutto il costo del salvataggio allo Stato (bail-out), regime sostituito nell’autunno 2013 dal bail-in, con l’accordo di tutti i governi (non più il mio, per l’Italia) ed entrato completamente in vigore solo all’inizio del 2016, senza che in Italia si sia fatto molto per preparare il sistema e i risparmiatori a questa novità”.
Una polemica accesa che vede sullo sfondo il crollo a Piazza Affari proprio delle banche. Ad un’ora e mezza dall’avvio degli scambi a Milano il Ftse Mib segna 16.255 (-1,91%) e l’All Share 17.887 punti (-1,89%). Ad appesantire l’andamento della borsa milanese sono soprattutto le banche con Monte dei Paschi di Siena, Bper, Unicredit e Ubi Banca.
di Alessandra Caparello
WSI - Oggetto della diatriba il sistema bancario, una questione sempre più spinosa all’indomani degli stress test. Secondo Renzi gli esami dell’Eba, l’autorità bancaria europea, hanno messo in luce come le banche italiane “non sono il problema del sistema europeo”.
I mercati non sembrano dargli ragione e hanno paura per le centinaia di miliardi di euro di sofferenze iscritte a bilancio, nonché per le difficoltà a generare redditività in un contesto di tassi zero o negativi. A metà seduta a Piazza Affari (segui live blog) i titoli di Mps e Unicredit perdono l’8% e il 5% rispettivamente in Borsa, schiacciando il listino milanese (quasi -2%).
Non la pensa come lui invece il suo pre-predecessore, Mario Monti, secondo cui il governo dell’ex sindaco di Firenze non ha fatto “quanto egli ci rimprovera di non avere fatto”. Ma per capire meglio i contorni della vicenda bisogna andare un po’ indietro nel tempo, quando Renzi in un’intervista a La Repubblica il 31 luglio scorso spiegava di non volere “che per le responsabilità dei politici del passato, e dei banchieri del passato, paghino i cittadini di oggi”.
“I governi Letta e Monti hanno disseminato di trappole le vecchie finanziarie, col meccanismo ‘atroce’ della clausole di salvaguardia, ma l’Iva non aumenterà”. Renzi ha voluto chiarire, in un’intervista alla Cnbc, che è ora di avviare un nuovo corso in Europa improntato alla crescita e non più alle politiche di austerità. Lo stesso Monti ha ammesso che i pacchetti di rigore fiscale varati dal suo governo tecnico hanno “distrutto la domanda interna” in nome del rientro di bilancio.
Le parole pronunciate da Renzi non sono evidentemente andate giù al professor della Bocconi che oggi dalla pagine del Corriere della Sera risponde così:
“L’intervista di Renzi oltre alla ripetuta (ribollita, mi verrebbe da dire) critica sulle banche, conteneva un nuovo capo d’accusa a noi ‘predecessori’. Avremmo disseminato di trappole il cammino finanziario di Renzi, con diverse clausole di salvaguardia ma su un totale di 16,8 miliardi di clausole di salvaguardia disinnescate nel 2016, 3,3 miliardi erano stati inseriti dal governo Letta nella legge di Stabilità 2014. Il resto erano clausole inserite dal governo Renzi nel 2015 (…) A parte Mps, per il quale intervenimmo, il sistema bancario italiano nel 2011-13 non presentava particolari problemi e non domandava aiuti (…) Renzi – afferma Monti – accusa i suoi predecessori di non avere aiutato il sistema bancario quando si poteva farlo addossando tutto il costo del salvataggio allo Stato (bail-out), regime sostituito nell’autunno 2013 dal bail-in, con l’accordo di tutti i governi (non più il mio, per l’Italia) ed entrato completamente in vigore solo all’inizio del 2016, senza che in Italia si sia fatto molto per preparare il sistema e i risparmiatori a questa novità”.
Una polemica accesa che vede sullo sfondo il crollo a Piazza Affari proprio delle banche. Ad un’ora e mezza dall’avvio degli scambi a Milano il Ftse Mib segna 16.255 (-1,91%) e l’All Share 17.887 punti (-1,89%). Ad appesantire l’andamento della borsa milanese sono soprattutto le banche con Monte dei Paschi di Siena, Bper, Unicredit e Ubi Banca.
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