Il discorso davanti a tutta la nazione in televisione, è il secondo discorso pubblico del Tenno, dopo Fukushima. Il premier Abe apre ad una possibilità finora del tutto inedita e non prevista dalle leggi.
Akihito, il primo sovrano nipponico salito al trono da essere umano e non da dio, a 82 anni non se la sente più di regnare e di rappresentare la nazione e chiede al lo Stato democratico di essere dispensato dai suoi uffici e di consegnare il trono del Crisantemo al figlio, 56enne, Naruhito. Si tratta del secondo discorso pubblico dell'imperatore in 27 anni di regno, il primo era avvenuto in seguito al disastro di Fukushima.
Nel discorso, durato una decina di minuti, il Tenno ha affermato: "Ho più di 80 anni e, fortunatamente, godo di buona salute. Tuttavia, quando mi rendo conto che il mio stato fisico sta gradualmente declinando, sono preoccupato che possa diventare difficile per me portare avanti i miei doveri come simbolo vivente del paese, così come ho fatto finora".
Il principale ostacolo alla scelta di lasciare il trono è formato dalla tradizionale legge imperiale, che non prevede l'abdicazione: l'ultimo a esercitare direttamente questo diritto fu Kokaku, nel 1882.
Un ruolo del tutto simbolico, quello dell'imperatore, sin dalla resa dello Showa Hirohito all'indomani delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, di cui peraltro in questi giorni ricorre l'anniversario.
La stessa Costituzione non solo vieta all'imperatore di compiere gesti politici, ma pure di fare riferimenti verbali alla vita politica della nazione. Per questo, parlando per la prima volta del proprio futuro personale, Akihito ha dovuto mantenere un equilibrio di allusioni, limitandosi a far capire ai giapponesi il suo desiderio di lasciare gli impegni istituzionali e affidando al parlamento l'ultima parola.
Il Primo Ministro nipponico Shinzo Abe, ha così commentato le parole del sovrano: "Accogliamo con serietà le parole di sue maestà l'imperatore e ci dovremo riflettere profondamente". Il percorso sembra così segnato, sconvolgendo una lunghissima tradizione, ma difficilmente si risolverà nei prossimi giorni. Più probabile una soluzione nei prossimi mesi o entro il prossimo anno.
In realtà, secondo i media nipponici, la volontà di abdicare di Akihito sarebbe in parte dovuta proprio alla situazione politica del paese. Assai apprezzato tra la popolazione, l'imperatore si è fermamente opposto alla riapertura delle centrali nucleari, chiuse nel 2011, e alla revisione della Costituzione voluta da Abe. Proprio il difficile rapporto con il premier e le derive nazionaliste (fra cui la volontà del riarmo) che stanno caratterizzando il dibattito nazionale avrebbero frustrato il vecchio sovrano.
Proprio il centro-destra giapponese si oppone fermamente a questa risoluzione, temendo anche che le dimissioni del sovrano possano porlo come un simbolo dell'ambientalismo nazionale. Parimenti, la famiglia di Naruhito e Masako, la "principessa triste", solleva i dubbi circa la propria forza simbolica in un paese drammaticamente invecchiato e afflitto da una pluridecennale stagnazione economica.
Akihito, il primo sovrano nipponico salito al trono da essere umano e non da dio, a 82 anni non se la sente più di regnare e di rappresentare la nazione e chiede al lo Stato democratico di essere dispensato dai suoi uffici e di consegnare il trono del Crisantemo al figlio, 56enne, Naruhito. Si tratta del secondo discorso pubblico dell'imperatore in 27 anni di regno, il primo era avvenuto in seguito al disastro di Fukushima.
Nel discorso, durato una decina di minuti, il Tenno ha affermato: "Ho più di 80 anni e, fortunatamente, godo di buona salute. Tuttavia, quando mi rendo conto che il mio stato fisico sta gradualmente declinando, sono preoccupato che possa diventare difficile per me portare avanti i miei doveri come simbolo vivente del paese, così come ho fatto finora".
Il principale ostacolo alla scelta di lasciare il trono è formato dalla tradizionale legge imperiale, che non prevede l'abdicazione: l'ultimo a esercitare direttamente questo diritto fu Kokaku, nel 1882.
Un ruolo del tutto simbolico, quello dell'imperatore, sin dalla resa dello Showa Hirohito all'indomani delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, di cui peraltro in questi giorni ricorre l'anniversario.
La stessa Costituzione non solo vieta all'imperatore di compiere gesti politici, ma pure di fare riferimenti verbali alla vita politica della nazione. Per questo, parlando per la prima volta del proprio futuro personale, Akihito ha dovuto mantenere un equilibrio di allusioni, limitandosi a far capire ai giapponesi il suo desiderio di lasciare gli impegni istituzionali e affidando al parlamento l'ultima parola.
Il Primo Ministro nipponico Shinzo Abe, ha così commentato le parole del sovrano: "Accogliamo con serietà le parole di sue maestà l'imperatore e ci dovremo riflettere profondamente". Il percorso sembra così segnato, sconvolgendo una lunghissima tradizione, ma difficilmente si risolverà nei prossimi giorni. Più probabile una soluzione nei prossimi mesi o entro il prossimo anno.
In realtà, secondo i media nipponici, la volontà di abdicare di Akihito sarebbe in parte dovuta proprio alla situazione politica del paese. Assai apprezzato tra la popolazione, l'imperatore si è fermamente opposto alla riapertura delle centrali nucleari, chiuse nel 2011, e alla revisione della Costituzione voluta da Abe. Proprio il difficile rapporto con il premier e le derive nazionaliste (fra cui la volontà del riarmo) che stanno caratterizzando il dibattito nazionale avrebbero frustrato il vecchio sovrano.
Proprio il centro-destra giapponese si oppone fermamente a questa risoluzione, temendo anche che le dimissioni del sovrano possano porlo come un simbolo dell'ambientalismo nazionale. Parimenti, la famiglia di Naruhito e Masako, la "principessa triste", solleva i dubbi circa la propria forza simbolica in un paese drammaticamente invecchiato e afflitto da una pluridecennale stagnazione economica.
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