La Chiesa celebra oggi la festa di santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, ebrea, filosofa, convertitasi al cattolicesimo, martire sotto il nazismo nel campo di concentramento di Auschwitz. E’ stata dichiarata patrona d’Europa nel 1998 da San Giovanni Paolo II che l’ha definita "un'eminente figlia di Israele e fedele figlia della Chiesa”. Il servizio di Paolo Ondarza: ascolta
Radio Vaticana - “Ave Crux, Spes Unica”. E’ con lo sguardo fisso alle braccia aperte di Cristo sulla croce, unica speranza, che Edith Stein affronta il martirio nelle camere a gas di Auschwitz Birkenau nel caldo agosto 1942. E’ il culmine di un lungo percorso interiore che l’ha portata dallo studio della filosofia all’impegno per la promozione umana, sociale e religiosa della donna, alla vita contemplativa nell’ordine carmelitano. Nata a Breslavia nella Slesia tedesca nel 1891, undicesima figlia di una coppia di ebrei molto religiosa, Edith si distingue da subito per l’intelligenza brillante che favorirà in lei una visione razionalistica e un giovanile distacco dalla religione .
Sarà l’incontro con la fenomenologia del filosofo Husserl, di cui diviene assistente all’Università di Friburgo approfondendo il tema dell’empatia e quello con il filosofo Max Scheler, insieme alla lettura degli esercizi di Sant’Ignazio e della vita di Santa Teresa d’Avila, a far scaturire la conversione al cristianesimo.
La fede e il nazismo
Riceve Battesimo e Cresima nel 1922, contro la volontà dei genitori, ma mai rinnegherà le sue origini ebraiche: negli anni delle persecuzioni, divenuta suora carmelitana con il nome di Teresa Benedetta della Croce, abbraccia la sofferenza del suo popolo, introducendola nel sacrificio di Cristo. Dopo la "Notte dei cristalli" viene trasferita in Olanda, Paese neutrale: nel carmelo olandese di Echt mette per iscritto il desiderio di offrirsi “in sacrificio di espiazione per la vera pace e la sconfitta del regno dell’anticristo”. Due anni dopo l’invasione nazista dei Paesi Bassi avvenuta nel 1940, viene prelevata insieme ad altri 244 ebrei cattolici, come atto di rappresaglia contro l’episcopato olandese che si era opposto pubblicamente alle persecuzioni e portata ad Auschwitz. Con lei c’è la sorella Rosa, pure convertitasi al cattolicesimo alla quale dice: “Vieni, andiamo per il nostro popolo”. In passato aveva scritto: “Il mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita”.
Papa Wojtyla: fu esempio di tolleranza
“Dichiarare santa Edith Stein, compatrona d’Europa – ha detto San Giovanni Paolo II - significa porre sull’orizzonte del Vecchio continente un vessillo di rispetto, di tolleranza, di accoglienza", ma – ha aggiunto - è necessario far leva sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale: un’Europa che scambiasse il valore della tolleranza e del rispetto con l’indifferentismo etico sui valori irrinunciabili si aprirebbe alle più rischiose avventure e vedrebbe prima o poi riapparire sotto nuove forme gli spettri più paurosi della sua storia”.
Radio Vaticana - “Ave Crux, Spes Unica”. E’ con lo sguardo fisso alle braccia aperte di Cristo sulla croce, unica speranza, che Edith Stein affronta il martirio nelle camere a gas di Auschwitz Birkenau nel caldo agosto 1942. E’ il culmine di un lungo percorso interiore che l’ha portata dallo studio della filosofia all’impegno per la promozione umana, sociale e religiosa della donna, alla vita contemplativa nell’ordine carmelitano. Nata a Breslavia nella Slesia tedesca nel 1891, undicesima figlia di una coppia di ebrei molto religiosa, Edith si distingue da subito per l’intelligenza brillante che favorirà in lei una visione razionalistica e un giovanile distacco dalla religione .
Sarà l’incontro con la fenomenologia del filosofo Husserl, di cui diviene assistente all’Università di Friburgo approfondendo il tema dell’empatia e quello con il filosofo Max Scheler, insieme alla lettura degli esercizi di Sant’Ignazio e della vita di Santa Teresa d’Avila, a far scaturire la conversione al cristianesimo.
La fede e il nazismo
Riceve Battesimo e Cresima nel 1922, contro la volontà dei genitori, ma mai rinnegherà le sue origini ebraiche: negli anni delle persecuzioni, divenuta suora carmelitana con il nome di Teresa Benedetta della Croce, abbraccia la sofferenza del suo popolo, introducendola nel sacrificio di Cristo. Dopo la "Notte dei cristalli" viene trasferita in Olanda, Paese neutrale: nel carmelo olandese di Echt mette per iscritto il desiderio di offrirsi “in sacrificio di espiazione per la vera pace e la sconfitta del regno dell’anticristo”. Due anni dopo l’invasione nazista dei Paesi Bassi avvenuta nel 1940, viene prelevata insieme ad altri 244 ebrei cattolici, come atto di rappresaglia contro l’episcopato olandese che si era opposto pubblicamente alle persecuzioni e portata ad Auschwitz. Con lei c’è la sorella Rosa, pure convertitasi al cattolicesimo alla quale dice: “Vieni, andiamo per il nostro popolo”. In passato aveva scritto: “Il mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita”.
Papa Wojtyla: fu esempio di tolleranza
“Dichiarare santa Edith Stein, compatrona d’Europa – ha detto San Giovanni Paolo II - significa porre sull’orizzonte del Vecchio continente un vessillo di rispetto, di tolleranza, di accoglienza", ma – ha aggiunto - è necessario far leva sui valori autentici, che hanno il loro fondamento nella legge morale universale: un’Europa che scambiasse il valore della tolleranza e del rispetto con l’indifferentismo etico sui valori irrinunciabili si aprirebbe alle più rischiose avventure e vedrebbe prima o poi riapparire sotto nuove forme gli spettri più paurosi della sua storia”.
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