La Giornata mondiale della Gioventù di Cracovia si è conclusa: il Papa è rientrato a Roma ieri sera atterrando a Fiumicino alle 21.37.
Radio Vaticana - Due sole ore di volo durante le quali Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti brevemente ma come al solito in modo diretto. In primo piano la questione Islam e terrorismo, ma anche la situazione in Turchia e Venezuela. Il servizio di Gabriella Ceraso: ascolta
"Credo che non sia giusto identificare l’Islam con la violenza". Come sul volo di andata, anche tornando da Cracovia, Papa Francesco rifiuta l’accostamento religione-
violenza. E’ per questo dice, rispondendo ad una domanda in merito, che neanche nel caso dell’uccisione martedì scorso di padre Jaques Hamel a Rouen pronuncio la parola Islam. Poi la precisazione:
“Una cosa è vera: credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo”.
Ed è il caso anche del cosiddetto Stato islamico col suo volto di estrema violenza:
“Ma questo è un gruppetto fondamentalista, che si chiama Isis. Ma non si può dire - credo che non sia vero e non sia giusto - che l’islam sia terrorista".
Quanti musulmani invece vogliono fare il Giubileo, quanti "cercano pace e incontro": il Papa lo sottolinea citando il colloquio avuto con l’Imam di Al Azhar, le testimonianze dei nunzi, la sua esperienza in Centrafrica.”Si può convivere bene”, osserva, pensiamo invece a "quanti giovani noi europei abbiamo lasciato vuoti di ideali" e loro "vanno là e si arruolano". Il terrorismo è dappertutto e cresce quando "non c’è un' altra opzione":
“Quando al centro dell’economia mondiale c’è il dio denaro e non la persona, l’uomo e la donna. Questo è già il primo terrorismo. Hai cacciato via la meraviglia del Creato, l’uomo e la donna, e hai messo lì il denaro. Questo è terrorismo di base contro tutta l’umanità. Pensiamoci”.
Dal terrorismo alla questione turca: i giornalisti chiedono al Papa perché manchi un suo intervento diretto in merito alla repressione in corso. Non è per il timore di ritorsioni sui cristiani, risponde Francesco, ma perché la situazione non è chiara. D’altra parte, quando lo è stata e ho avuto da dire qualcosa che non piaceva alla Turchia, e il riferimento è alla questione genocidio, l’ho detta.
Altro tema internazionale affrontato dal Papa è l’ipotesi di un ruolo della Santa Sede nella stabilizzazione della crisi venezuelana. Il Papa non lo esclude , seppur con prudenza, e conferma i contatti avviati da due anni con la presidenza Maduro. Sul fronte interno, invece, sollecitato ad esprimere un giudizio sulle accuse di abusi che riguardano in Australia il cardinale George Pell, Francesco rimanda tutto alla giustizia perché faccia il suo corso. Per ora dice, nessun "giudizio delle chiacchiere".
Le parole più belle infine per la Polonia e la Gmg. Il Papa racconta di un Paese "invaso", di una città bella come Cracovia e di tanta "gente entusiasta" di tutte le età. E poi i giovani: come abbia saputo trovare, è la domanda dei giornalisti - un linguaggio tanto vicino e comprensibile al mondo dei ragazzi:
"A me piace parlare con i giovani. E mi piace ascoltare i giovani. Sempre mi mettono in difficoltà, perché mi dicono cose alle quali io non ho pensato o che ho pensato a metà. I giovani inquieti, i giovani creativi…. A me piace e da lì prendo quel linguaggio".
Loro "sono il futuro" e dialogare è importante, torna a dire il Papa, per "dare la nostra esperienza", perché loro "sentano il passato", "la storia e la riprendano e la portino avanti con coraggio":
“Noi dobbiamo imparare da loro e loro da noi è così che si cresce senza chiusure né censure”.
Durante la conferenza stampa il Papa ha espresso il proprio dolore per la morte improvvisa avvenuta a Cracovia proprio in questi giorni dell’inviata della Rai Anna Maria Jacobini, riferendo di aver incontrato i familiari: "E’ una cosa triste di questo viaggio". Quindi il ringraziamento a padre Lombardi, ieri al suo ultimo giorno come direttore della Sala Stampa vaticana dopo 10 anni, e a Mauro, un addetto ai bagagli che lascia l’incarico dopo ben 37 anni.
Radio Vaticana - Due sole ore di volo durante le quali Francesco ha risposto alle domande dei giornalisti brevemente ma come al solito in modo diretto. In primo piano la questione Islam e terrorismo, ma anche la situazione in Turchia e Venezuela. Il servizio di Gabriella Ceraso: ascolta
"Credo che non sia giusto identificare l’Islam con la violenza". Come sul volo di andata, anche tornando da Cracovia, Papa Francesco rifiuta l’accostamento religione-
violenza. E’ per questo dice, rispondendo ad una domanda in merito, che neanche nel caso dell’uccisione martedì scorso di padre Jaques Hamel a Rouen pronuncio la parola Islam. Poi la precisazione:
“Una cosa è vera: credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo”.
Ed è il caso anche del cosiddetto Stato islamico col suo volto di estrema violenza:
“Ma questo è un gruppetto fondamentalista, che si chiama Isis. Ma non si può dire - credo che non sia vero e non sia giusto - che l’islam sia terrorista".
Quanti musulmani invece vogliono fare il Giubileo, quanti "cercano pace e incontro": il Papa lo sottolinea citando il colloquio avuto con l’Imam di Al Azhar, le testimonianze dei nunzi, la sua esperienza in Centrafrica.”Si può convivere bene”, osserva, pensiamo invece a "quanti giovani noi europei abbiamo lasciato vuoti di ideali" e loro "vanno là e si arruolano". Il terrorismo è dappertutto e cresce quando "non c’è un' altra opzione":
“Quando al centro dell’economia mondiale c’è il dio denaro e non la persona, l’uomo e la donna. Questo è già il primo terrorismo. Hai cacciato via la meraviglia del Creato, l’uomo e la donna, e hai messo lì il denaro. Questo è terrorismo di base contro tutta l’umanità. Pensiamoci”.
Dal terrorismo alla questione turca: i giornalisti chiedono al Papa perché manchi un suo intervento diretto in merito alla repressione in corso. Non è per il timore di ritorsioni sui cristiani, risponde Francesco, ma perché la situazione non è chiara. D’altra parte, quando lo è stata e ho avuto da dire qualcosa che non piaceva alla Turchia, e il riferimento è alla questione genocidio, l’ho detta.
Altro tema internazionale affrontato dal Papa è l’ipotesi di un ruolo della Santa Sede nella stabilizzazione della crisi venezuelana. Il Papa non lo esclude , seppur con prudenza, e conferma i contatti avviati da due anni con la presidenza Maduro. Sul fronte interno, invece, sollecitato ad esprimere un giudizio sulle accuse di abusi che riguardano in Australia il cardinale George Pell, Francesco rimanda tutto alla giustizia perché faccia il suo corso. Per ora dice, nessun "giudizio delle chiacchiere".
Le parole più belle infine per la Polonia e la Gmg. Il Papa racconta di un Paese "invaso", di una città bella come Cracovia e di tanta "gente entusiasta" di tutte le età. E poi i giovani: come abbia saputo trovare, è la domanda dei giornalisti - un linguaggio tanto vicino e comprensibile al mondo dei ragazzi:
"A me piace parlare con i giovani. E mi piace ascoltare i giovani. Sempre mi mettono in difficoltà, perché mi dicono cose alle quali io non ho pensato o che ho pensato a metà. I giovani inquieti, i giovani creativi…. A me piace e da lì prendo quel linguaggio".
Loro "sono il futuro" e dialogare è importante, torna a dire il Papa, per "dare la nostra esperienza", perché loro "sentano il passato", "la storia e la riprendano e la portino avanti con coraggio":
“Noi dobbiamo imparare da loro e loro da noi è così che si cresce senza chiusure né censure”.
Durante la conferenza stampa il Papa ha espresso il proprio dolore per la morte improvvisa avvenuta a Cracovia proprio in questi giorni dell’inviata della Rai Anna Maria Jacobini, riferendo di aver incontrato i familiari: "E’ una cosa triste di questo viaggio". Quindi il ringraziamento a padre Lombardi, ieri al suo ultimo giorno come direttore della Sala Stampa vaticana dopo 10 anni, e a Mauro, un addetto ai bagagli che lascia l’incarico dopo ben 37 anni.
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