Sono sempre più numerose le banche in Asia a utilizzare dati provenienti dagli smartphone per determinare se il cliente ‘merita’ o meno di ricevere un prestito.
di Mariangela Tessa
New York (WSI) – E anche se può sembrare un insolito critero di qualificazione, la startup con sede a Singapore Lenddo sta avendo successo proprio per l’associazione smartphone-credito.
Qual è la relazione tra smartphone e credito? “I comportamenti online sono buoni strumenti in grado di prevedere i comportamenti futuri”, ha detto alla CNNMoney, Jeff Stewart, fondatore e presidente di Lenddo, specificando che il gruppo sta collaborando con decine di banche al fine di analizzare i dati provenienti da milioni di smartphone a livello globale, attraverso una piattaforma software messa a punto cinque anni fa, anno della sua fondazione.
Sotto la lente del software in questione finisce di tutto: dal browser alla rete Wi-Fi passando per la durata della batteria. Non meno importante, la messaggistica. Elementi come lingua straniera utilizzata e lunghezza del testo rivelerebbero infatti modelli di comportamento.
Anche il modo in cui la batteria dello smartphone viene caricata può dare informazioni su quanto costante o quanta capacità di pianificazione abbia l’utente.
Tutte le informazioni passate al setaccio vengono poi analizzate attraverso un complesso algoritmo, che calcola la probabilità di default su un prestito.
Le banche che desiderino avere tali informazioni possono o acquistare una licenza per utilizzare il software di Lenddo, che viene inserito in una App della banca già esiste, oppure possono beneficiare anche di una APP separata messa a punto dalla stessa società.
Per ora il software viene utilizzato soprattutto dalle banche attive nei mercati emergenti come quelli di Asia, Africa e America Latina. La maggior parte di persone che vivono in queste aree non ha a disposizione né banche di credito né conti correnti, mentre l’accesso agli smartphone è più diffuso. Stewart spiega che il valore medio di un prestito corrisponde a u quello di un mese di paga circa, che nelle Filippine è di $400 circa.
L’obiettivo di Lenddo è quello di aiutare 1 miliardo di persone ad accedere ai servizi finanziari entro il 2020.
Ma come la mettiamo con la privacy? Ecco un video per capire meglio:
Sebbene per ora Lenddo non sia utilizzata negli Usa, diverse società assicurative come Liberty Mutual e State Farm hanno iniziato ad adottare una metodologia simile, chiedendo ai clienti per esempio di fornire informazioni dai GPS dei loro smartphone, per capire così come i clienti guidano e frenano i loro veicoli. Insieme a Vouch Lenddo è stata citata recentemente da un articolo di Wrired, che ha scritto che entrambe “già si occupano di valutare l’affidabilità di un utente basandosi sulla sua attività online. La finalità dichiarata di queste startup è quella di offrire la possibilità di avere un prestito a quelle persone che altrimenti verrebbero tagliate fuori dalle graduatorie tradizionali: sarebbe a dire gli studenti e i giovani lavoratori la cui storia finanziaria non può essere esaminata (semplicemente perché è appena iniziata), ma anche persone provenienti da paesi in via di sviluppo e, in una certa misura, persone che sono escluse dai circuiti di prestito bancari per via di piccole insolvenze passate. La medaglia ha però anche un’altra faccia: utilizzare come parametro di affidabilità le frequentazioni social, rischierebbe di tagliare fuori molte persone bisognose e potenzialmente solventi, solo per via di un’idea falsata sulle loro frequentazioni (che spesso e volentieri dipendono dal posto in cui sono cresciuti).
di Mariangela Tessa
New York (WSI) – E anche se può sembrare un insolito critero di qualificazione, la startup con sede a Singapore Lenddo sta avendo successo proprio per l’associazione smartphone-credito.
Qual è la relazione tra smartphone e credito? “I comportamenti online sono buoni strumenti in grado di prevedere i comportamenti futuri”, ha detto alla CNNMoney, Jeff Stewart, fondatore e presidente di Lenddo, specificando che il gruppo sta collaborando con decine di banche al fine di analizzare i dati provenienti da milioni di smartphone a livello globale, attraverso una piattaforma software messa a punto cinque anni fa, anno della sua fondazione.
Sotto la lente del software in questione finisce di tutto: dal browser alla rete Wi-Fi passando per la durata della batteria. Non meno importante, la messaggistica. Elementi come lingua straniera utilizzata e lunghezza del testo rivelerebbero infatti modelli di comportamento.
Anche il modo in cui la batteria dello smartphone viene caricata può dare informazioni su quanto costante o quanta capacità di pianificazione abbia l’utente.
Tutte le informazioni passate al setaccio vengono poi analizzate attraverso un complesso algoritmo, che calcola la probabilità di default su un prestito.
Le banche che desiderino avere tali informazioni possono o acquistare una licenza per utilizzare il software di Lenddo, che viene inserito in una App della banca già esiste, oppure possono beneficiare anche di una APP separata messa a punto dalla stessa società.
Per ora il software viene utilizzato soprattutto dalle banche attive nei mercati emergenti come quelli di Asia, Africa e America Latina. La maggior parte di persone che vivono in queste aree non ha a disposizione né banche di credito né conti correnti, mentre l’accesso agli smartphone è più diffuso. Stewart spiega che il valore medio di un prestito corrisponde a u quello di un mese di paga circa, che nelle Filippine è di $400 circa.
L’obiettivo di Lenddo è quello di aiutare 1 miliardo di persone ad accedere ai servizi finanziari entro il 2020.
Ma come la mettiamo con la privacy? Ecco un video per capire meglio:
Sebbene per ora Lenddo non sia utilizzata negli Usa, diverse società assicurative come Liberty Mutual e State Farm hanno iniziato ad adottare una metodologia simile, chiedendo ai clienti per esempio di fornire informazioni dai GPS dei loro smartphone, per capire così come i clienti guidano e frenano i loro veicoli. Insieme a Vouch Lenddo è stata citata recentemente da un articolo di Wrired, che ha scritto che entrambe “già si occupano di valutare l’affidabilità di un utente basandosi sulla sua attività online. La finalità dichiarata di queste startup è quella di offrire la possibilità di avere un prestito a quelle persone che altrimenti verrebbero tagliate fuori dalle graduatorie tradizionali: sarebbe a dire gli studenti e i giovani lavoratori la cui storia finanziaria non può essere esaminata (semplicemente perché è appena iniziata), ma anche persone provenienti da paesi in via di sviluppo e, in una certa misura, persone che sono escluse dai circuiti di prestito bancari per via di piccole insolvenze passate. La medaglia ha però anche un’altra faccia: utilizzare come parametro di affidabilità le frequentazioni social, rischierebbe di tagliare fuori molte persone bisognose e potenzialmente solventi, solo per via di un’idea falsata sulle loro frequentazioni (che spesso e volentieri dipendono dal posto in cui sono cresciuti).
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