E’ il giorno dei funerali ad Amatrice: 38 delle 292 vittime del terremoto di una settimana fa, verranno salutate dai loro cari nel pomeriggio alle 18.
Radio Vaticana - Intanto si continua a scavare, di parla di una decina di persone che ancora risulterebbero disperse, mentre la procura di Rieti ha stabilito il sequestro di alcuni degli edifici crollati nell’area del sisma, a cominciare dalla scuola di Amatrice. Il servizio di Francesca Sabatinelli: ascolta
La cosa più giusta da fare: celebrare i funerali delle vittime tra quelle stesse macerie che li hanno uccisi.
Per rispettare la volontà dei loro cari che dovranno salutarli, ma anche perché la cerimonia possa diventare un monito a chi queste terre dovrà ricostruirle. Sarà un saluto ufficiale, alla presenza delle massime autorità dello Stato, esequie solenni in un giorno di lutto nazionale, e celebrarle in una Amatrice ridotta a cumoli di polvere e detriti, tra i quali si scava ancora per recuperare corpi, era la cosa più giusta da fare, come ha sostenuto con forza nelle ultime ore don Fabio Gammarota, parroco di Città Reale Posta, una delle tante frazioni di Amatrice, intervistato da Fabio Colagrande:
R. – Per ovvie ragioni che sono comprensibili a tutti. Prima di tutto, la vicinanza a coloro che sono stati loro strappati in una notte, ai quali i cari non hanno avuto modo di poter comunicare la vicinanza, fosse anche un’ultima parola, un ultimo abbraccio, un bacio… Sono corpi – padri, madri, figli, fratelli, sorelle, amici, conoscenti – che da quella notte in poi non hanno più avuto modo di poter avvicinare se non, ahimé, attraverso il triste rito del riconoscimento per taluni e, laddove non era il caso, attraverso lo schermo di un pc nello scorrere continuo di un elenco fotografico agghiacciante…
D. – Per voi le parole di Papa Francesco domenica: "Appena sarà possibile verrò a trovarvi", che significato hanno?
R. – Il Papa è il nostro padre, è il nostro pastore buono. Papa Francesco incarna in maniera quanto mai significativa questa presenza. Lo aspettiamo a braccia aperte, con il cuore disponibile ad ascoltarlo, ma soprattutto averlo vicino significa l’abbraccio di una Chiesa universale che è vicina ad ogni singola realtà, fosse anche la più sperduta, come apparentemente può essere percepita dalla globalità una piccola frazione come può essere Amatrice. La presenza del Papa in una frazione periferica, montana, in un’area depressa incarna esattamente quel pensiero che il Papa vuole rilanciare dall’inizio del suo Pontificato: ci sono e ci sono per tutti, i dimenticati, i più lontani, per coloro che non vengono minimamente considerati.
La conta di chi si attiva per raccogliere fondi si aggiorna continuamente, si ripete di inviare soldi e non beni di prima necessità che in questo momento non darebbero sollievo ai terremotati. Il tutto però accompagnato dalle schermaglie politiche sul nome del commissario per la ricostruzione, che vede la Lega opporre il nome del prefetto Francesco Tronca a quello di Vasco Errani, proposto dal Pd. Nel frattempo, però, continuano le scosse e continuano le indagini. La procura di Rieti ha disposto il sequestro di edifici nell’area interessata dal sisma, ad Accumoli così come ad Amatrice, dove sotto sequestro è finita anche la scuola Romolo Capranica, una delle costruzioni al centro delle polemiche relative alla edificazione non a norma di molte delle strutture venute giù con il terremoto. La procura indagherà a fondo sulle ditte e sui privati incaricati della ristrutturazione per verificare l’assenza di eventuali adeguamenti sismici o addirittura la possibilità di interventi abusivi. Al vaglio degli inquirenti anche l’apertura di un’indagine sull’uso di fondi pubblici destinati alla messa in sicurezza e a norma di edifici crollati. ‘Siamo stanchi di raccogliere morti’: questo l’appello di chi, nonostante gli anni e nonostante le esperienze, ancora non vede interventi risolutivi. Come il Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, presente nelle zone interessate da subito dopo il sisma, e che con i suoi circa 60 volontari assiste la popolazione che si trova all’interno del Palazzetto dello Sport ad Amatrice. Mauro Casinghini, direttore del Cisom:
R. – Noi non siamo tecnici che possono esprimere un giudizio in questo senso. La magistratura farà adesso i propri accertamenti. Una cosa però la possiamo e la vogliamo dire fermamente: noi tutti – mi permetto di parlare a nome di tutto il sistema del volontariato nazionale di Protezione Civile – siamo veramente stufi di tirare fuori dalle macerie ogni tre, quattro, cinque anni, bambini, donne, uomini, senza vedere che durante questi periodi, tra un terremoto e un altro, ci sia un impegno concreto per evitare queste tragedie. Non possiamo permetterci di perdere tempo! Il nostro è un territorio bellissimo, ma anche fragilissimo, e dobbiamo necessariamente prendere decisioni vere. La politica deve farlo necessariamente, affinché queste cose non avvengano o comunque sempre di meno. Perché sennò faremo sempre un conto dei morti che non si può più fare: siamo veramente stufi di questo! Non possiamo continuamente andare a piangere le nostre vittime senza fare nulla. Per cui, è vero che non è il momento delle polemiche perché ancora stiamo cercando dispersi sotto le macerie, ma è vero che questo è il momento giusto per le decisioni, soprattutto quelle politiche.
D. - Quali sono al momento le necessità più importanti per queste persone che sono raccolte nel Palazzetto dello Sport e in generale per tutti coloro che sono stati colpiti dal sisma?
R. – La necessità immediata è quella di cercare un barlume di normalità in una zona che – ovviamente – non sarà più normale per lungo tempo. Sicuramente non servono più beni di prima necessità, perché ce ne sono a sufficienza; la raccolta fondi in questo momento è necessaria proprio per poter rispondere prontamente alle esigenze che man mano si vanno evidenziando. Ora ricomincia la scuola, quindi probabilmente si dovranno costruire strutture prefabbricate adibite ad aule, e serviranno anche degli spazi comuni dove poter trascorrere le lunghe ore serali dell’inverno. C’è da dire anche che l’inverno da quelle parti inizia presto. Amatrice si trova a un’altezza tale che già nel prossimo mese si potrà parlare di temperature invernali. E non è detto che poi non arrivi addirittura la neve, come si è visto spesso ad ottobre, e questo sicuramente aggrava la situazione. Bisognerà provvedere urgentemente, ma anche per questo servono dei tempi. Ci vorranno tempo, pazienza e anche una mente politica fredda, che possa trovare e applicare soluzioni reali per la collettività dei posti colpiti dal sisma.
D. – Oggi pomeriggio ci saranno i funerali in un’Amatrice che si fermerà. Ma sappiamo che tra quei detriti però si scava ancora: si pensa che ci siano ancora quanti corpi sotto le macerie?
R. – Il numero è abbastanza incerto. Ieri sera si parlava di un numero variabile tra le otto e le dieci persone. Mi auguro che la cifra finale non superi di molto il già spaventoso numero di 300. Amatrice si fermerà, (per i funerali ndr) ma di certo non si fermerà il lavoro dei Vigili del Fuoco e di chi sta scavando tra le macerie per cercare i dispersi: questo è sicuro. È un momento in cui – ovviamente – tutti, compresi noi soccorritori, facciamo i conti con le emozioni. E devo dire che vivere questo momento è molto importante, anche dal punto di vista psicologico. E mi riferisco anche allo straordinario lavoro che anche noi, come Cisom, stiamo facendo per il supporto psicologico. Abbiamo un team di psicologi che sta facendo un lavoro straordinario: ha affiancato i familiari durante le fasi di riconoscimento delle salme, e sta affiancando i cittadini che in questo momento si avviano verso l’elaborazione del lutto, che poi con il funerale si concretizza. Stiamo affiancando tutti i soccorritori, perché anche loro hanno bisogno di supporto psicologico, anche loro sono sottoposti ad uno stress infinito che va necessariamente elaborato. Ed è per questo che gli psicologi sono fondamentali.
Radio Vaticana - Intanto si continua a scavare, di parla di una decina di persone che ancora risulterebbero disperse, mentre la procura di Rieti ha stabilito il sequestro di alcuni degli edifici crollati nell’area del sisma, a cominciare dalla scuola di Amatrice. Il servizio di Francesca Sabatinelli: ascolta
La cosa più giusta da fare: celebrare i funerali delle vittime tra quelle stesse macerie che li hanno uccisi.
Per rispettare la volontà dei loro cari che dovranno salutarli, ma anche perché la cerimonia possa diventare un monito a chi queste terre dovrà ricostruirle. Sarà un saluto ufficiale, alla presenza delle massime autorità dello Stato, esequie solenni in un giorno di lutto nazionale, e celebrarle in una Amatrice ridotta a cumoli di polvere e detriti, tra i quali si scava ancora per recuperare corpi, era la cosa più giusta da fare, come ha sostenuto con forza nelle ultime ore don Fabio Gammarota, parroco di Città Reale Posta, una delle tante frazioni di Amatrice, intervistato da Fabio Colagrande:
R. – Per ovvie ragioni che sono comprensibili a tutti. Prima di tutto, la vicinanza a coloro che sono stati loro strappati in una notte, ai quali i cari non hanno avuto modo di poter comunicare la vicinanza, fosse anche un’ultima parola, un ultimo abbraccio, un bacio… Sono corpi – padri, madri, figli, fratelli, sorelle, amici, conoscenti – che da quella notte in poi non hanno più avuto modo di poter avvicinare se non, ahimé, attraverso il triste rito del riconoscimento per taluni e, laddove non era il caso, attraverso lo schermo di un pc nello scorrere continuo di un elenco fotografico agghiacciante…
D. – Per voi le parole di Papa Francesco domenica: "Appena sarà possibile verrò a trovarvi", che significato hanno?
R. – Il Papa è il nostro padre, è il nostro pastore buono. Papa Francesco incarna in maniera quanto mai significativa questa presenza. Lo aspettiamo a braccia aperte, con il cuore disponibile ad ascoltarlo, ma soprattutto averlo vicino significa l’abbraccio di una Chiesa universale che è vicina ad ogni singola realtà, fosse anche la più sperduta, come apparentemente può essere percepita dalla globalità una piccola frazione come può essere Amatrice. La presenza del Papa in una frazione periferica, montana, in un’area depressa incarna esattamente quel pensiero che il Papa vuole rilanciare dall’inizio del suo Pontificato: ci sono e ci sono per tutti, i dimenticati, i più lontani, per coloro che non vengono minimamente considerati.
La conta di chi si attiva per raccogliere fondi si aggiorna continuamente, si ripete di inviare soldi e non beni di prima necessità che in questo momento non darebbero sollievo ai terremotati. Il tutto però accompagnato dalle schermaglie politiche sul nome del commissario per la ricostruzione, che vede la Lega opporre il nome del prefetto Francesco Tronca a quello di Vasco Errani, proposto dal Pd. Nel frattempo, però, continuano le scosse e continuano le indagini. La procura di Rieti ha disposto il sequestro di edifici nell’area interessata dal sisma, ad Accumoli così come ad Amatrice, dove sotto sequestro è finita anche la scuola Romolo Capranica, una delle costruzioni al centro delle polemiche relative alla edificazione non a norma di molte delle strutture venute giù con il terremoto. La procura indagherà a fondo sulle ditte e sui privati incaricati della ristrutturazione per verificare l’assenza di eventuali adeguamenti sismici o addirittura la possibilità di interventi abusivi. Al vaglio degli inquirenti anche l’apertura di un’indagine sull’uso di fondi pubblici destinati alla messa in sicurezza e a norma di edifici crollati. ‘Siamo stanchi di raccogliere morti’: questo l’appello di chi, nonostante gli anni e nonostante le esperienze, ancora non vede interventi risolutivi. Come il Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, presente nelle zone interessate da subito dopo il sisma, e che con i suoi circa 60 volontari assiste la popolazione che si trova all’interno del Palazzetto dello Sport ad Amatrice. Mauro Casinghini, direttore del Cisom:
R. – Noi non siamo tecnici che possono esprimere un giudizio in questo senso. La magistratura farà adesso i propri accertamenti. Una cosa però la possiamo e la vogliamo dire fermamente: noi tutti – mi permetto di parlare a nome di tutto il sistema del volontariato nazionale di Protezione Civile – siamo veramente stufi di tirare fuori dalle macerie ogni tre, quattro, cinque anni, bambini, donne, uomini, senza vedere che durante questi periodi, tra un terremoto e un altro, ci sia un impegno concreto per evitare queste tragedie. Non possiamo permetterci di perdere tempo! Il nostro è un territorio bellissimo, ma anche fragilissimo, e dobbiamo necessariamente prendere decisioni vere. La politica deve farlo necessariamente, affinché queste cose non avvengano o comunque sempre di meno. Perché sennò faremo sempre un conto dei morti che non si può più fare: siamo veramente stufi di questo! Non possiamo continuamente andare a piangere le nostre vittime senza fare nulla. Per cui, è vero che non è il momento delle polemiche perché ancora stiamo cercando dispersi sotto le macerie, ma è vero che questo è il momento giusto per le decisioni, soprattutto quelle politiche.
D. - Quali sono al momento le necessità più importanti per queste persone che sono raccolte nel Palazzetto dello Sport e in generale per tutti coloro che sono stati colpiti dal sisma?
R. – La necessità immediata è quella di cercare un barlume di normalità in una zona che – ovviamente – non sarà più normale per lungo tempo. Sicuramente non servono più beni di prima necessità, perché ce ne sono a sufficienza; la raccolta fondi in questo momento è necessaria proprio per poter rispondere prontamente alle esigenze che man mano si vanno evidenziando. Ora ricomincia la scuola, quindi probabilmente si dovranno costruire strutture prefabbricate adibite ad aule, e serviranno anche degli spazi comuni dove poter trascorrere le lunghe ore serali dell’inverno. C’è da dire anche che l’inverno da quelle parti inizia presto. Amatrice si trova a un’altezza tale che già nel prossimo mese si potrà parlare di temperature invernali. E non è detto che poi non arrivi addirittura la neve, come si è visto spesso ad ottobre, e questo sicuramente aggrava la situazione. Bisognerà provvedere urgentemente, ma anche per questo servono dei tempi. Ci vorranno tempo, pazienza e anche una mente politica fredda, che possa trovare e applicare soluzioni reali per la collettività dei posti colpiti dal sisma.
D. – Oggi pomeriggio ci saranno i funerali in un’Amatrice che si fermerà. Ma sappiamo che tra quei detriti però si scava ancora: si pensa che ci siano ancora quanti corpi sotto le macerie?
R. – Il numero è abbastanza incerto. Ieri sera si parlava di un numero variabile tra le otto e le dieci persone. Mi auguro che la cifra finale non superi di molto il già spaventoso numero di 300. Amatrice si fermerà, (per i funerali ndr) ma di certo non si fermerà il lavoro dei Vigili del Fuoco e di chi sta scavando tra le macerie per cercare i dispersi: questo è sicuro. È un momento in cui – ovviamente – tutti, compresi noi soccorritori, facciamo i conti con le emozioni. E devo dire che vivere questo momento è molto importante, anche dal punto di vista psicologico. E mi riferisco anche allo straordinario lavoro che anche noi, come Cisom, stiamo facendo per il supporto psicologico. Abbiamo un team di psicologi che sta facendo un lavoro straordinario: ha affiancato i familiari durante le fasi di riconoscimento delle salme, e sta affiancando i cittadini che in questo momento si avviano verso l’elaborazione del lutto, che poi con il funerale si concretizza. Stiamo affiancando tutti i soccorritori, perché anche loro hanno bisogno di supporto psicologico, anche loro sono sottoposti ad uno stress infinito che va necessariamente elaborato. Ed è per questo che gli psicologi sono fondamentali.
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