Duro attacco del Candidato repubblicano all'attuale Presidente della Casa Bianca. Aumentano le divisioni tra le due fazioni, con la Clinton che sembra aver guadagnato nei sondaggi.
di Dario Cataldo
Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato un "disastro", è "debole, inefficace". Parole e musica di Donald Trump, che risponde per le rime alle critiche mossegli da Obama, che ieri lo aveva definito "miseramente impreparato" e dunque "inadatto" a succedergli.
Secca la stoccata del Magnate, che senza mezze parole dichiara mediante i canali dell’emittente Fox News che Obama è stato "il peggior presidente, forse, nella storia del nostro Paese". In merito alle competenze in politica estera che secondo Obama, sarebbero pressoché assenti, il Miliardario afferma: "Credo di sapere molto più di quanto sappia lui. Guardate all’Ucraina: lui parla dell’Ucraina e di quanto sia severo con la Russia. Nel frattempo, si sono presi la Crimea".
Intanto, dai sondaggi, Trump sembra perdere terreno. Il Presidente e l'Amministratore delegato di Hewlett-Packard, Meg Whitman da sempre sostenitrice del partito repubblicano, ha recentemente dichiarato che sosterrà la democratica Hillary Clinton: "Come repubblicana orgogliosa, votare per il presidente è sempre stato semplice per me. Quest’anno è diverso. Votare repubblicano per lealtà significherebbe avallare un candidato che fa leva sull’odio, la xenofobia e la divisione razziale".
D'altra parte, si teme invece che la Clinton possa confermare il suo soprannome di "guerrafondaia", per via dei precedenti che la connotano come una democratica atipica. Ha sempre difeso la scelta della missione Nato in Libia nel 2011, il cui seguito è storia: Gheddafi eliminato e il Paese sprofondato nel caos più delirante. Non è un mistero che da First Lady, da Senatrice e da Segretario di Stato, Hillary abbia sempre appoggiato qualsiasi guerra intrapresa dagli Stati Uniti.
Altro dato importante è la sua amicizia con i neoconservatori, così pure il suo gradimento tra gli squali della finanza di Wall Street. Un po più indigesta è allo zoccolo duro del Partito democratico, quello non legato alla medio-alta borghesia, che invece paradossalmente simpatizza per Donald Trump.
In questa girandola di preferenze, in cui i diretti interessanti fanno a gare a screditare l'avversario, non si capisce quale sia per gli Stati Uniti il "male minore". Tra l'animo bellicoso della Clinton e l'accentrato nazionalismo di Trump, i cittadini americani si trovano al centro di due fuochi.
di Dario Cataldo
Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è stato un "disastro", è "debole, inefficace". Parole e musica di Donald Trump, che risponde per le rime alle critiche mossegli da Obama, che ieri lo aveva definito "miseramente impreparato" e dunque "inadatto" a succedergli.
Secca la stoccata del Magnate, che senza mezze parole dichiara mediante i canali dell’emittente Fox News che Obama è stato "il peggior presidente, forse, nella storia del nostro Paese". In merito alle competenze in politica estera che secondo Obama, sarebbero pressoché assenti, il Miliardario afferma: "Credo di sapere molto più di quanto sappia lui. Guardate all’Ucraina: lui parla dell’Ucraina e di quanto sia severo con la Russia. Nel frattempo, si sono presi la Crimea".
Intanto, dai sondaggi, Trump sembra perdere terreno. Il Presidente e l'Amministratore delegato di Hewlett-Packard, Meg Whitman da sempre sostenitrice del partito repubblicano, ha recentemente dichiarato che sosterrà la democratica Hillary Clinton: "Come repubblicana orgogliosa, votare per il presidente è sempre stato semplice per me. Quest’anno è diverso. Votare repubblicano per lealtà significherebbe avallare un candidato che fa leva sull’odio, la xenofobia e la divisione razziale".
D'altra parte, si teme invece che la Clinton possa confermare il suo soprannome di "guerrafondaia", per via dei precedenti che la connotano come una democratica atipica. Ha sempre difeso la scelta della missione Nato in Libia nel 2011, il cui seguito è storia: Gheddafi eliminato e il Paese sprofondato nel caos più delirante. Non è un mistero che da First Lady, da Senatrice e da Segretario di Stato, Hillary abbia sempre appoggiato qualsiasi guerra intrapresa dagli Stati Uniti.
Altro dato importante è la sua amicizia con i neoconservatori, così pure il suo gradimento tra gli squali della finanza di Wall Street. Un po più indigesta è allo zoccolo duro del Partito democratico, quello non legato alla medio-alta borghesia, che invece paradossalmente simpatizza per Donald Trump.
In questa girandola di preferenze, in cui i diretti interessanti fanno a gare a screditare l'avversario, non si capisce quale sia per gli Stati Uniti il "male minore". Tra l'animo bellicoso della Clinton e l'accentrato nazionalismo di Trump, i cittadini americani si trovano al centro di due fuochi.
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