Annullati gli imminenti impegni elettorali in California e Nevada, confermata la diagnosi di polmonite.
Radio Vaticana -La candidata democratica alle presidenziali dell’8 novembre prossimo negli Stati Uniti, Hillary Clinton, è stata colpita ieri da un malore mentre partecipava alla cerimonia di Ground Zero per il quindicesimo anniversario degli attentati dell'11 settembre. In una intervista al canale televisivo Fox, Donald Trump ha detto: "Spero che stia bene e che torni in corsa, ma dobbiamo vedere cosa c'è che non va, qualunque cosa sia". Il candidato repubblicano alle presidenziali ha detto che fornirà da parte sua “tutte le informazioni relative alla propria salute”. Ma per la stampa internazionale quanto accaduto a New York getta comunque un’incognita sul voto. Giada Aquilino ne ha parlato con Tiziano Bonazzi, docente emerito di Storia americana all’Università di Bologna: ascolta
R. – Ciò è accaduto in diverse presidenziali durante la storia americana, perché gli Stati Uniti sono la prima potenza mondiale e il Presidente è anche il capo delle forze armate. Di conseguenza, un Presidente che non dimostri di avere - oltre alla forza morale e alla capacità politica - la forza fisica per reggere eventualmente durante uno scontro militare o durante delle guerre è qualcosa che spaventa moltissimo l’opinione pubblica americana.
D. - Quando è successo in precedenza?
R. - Ad esempio è accaduto nel 2002 con Bush. È successo in precedenza quando ci fu l’attentato contro Reagan: dopo l’attentato, non si sapeva se Reagan era ferito seriamente, se poteva mantenere le sue funzioni di Comandante in capo o se queste dovevano essere trasferite al vice Presidente. Insomma per gli Stati Uniti questo è veramente un grosso problema perché, essendoci un regime presidenziale nel Paese, il Presidente è un personaggio anche mediaticamente di grandissima importanza. Ad esempio, il problema non è soltanto la questione della salute della Clinton, ma del fatto - e magari a noi la cosa può sembrare un po’ ridicola - che per 90 minuti i giornalisti non abbiano saputo nulla di quello che stava accadendo. Quell’ora e mezzo di buco ha consentito immediatamente agli avversari della Clinton di saltarle addosso con l’accusa che le viene costantemente fatta di non essere sincera, del fatto che tutto il suo team della campagna elettorale nasconda problemi fiscali, nasconda il problema delle mail, nasconda cosa sia successo fino in fondo con l’attentato all’ambasciata americana in Libia mentre la Clinton era Segretario di Stato. Anche Trump si era sentito male qualche mese fa, ma si era ancora lontani dal cuore della campagna elettorale. Adesso si è a meno di due mesi dalle elezioni e quindi - in una campagna così guidata dalla frenesia dei media e dei giornalisti - la cosa può diventare veramente grave, al di là della reale situazione di salute della Clinton.
D. - Trump userà quanto successo per sostenere che la Clinton non è nelle condizioni di salute per fare il Presidente allora?
R. - Tutta la sua campagna elettorale è stata basata sul fatto che Hillary è “unfit”, cioè non è adatta ad essere Presidente sia per ragioni morali sia per ragioni fisiche e politiche. D’altronde negli ultimi dieci giorni Hillary stava facendo esattamente lo stesso con Trump. Quindi è una campagna elettorale tutta fondata sulla delegittimazione in qualche modo dell’avversario.
D. - La questione delle salute ha dunque un forte impatto. Già si parla di sostituire la Clinton con il vice, Tim Kaine, o con Joe Biden o John Kerry… È possibile?
R. - Queste per il momento sono semplicemente voci, perché sarebbe un disastro inaudito per il Partito Democratico: non si può “inventare” un candidato a 45 giorni dalle elezioni. Questo significherebbe una sconfitta sicura e salterebbe tutto il sistema delle primarie, che è l’unico sistema politicamente ed eticamente legittimo negli Stati Uniti per stabilire chi è un candidato. In pratica Trump rimarrebbe senza un vero avversario.
D. - Nel caso di una sostituzione del candidato democratico, quale potrebbe essere l’iter?
R. - Evidentemente non si sa, perché non è mai accaduta una cosa simile. Però possiamo ipotizzare, in qualche modo, che il candidato vice Presidente possa sostituire la Clinton in quanto già la Clinton stessa lo aveva scelto come vice, come d’altronde avvenne con l’assassinio di Kennedy, quando il vice Presidente Johnson in base alla Costituzione divenne Presidente.
Radio Vaticana -La candidata democratica alle presidenziali dell’8 novembre prossimo negli Stati Uniti, Hillary Clinton, è stata colpita ieri da un malore mentre partecipava alla cerimonia di Ground Zero per il quindicesimo anniversario degli attentati dell'11 settembre. In una intervista al canale televisivo Fox, Donald Trump ha detto: "Spero che stia bene e che torni in corsa, ma dobbiamo vedere cosa c'è che non va, qualunque cosa sia". Il candidato repubblicano alle presidenziali ha detto che fornirà da parte sua “tutte le informazioni relative alla propria salute”. Ma per la stampa internazionale quanto accaduto a New York getta comunque un’incognita sul voto. Giada Aquilino ne ha parlato con Tiziano Bonazzi, docente emerito di Storia americana all’Università di Bologna: ascolta
R. – Ciò è accaduto in diverse presidenziali durante la storia americana, perché gli Stati Uniti sono la prima potenza mondiale e il Presidente è anche il capo delle forze armate. Di conseguenza, un Presidente che non dimostri di avere - oltre alla forza morale e alla capacità politica - la forza fisica per reggere eventualmente durante uno scontro militare o durante delle guerre è qualcosa che spaventa moltissimo l’opinione pubblica americana.
D. - Quando è successo in precedenza?
R. - Ad esempio è accaduto nel 2002 con Bush. È successo in precedenza quando ci fu l’attentato contro Reagan: dopo l’attentato, non si sapeva se Reagan era ferito seriamente, se poteva mantenere le sue funzioni di Comandante in capo o se queste dovevano essere trasferite al vice Presidente. Insomma per gli Stati Uniti questo è veramente un grosso problema perché, essendoci un regime presidenziale nel Paese, il Presidente è un personaggio anche mediaticamente di grandissima importanza. Ad esempio, il problema non è soltanto la questione della salute della Clinton, ma del fatto - e magari a noi la cosa può sembrare un po’ ridicola - che per 90 minuti i giornalisti non abbiano saputo nulla di quello che stava accadendo. Quell’ora e mezzo di buco ha consentito immediatamente agli avversari della Clinton di saltarle addosso con l’accusa che le viene costantemente fatta di non essere sincera, del fatto che tutto il suo team della campagna elettorale nasconda problemi fiscali, nasconda il problema delle mail, nasconda cosa sia successo fino in fondo con l’attentato all’ambasciata americana in Libia mentre la Clinton era Segretario di Stato. Anche Trump si era sentito male qualche mese fa, ma si era ancora lontani dal cuore della campagna elettorale. Adesso si è a meno di due mesi dalle elezioni e quindi - in una campagna così guidata dalla frenesia dei media e dei giornalisti - la cosa può diventare veramente grave, al di là della reale situazione di salute della Clinton.
D. - Trump userà quanto successo per sostenere che la Clinton non è nelle condizioni di salute per fare il Presidente allora?
R. - Tutta la sua campagna elettorale è stata basata sul fatto che Hillary è “unfit”, cioè non è adatta ad essere Presidente sia per ragioni morali sia per ragioni fisiche e politiche. D’altronde negli ultimi dieci giorni Hillary stava facendo esattamente lo stesso con Trump. Quindi è una campagna elettorale tutta fondata sulla delegittimazione in qualche modo dell’avversario.
D. - La questione delle salute ha dunque un forte impatto. Già si parla di sostituire la Clinton con il vice, Tim Kaine, o con Joe Biden o John Kerry… È possibile?
R. - Queste per il momento sono semplicemente voci, perché sarebbe un disastro inaudito per il Partito Democratico: non si può “inventare” un candidato a 45 giorni dalle elezioni. Questo significherebbe una sconfitta sicura e salterebbe tutto il sistema delle primarie, che è l’unico sistema politicamente ed eticamente legittimo negli Stati Uniti per stabilire chi è un candidato. In pratica Trump rimarrebbe senza un vero avversario.
D. - Nel caso di una sostituzione del candidato democratico, quale potrebbe essere l’iter?
R. - Evidentemente non si sa, perché non è mai accaduta una cosa simile. Però possiamo ipotizzare, in qualche modo, che il candidato vice Presidente possa sostituire la Clinton in quanto già la Clinton stessa lo aveva scelto come vice, come d’altronde avvenne con l’assassinio di Kennedy, quando il vice Presidente Johnson in base alla Costituzione divenne Presidente.
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