martedì, settembre 27, 2016
Molti colpi bassi e poche soluzioni, ma i ruoli sembrano ribaltati: Hillary ne esce con aggressività, Trump si tiene sulla difensiva. I temi di una campagna condensati in un solo dibattito.

di Lorenzo Carchini

Trump sulla difensiva. Nel corso di un dibattito che ha condensato una delle campagne elettorali meno esaltanti della storia degli Stati Uniti, può capitare anche di assistere a questo. Strategia o difficoltà? Sta di fatto che Hillary è stata aggressiva e preparata, come era prevedibile, più dello sfidante repubblicano, sin dalla scelta degli abiti.

Negli States conta anche questo, le scelte estetiche,, la mite cravatta blu (da democratico) di Trump ed il ruggente vestito rosso (colore repubblicano) di Hillary su sfondo blu: una bandiera vivente proprio nel giorno del grande dibattito. La sfida si gioca anche su questi dettagli da più di cinquant'anni. Dopodiché, un'asimmetria fra i due candidati che si palesa da subito e si rafforza col passare dei minuti. Tendenze razziste, conflitti d'interesse, dubbi sulla sua stessa ricchezza, la Clinton spara a vista e quasi sempre va a bersaglio.

"Lui mi attacca perché mi sono preparata. Sì, mi sono preparata anche a essere Presidente!". In questa fra sta quella che la Cnn definisce la vittoria di Hillary Clinton al dibattito di stanotte che ha tenuto incollati al televisore milioni e milioni di americani e non. Dopo una danza sgraziata, l'una contro l'altro, durata diversi mesi, sul ring dell'Hofstra University Auditorium, Clinton e Trump salgono finalmente s'incontrano, dando inizio ad una serie di attacchi reciproci volti a discreditarsi reciprocamente.

Trump appare meno caustico del solito, passa la serata cercando di rintuzzare gli attacchi che ne hanno caratterizzato la campagna: dagli affari, agli attacchi ad Obama e le sue idee su minoranze razziali e donne. Interrompe spesso Hillary (cinquanta volte), ma gli attacchi sullo scandalo mail non sembrano dare risultati. La frustrazione del magnate emerge solo in alcune occasioni ed il nomignolo "Croocked Hillary" va in cantina per un più rispettoso "Secretary Clinton".

Dall'altra parte, invece, l'ex first lady sembra sfondare su diversi lati: riesce a non essere pedante, a tratti perfino divertente, come in economia nel deriderne il piano fiscale "Trumped-up trickle down", attacca sulle simpatie per il leader russo Putin, sventola ai quattro venti la palese bugia dell'avversario sul suo rifiuto alla guerra in Iraq, sottolinea la sua scarsa preparazione in politica estera, mette in dubbio perfino sulla sua effettiva ricchezza (il prestito del padre e le tasse pagate, i nervi scoperti del miliardario).

Anche Trump porta a casa alcuni punti. L'obiettivo di dipingere Hillary come la protettrice dello status quo e dell'establishment, non pare un'impresa proibitiva. Particolarmente efficaci le accuse sullo stato in cui versa il settore manifatturiero in Ohio, Pennsylvania e New England e la domanda, al climax, è assai provocatoria, gettando nel calderone anche il marito Bill: "You’ve been doing this for 30 years. Why are you just thinking about these solutions right now?"

Dunque un dibattito che ha riassunto in poche ore mesi di campagna elettorale, in cui i temi non sono mai stati davvero sviscerati in cerca di soluzioni, piuttosto si è cercato di dipingere l'avversario inadeguato o, come negli ultimi giorni, malato. E proprio a riguardo, il tentato colpo sotto la cintura di Trump a fine dibattito, ha visto una delle migliori risposte da parte di Hillary: "As soon as he travels to 112 countries, he can talk to me about stamina". Fine primo round, appuntamento al 9 Ottobre a St.Louis e al 19 a Las Vegas.


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