Nel 2016 la seconda più bassa estensione media del minimo del ghiaccio marino
GreenReport - Nel 2016 il ghiaccio marino artico ha continuato nella sua spirale verso la disintegrazione, sciogliendosi e assottigliandosi a causa del riscaldamento globale. Per i rompighiaccio è sempre più facile raggiungere il Polo Nord e anche la calotta glaciale che copre la Groenlandia si sta sciogliendo a ritmi sempre più accelerati.
La settimana scorsa si sono disintegrate in un solo giorno 46.000 miglia quadrate di ghiaccio marino artico, un’area grande quanto l’Inghilterra e il triplo del normale tasso di scioglimento alla fine della stagione estiva .
Il risultato è che, come dimostrano i grafici pubblicati da Open Mind che pubblichiamo, il minimo del ghiaccio marino artico ha raggiunto o il secondo livello più basso mai registrato. La tendenza al declino a lungo termine è chiara ma, come scrive Joe Romm, editorialista e fondatore di ClimateProgress, «Naturalmente, i negazionisti della scienza del clima se dessero un’occhiata a questo grafico ci vedrebbero un “rimbalzo” dalla misurazione SuperLow del ghiaccio marino minimo del 2012».
Ma uno dei grafici mostra l’estensione media del ghiaccio marino per il periodo settembre-agosto e dimostra che gli anni più recenti sono stati quelli con la superficie di ghiaccio marina più bassa mai registrata.
Mentre l’aria e l’acqua dell’Artico si scaldano, diminuisce anche lo spessore del ghiaccio e, come dicono praticamente tutti gli esperti, il ghiaccio della primavera 2016, formatosi durante l’inverno, era probabilmente il più sottile mai visto.
A disintegrarsi è in particolare il ghiaccio marino intorno al Polo Nord: quest’anno i rompighiaccio di una spedizione congiunta canadese e svedese hanno raggiunto il Polo Nord, ma i rompighiaccio stanno visitando il Polo da anni, ma come ha detto a Marshable Mark Serreze, direttore dell’ US National Snow and Ice Data Center, quest’anno anche una barca a vela «potrebbe effettivamente navigare lungo quasi tutta la rotta fino al Polo Nord, dal momento che la copertura di ghiaccio del mare è in gran parte assente a circa 86 gradi nord», infatti barche a vela hannio raggiunto aree delle Svalbard libere dai ghiacci dove era impensabile arrivare prima. Una realtà che è visibile nell’immagine tratta da seiacce.de e twittata da Zack Labe, un ricercatore della Cornell University e dell’Atmospheric science programme dell’università della British Columbia, che rivela «La frammentazione del ghiaccio del mare Artico vicino al Polo Nord».
Romm ricorda che «Gli scienziati hanno da tempo previsto che il riscaldamento causato dall’uomo sarebbe stato almeno due volte più veloce nella regione artica che nel pianeta nel suo complesso a ausa dell’Arctic Amplification», un circolo vizioso fatto di temperature più alte che sciolgono il ghiaccio, diminuendo la superficie bianca altamente riflettente di ghiaccio marino e neve che viene sostituita da mare libero blu scuro o da terreno nudo e scuro che assorbono più energia solare e accelerano ulteriormente lo scioglimento dei ghiacci marini e terrestri.
Il grossissimo problema è che quello che succede nella regione artica non resta nell’Artico: è la perdita accelerata di ghiaccio marino artico a portare a condizioni climatiche ancora più estreme in Nord America, mentre accelera la disintegrazione della calotta glaciale della Groenlandia, che porta ad un innalzamento del livello del mare più veloce e allo scongelamento del permafrost che contiene molto più carbonio rispetto agli attuali livelli dell’atmosfera terrestre.
Romm conclude: «Stiamo terraformando il nostro pianeta e il processo sta andando fuori controllo. La maggior parte degli esperti ci vede segnali di allarme, ma l’industria petrolifera può vederci solo i simboli del dollaro: la possibilità di trivellare più combustibili fossili, il che emetterà più calore che tratterrà l’inquinamento da carbonio nell’aria. L’umanità, come l’Artico, è ora sul ghiaccio molto sottile».
La settimana scorsa si sono disintegrate in un solo giorno 46.000 miglia quadrate di ghiaccio marino artico, un’area grande quanto l’Inghilterra e il triplo del normale tasso di scioglimento alla fine della stagione estiva .
Il risultato è che, come dimostrano i grafici pubblicati da Open Mind che pubblichiamo, il minimo del ghiaccio marino artico ha raggiunto o il secondo livello più basso mai registrato. La tendenza al declino a lungo termine è chiara ma, come scrive Joe Romm, editorialista e fondatore di ClimateProgress, «Naturalmente, i negazionisti della scienza del clima se dessero un’occhiata a questo grafico ci vedrebbero un “rimbalzo” dalla misurazione SuperLow del ghiaccio marino minimo del 2012».
Ma uno dei grafici mostra l’estensione media del ghiaccio marino per il periodo settembre-agosto e dimostra che gli anni più recenti sono stati quelli con la superficie di ghiaccio marina più bassa mai registrata.
Mentre l’aria e l’acqua dell’Artico si scaldano, diminuisce anche lo spessore del ghiaccio e, come dicono praticamente tutti gli esperti, il ghiaccio della primavera 2016, formatosi durante l’inverno, era probabilmente il più sottile mai visto.
A disintegrarsi è in particolare il ghiaccio marino intorno al Polo Nord: quest’anno i rompighiaccio di una spedizione congiunta canadese e svedese hanno raggiunto il Polo Nord, ma i rompighiaccio stanno visitando il Polo da anni, ma come ha detto a Marshable Mark Serreze, direttore dell’ US National Snow and Ice Data Center, quest’anno anche una barca a vela «potrebbe effettivamente navigare lungo quasi tutta la rotta fino al Polo Nord, dal momento che la copertura di ghiaccio del mare è in gran parte assente a circa 86 gradi nord», infatti barche a vela hannio raggiunto aree delle Svalbard libere dai ghiacci dove era impensabile arrivare prima. Una realtà che è visibile nell’immagine tratta da seiacce.de e twittata da Zack Labe, un ricercatore della Cornell University e dell’Atmospheric science programme dell’università della British Columbia, che rivela «La frammentazione del ghiaccio del mare Artico vicino al Polo Nord».
Romm ricorda che «Gli scienziati hanno da tempo previsto che il riscaldamento causato dall’uomo sarebbe stato almeno due volte più veloce nella regione artica che nel pianeta nel suo complesso a ausa dell’Arctic Amplification», un circolo vizioso fatto di temperature più alte che sciolgono il ghiaccio, diminuendo la superficie bianca altamente riflettente di ghiaccio marino e neve che viene sostituita da mare libero blu scuro o da terreno nudo e scuro che assorbono più energia solare e accelerano ulteriormente lo scioglimento dei ghiacci marini e terrestri.
Il grossissimo problema è che quello che succede nella regione artica non resta nell’Artico: è la perdita accelerata di ghiaccio marino artico a portare a condizioni climatiche ancora più estreme in Nord America, mentre accelera la disintegrazione della calotta glaciale della Groenlandia, che porta ad un innalzamento del livello del mare più veloce e allo scongelamento del permafrost che contiene molto più carbonio rispetto agli attuali livelli dell’atmosfera terrestre.
Romm conclude: «Stiamo terraformando il nostro pianeta e il processo sta andando fuori controllo. La maggior parte degli esperti ci vede segnali di allarme, ma l’industria petrolifera può vederci solo i simboli del dollaro: la possibilità di trivellare più combustibili fossili, il che emetterà più calore che tratterrà l’inquinamento da carbonio nell’aria. L’umanità, come l’Artico, è ora sul ghiaccio molto sottile».
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