Economia italiana: una lunga storia di crac. E la colpa è solo dell'euro? "Rileggetevi i libri di storia".
WSI - Euro a due velocità, euro forte ed euro debole, uscire dall’euro oppure no. Ma anche: come l’Italia si pone nei confronti dell’euro, cosa accadrebbe se decidesse di uscire dall’Eurozona, e fino a che punto, nella situazione attuale, è in grado di alzare la voce contro la Germania. Prendendo spunto dalle ultime proposte del Premio Nobel Joseph Stiglitz che, con il suo ultimo libro ha fatto molto parlare di sé, proponendo una separazione dell’area euro senza la Germania e la Grecia, Spazioeconomia intervista Mario Seminerio, economista autore del blog Phastidio.net, e Francesco Simoncelli, economista e blogger di francescosimoncelli.blogspot.it.
Tra le dichiarazioni che seguono, c’è quella di Simoncelli, che ricorda come il caos europeo sia una bomba orologeria ormai innescata, che qualsiasi evento potrebbe far scoppiare, non ultimo il sistema bancario italiano, con tutti i suoi problemi. Fanno riflettere anche le parole di Seminerio che, oltre a parlare di “impoverimento drammatico” dell’Italia nel caso di una sua eventuale uscita dall’euro e della minaccia di inflazione che non impiegherebbe molto a trasformarsi in iperinflazione, parla di quella “commedia di rane di fedro” che “è la politica italiana”, che non può proprio permettersi di minacciare la Germania.
Anche perchè, anche di fronte alla minaccia “O fai questo, o mi faccio esplodere”, si sentirebbe dire dai tedeschi: ‘fatti esplodere, non c’è problema, penso di riuscire a farcela’. E l’Italia dunque “finirebbe con il farsi esplodere da sola in una stanza di cemento armato”. Insomma, l’Italia ci rimetterebbe sia se decidesse di uscire dall’euro, sia se a uscire dal blocco fosse la Germania a uscire.
Così, nel commentare la proposta di euro a due velocità di Stiglitz, Seminerio dice: “L’euro così come è in questo momento non è esattamente un successo per vari motivi, che riepiloghiamo: il fatto che è una semplice Unione monetaria e non anche una Unione fiscale: questo rende assolutamente difficoltoso compensare eventuali shock asimmetrici o eventuali disequilibri, manca proprio tutto l’impianto di una struttura federalista fiscale”. E “questo è il peccato originale, la maggiore vulnerabilità dell’euro per quanto, se vogliamo dirla anche provocatoriamente, l’Unione economica e monetaria europea (Uem) pur non essendo ancora una unione fiscale, con il caso Grecia ha realizzato un caso di embrione di unione di trasferimenti. Il debito greco è infatti quasi interamente detenuto da entità sovranazionali ma pubbliche: Bce, l’Fmi e il meccanismo europeo di stabilità”.
Su Stiglitz, l’autore del blog Phastidio.net e collaboratore del Fatto Quotidiano ricorda che: “Alcuni anni fa quando ci fu la fase più critica, nel 2010-2011 una proposta simile, quella dell’euro a due velocità, venne avanzata da Luigi Zingales, una proposta accattivante. Ricordo che scrissi a Luigi e gli chiesi di declinarla operativamente. ‘Come si fa una cosa di questo tipo?’ Lui mi promise che mi avrebbe risposto e io da quel giorno sto ancora attendendo. L’elaborazione è piuttosto laboriosa, ma al di là delle battute, con il massimo rispetto per Zingales, il problema sul piano operativo è talmente complesso da diventare infattibile, in quanto richiederebbe la totale riscrittura dei Trattati, l’istituzione di una seconda banca centrale europea.
Si tratterebbe di una impresa titanica e, anche, non ne vedo il motivo sul piano logico, quasi ontologico. La Francia che farebbe, rimarrebbe agganciata alla Germania per poi esserne travolta? L’Italia sarebbe annessa alla Grecia? La Spagna a chi si unirebbe? Io credo che se e quando l’euro collasserà si ritornerà a valute nazionali individuali. Interviene l’economista Simoncelli: “La cosa divertente è che Stiglitz ha finalmente capito che l’euro può essere cestinato. Ricordo lui e Paul Krugman, che erano molto più entusiasti all’inizio dell’esperimento europeo. Il punto è che un mercato senza una determinazione onesta dei prezzi a lungo andare è destinato a collassare. (..) ed è quanto stiamo vedendo, con una organizzazione top down che cerca di sfornare soluzioni palliative a breve termine, che non hanno né capo né coda.
Quella di Stiglitz alla fine è una proposta per dare una scappatoia ai paesi del Club Med affinché possano trovare la prosperità attraverso la svalutazione monetaria, ma non so quanto questo possa essere fattibile, in quanto significherebbe semplicemente una fuga di capitali in massa verso i paesi con l’euro forte, la Germania in particolare. (…) La scelta della moneta unica avrebbe dovuto esplicarsi attraverso le azioni individuali degli attori di mercato e non con un costrutto calato dall’alto verso il basso. In questo contesto, “più gli interventi si faranno pesanti, più si avvererà quanto scritto in un articolo del Financial Times, intitolato Central banks are running blind, dove si parla dell’interventismo eccessivo delle banche centrali, ma anche del loro andare ormai alla cieca, con una politica di tassi negativi e QE a tutto spiano che prima non si era mai vista”.
Tornando all’ipotesi di doppia valuta, l’economista Mario Seminerio lancia un monito all’Italia, e ripercorre anche i problemi che il paese visse in quegli anni di cui ora ha nostalgia. Pone interrogativi su quello che è davvero il progetto dei movimenti anti euro, che propinano come soluzione l’uscita dall’Eurozona, e avverte su conseguenze che sarebbero terribili.
Ma davvero è tutta colpa dell’euro?
Seminerio affronta il problema delle svalutazioni competitive e risponde alla domanda su come dovrebbero funzionare due euro, nel caso in cui la proposta di Stiglitz si concretizzasse: “Le valute non dovrebbero essere agganciate, dovrebbero fluttuare normalmente e anche un po’ astrattamente in funzione dei fondamentali sottostanti. I danni si producono quando si realizza un cambio fisso che non riflette i sottostanti, perchè questo determina alla lunga attacchi speculativi, perdita competitività”.
Ed è qui che viene chiamata in causa l’Italia. Infatti, quanto detto sopra “è il motivo per cui settembre del ’92 la lira e la sterlina uscirono dal sistema monetario europeo. L’italia vi era entrata pensando di convergere, ma non ha avuto la disciplina necessaria per restare in quell’ambito di accordi di cambio che pur avevano una fascia di fluttuazione che per noi era lievemente più ampia di altri. Ma la convergenza non ha funzionato”. E basta andare a leggere qualche libro di storia per capire le cose: “Guardate cosa è successo negli ultimi 40-50 anni di economia: è tutta una storia di crac, anche quando c’era la famosa moneta sovrana (la lira), e di tentativi mediante vincolo esterno di disciplinare l’economia italiana; questi tentativi alla fine, – stanti le divergenze sottostanti apparentemente incoercibili e per certi aspetti anche a causa del carattere nazionale tipicamente italiano – fatalmente esplodono e finiamo travolti e devastati. Ci sono cosi e ricorsi. Ieri c’è stato lo Sme, ora c’è l’euro“.
Detto questo, aggiunge l’esperto: “Siccome l’euro è una moneta e la moneta è un costrutto sociale, come tale è effimero: nasce, vive e muore. E io non sono un difensore a oltranza del sistema dell’euro, io vedo nel sistema dell’euro tutta la profonda disfunzionalità. Il punto però è che, anziché considerare l’euro una sorta di complotto dello straniero per asservire la patria, io lo vedo come l’ennesima conferma dell’incoercibilità e incapacità di questo paese di stare nei gruppi insieme ai paesi con i quali ci confrontiamo”.
Il problema, insomma, dell’Italia, è nella sua natura, nel suo atteggiamento, nella sua incapacità di stare nel team? Una cosa è sicura. Una eventuale uscita dall’euro, tanto invocata ora, getterebbe nel disastro l’Italia, provocando un impoverimento in diversi strati sociali, secondo l’economista e autore di Phastidio.net. La conseguenza sarebbe una crisi in stile Sud America. Con la differenza che i paesi sudamericani dispongono di materie prime, “noi invece non abbiamo neanche quello”. “Quando l’euro deflagrerà – è possibile che avvenga – avremo la prova provata in termini di conseguenze, che saranno una resa dei conti, e le rese dei conti non sono mai indolori”.
Ma tornando alla lira, cosa accadrebbe all’Italia, con il suo debito pubblico? “A causa di questa incoercibilità e mancanza di disciplina, ho il timore della deriva sudamericana, perchè alla fine se voi guardate la corrente contraria all’euro, che invoca l’uscita dell’euro, questa è tutta gente che vuole che i vincoli di bilancio diventino un extra, un optional di cui fare tranquillamente a meno. E’ tutta gente che recrimima sul divorzio tra il Tesoro e Bankitalia dell’81. La recriminazione di queste persone non è quella dell’ingresso nell’euro con l’Atto Unico dell’euro del ’92, che ci ha portati poi al ’99 nella moneta unica. La loro recriminazione è quel divorzio tra Tesoro e Bankitalia; loro ambisconono a tornare a quel l’età per loro aurea, in cui Bankitalia sottoscriveva e monetizzava i deficit del Tesoro. E se queste sono le premesse, io non vedo altro che la deriva del debito in stile sudamericano, con la differenza che in Sud america sono ricchi di materie prime e noi non abbiamo neanche quelle”.
Così anche Simoncelli: “Ha ragione, è una strategia insita nell’indole nostrana quella di partire subito con la stampante monetaria, arroventarla e risolvere in questo modo tutti i problemi. E’ davvero folle, penso che il Club Med sia coalizzato insieme alla Francia perr convincere la Germania ad ammorbidire le sue posizioni. Ma se vincerà malauguratamente il Club Med la svalutazione monetaria sarà all’ordine del giorno, visto che secondo loro il debito e tutti i costi annessi a uno stato pachidermico vanno estirpati attraverso una moneta più allentata. Ma l’Italia sopravvive attraverso le importazioni, lì sarebbero dolori, e dolori amari.
Ancora Seminerio: “Per iperinflazione ce ne vuole, ma anche se avessimo solo una inflazione a due cifre, le condizioni di vita dei pensionati subirebbero un impoverimento drammatico. Indicizzazione, torna la scala mobile, spirale prezzi-salari. Anche se i pensionati si trovassero con una inflazione al 7-8% – fattibilissima con una eventuale uscita dall’euro e, anzi, le stime sono molto conservative – assisteremmo a gente in piazza, a un impoverimento drammatico di amplissimi strati che spingerebbe la gente a furor di popolo a chiedere la monetizzazione del deficit. Da lì all’iperinflazione il passo è meno lungo di quanto si pensi”.
Simoncelli: “Se solo qualcuno ci assicurasse che dopo un fenomeno del genere gli italiani “farebbero i bravi” , (una crisi in Italia) potrebbe essere anche auspicabile, visto che ci sono stati esempio nella storia, come quello della crisi Usa alla fine del 19esimo secolo provocata dal default bond sovrani, da cui il paese rinacque più forte di prima. Guardate alla Germania post Seconda Guerra Mondiale, con una economia ridotta a cumuli di macerie, rinata più forte di prime”.
Seminerio risponde poi alla domanda sullo scenario di una Germania fuori dall’euro. Sarebbe meglio per l’Italia e per l’Eurozona? “Teoricamente potrebbe avvenire, con la Germania che si porterebbe dietro l’Olanda, l’Austria non penso. Ma bisognerebbe capire in modo un tale scenario sia fattibile. Le conseguenze sarebbero una rivalutazione del neo marco, l’esigenza di avviare una ristrutturazione del mercato del lavoro, che hanno dimostrato di saper gestire quando avevano il marco. Vista la filiera ad altissimo valore aggiunto delle espirtazioni, è chiaro non sarebbe anche lì una passeggiata di salute. Ma io credo che da una eventuale uscita Germania verrebbe meno la chiave di volta dell’edificio e l’euro restante si spappolerebbe nel giro di poche settimane, mancando l’ancoraggio ci sarebbero violentissimi attacchi speculativi agli anelli deboli della catena, primo tra tutti l’Italia . Mgaro anche lì, ci sono correnti di pensiero a favore di abbandono euro, e decidere una opzione. ma se accadesse l’architrave,l’edificio collasserebbe nel giro di poche settimane, pochi giorni.
Con la Germania fuori, Francia e Grecia per esempio farebbero parte di due euro diversi? Sempre Seminerio: “La Francia per motivi geopolitici è protetta dalla Germania, ma se la Germania uscisse da sola e la Francia le andasse dietro, Berlino dovrebbe alla fine sussidiare Parigi. Dal collasso dei partner commerciali maggiori Berlino sarebbe alle prese con un grave problema. Ma inutile ricattare la Germania: o fate così o mi faccio esplodere. I tedeschi infatti risponderebbero: “Fatevi esplodere, non c’è problema, noi ce la faremo”. Noto che in quella commedia di rane di fedro è la politica italiana si minaccia la Germania di sfracelli, dimenticando che la Germania ha una sua struttura economica, penso che l’Italia si farebbe esplodere da sola in una stanza di cemento armato.
Simoncelli: “Con una eventuale uscita della Germania lo zio ricco toglierebbe le tende e tutti gli altri sarebbero lasciati al loro destino. La Germania è una garanzia collaterale dietro al progetto europeo: mancando essa, mancherebbero le basi sui cui l’euro può ancora viaggiare. Il problema della Germania sono i crediti che ha verso l’Eurozona, Francia, Italia, Grecia soprattutto. Il caos europeo è una bomba orologeria innescata e qualsiasi evento potrebbe farla scoppiare. Non ultimo l’insolvenza del maggior parte del sistema bancario italiano. Se uno pensa che l’intero comparto bancario commerciale detiene 4.000 miliardi di asset, più del doppio del Pil italiano, e che molti di questi asset non sono performanti, capisce quanto la situazione sia grave”.
WSI - Euro a due velocità, euro forte ed euro debole, uscire dall’euro oppure no. Ma anche: come l’Italia si pone nei confronti dell’euro, cosa accadrebbe se decidesse di uscire dall’Eurozona, e fino a che punto, nella situazione attuale, è in grado di alzare la voce contro la Germania. Prendendo spunto dalle ultime proposte del Premio Nobel Joseph Stiglitz che, con il suo ultimo libro ha fatto molto parlare di sé, proponendo una separazione dell’area euro senza la Germania e la Grecia, Spazioeconomia intervista Mario Seminerio, economista autore del blog Phastidio.net, e Francesco Simoncelli, economista e blogger di francescosimoncelli.blogspot.it.
Tra le dichiarazioni che seguono, c’è quella di Simoncelli, che ricorda come il caos europeo sia una bomba orologeria ormai innescata, che qualsiasi evento potrebbe far scoppiare, non ultimo il sistema bancario italiano, con tutti i suoi problemi. Fanno riflettere anche le parole di Seminerio che, oltre a parlare di “impoverimento drammatico” dell’Italia nel caso di una sua eventuale uscita dall’euro e della minaccia di inflazione che non impiegherebbe molto a trasformarsi in iperinflazione, parla di quella “commedia di rane di fedro” che “è la politica italiana”, che non può proprio permettersi di minacciare la Germania.
Anche perchè, anche di fronte alla minaccia “O fai questo, o mi faccio esplodere”, si sentirebbe dire dai tedeschi: ‘fatti esplodere, non c’è problema, penso di riuscire a farcela’. E l’Italia dunque “finirebbe con il farsi esplodere da sola in una stanza di cemento armato”. Insomma, l’Italia ci rimetterebbe sia se decidesse di uscire dall’euro, sia se a uscire dal blocco fosse la Germania a uscire.
Così, nel commentare la proposta di euro a due velocità di Stiglitz, Seminerio dice: “L’euro così come è in questo momento non è esattamente un successo per vari motivi, che riepiloghiamo: il fatto che è una semplice Unione monetaria e non anche una Unione fiscale: questo rende assolutamente difficoltoso compensare eventuali shock asimmetrici o eventuali disequilibri, manca proprio tutto l’impianto di una struttura federalista fiscale”. E “questo è il peccato originale, la maggiore vulnerabilità dell’euro per quanto, se vogliamo dirla anche provocatoriamente, l’Unione economica e monetaria europea (Uem) pur non essendo ancora una unione fiscale, con il caso Grecia ha realizzato un caso di embrione di unione di trasferimenti. Il debito greco è infatti quasi interamente detenuto da entità sovranazionali ma pubbliche: Bce, l’Fmi e il meccanismo europeo di stabilità”.
Su Stiglitz, l’autore del blog Phastidio.net e collaboratore del Fatto Quotidiano ricorda che: “Alcuni anni fa quando ci fu la fase più critica, nel 2010-2011 una proposta simile, quella dell’euro a due velocità, venne avanzata da Luigi Zingales, una proposta accattivante. Ricordo che scrissi a Luigi e gli chiesi di declinarla operativamente. ‘Come si fa una cosa di questo tipo?’ Lui mi promise che mi avrebbe risposto e io da quel giorno sto ancora attendendo. L’elaborazione è piuttosto laboriosa, ma al di là delle battute, con il massimo rispetto per Zingales, il problema sul piano operativo è talmente complesso da diventare infattibile, in quanto richiederebbe la totale riscrittura dei Trattati, l’istituzione di una seconda banca centrale europea.
Si tratterebbe di una impresa titanica e, anche, non ne vedo il motivo sul piano logico, quasi ontologico. La Francia che farebbe, rimarrebbe agganciata alla Germania per poi esserne travolta? L’Italia sarebbe annessa alla Grecia? La Spagna a chi si unirebbe? Io credo che se e quando l’euro collasserà si ritornerà a valute nazionali individuali. Interviene l’economista Simoncelli: “La cosa divertente è che Stiglitz ha finalmente capito che l’euro può essere cestinato. Ricordo lui e Paul Krugman, che erano molto più entusiasti all’inizio dell’esperimento europeo. Il punto è che un mercato senza una determinazione onesta dei prezzi a lungo andare è destinato a collassare. (..) ed è quanto stiamo vedendo, con una organizzazione top down che cerca di sfornare soluzioni palliative a breve termine, che non hanno né capo né coda.
Quella di Stiglitz alla fine è una proposta per dare una scappatoia ai paesi del Club Med affinché possano trovare la prosperità attraverso la svalutazione monetaria, ma non so quanto questo possa essere fattibile, in quanto significherebbe semplicemente una fuga di capitali in massa verso i paesi con l’euro forte, la Germania in particolare. (…) La scelta della moneta unica avrebbe dovuto esplicarsi attraverso le azioni individuali degli attori di mercato e non con un costrutto calato dall’alto verso il basso. In questo contesto, “più gli interventi si faranno pesanti, più si avvererà quanto scritto in un articolo del Financial Times, intitolato Central banks are running blind, dove si parla dell’interventismo eccessivo delle banche centrali, ma anche del loro andare ormai alla cieca, con una politica di tassi negativi e QE a tutto spiano che prima non si era mai vista”.
Tornando all’ipotesi di doppia valuta, l’economista Mario Seminerio lancia un monito all’Italia, e ripercorre anche i problemi che il paese visse in quegli anni di cui ora ha nostalgia. Pone interrogativi su quello che è davvero il progetto dei movimenti anti euro, che propinano come soluzione l’uscita dall’Eurozona, e avverte su conseguenze che sarebbero terribili.
Ma davvero è tutta colpa dell’euro?
Seminerio affronta il problema delle svalutazioni competitive e risponde alla domanda su come dovrebbero funzionare due euro, nel caso in cui la proposta di Stiglitz si concretizzasse: “Le valute non dovrebbero essere agganciate, dovrebbero fluttuare normalmente e anche un po’ astrattamente in funzione dei fondamentali sottostanti. I danni si producono quando si realizza un cambio fisso che non riflette i sottostanti, perchè questo determina alla lunga attacchi speculativi, perdita competitività”.
Ed è qui che viene chiamata in causa l’Italia. Infatti, quanto detto sopra “è il motivo per cui settembre del ’92 la lira e la sterlina uscirono dal sistema monetario europeo. L’italia vi era entrata pensando di convergere, ma non ha avuto la disciplina necessaria per restare in quell’ambito di accordi di cambio che pur avevano una fascia di fluttuazione che per noi era lievemente più ampia di altri. Ma la convergenza non ha funzionato”. E basta andare a leggere qualche libro di storia per capire le cose: “Guardate cosa è successo negli ultimi 40-50 anni di economia: è tutta una storia di crac, anche quando c’era la famosa moneta sovrana (la lira), e di tentativi mediante vincolo esterno di disciplinare l’economia italiana; questi tentativi alla fine, – stanti le divergenze sottostanti apparentemente incoercibili e per certi aspetti anche a causa del carattere nazionale tipicamente italiano – fatalmente esplodono e finiamo travolti e devastati. Ci sono cosi e ricorsi. Ieri c’è stato lo Sme, ora c’è l’euro“.
Detto questo, aggiunge l’esperto: “Siccome l’euro è una moneta e la moneta è un costrutto sociale, come tale è effimero: nasce, vive e muore. E io non sono un difensore a oltranza del sistema dell’euro, io vedo nel sistema dell’euro tutta la profonda disfunzionalità. Il punto però è che, anziché considerare l’euro una sorta di complotto dello straniero per asservire la patria, io lo vedo come l’ennesima conferma dell’incoercibilità e incapacità di questo paese di stare nei gruppi insieme ai paesi con i quali ci confrontiamo”.
Il problema, insomma, dell’Italia, è nella sua natura, nel suo atteggiamento, nella sua incapacità di stare nel team? Una cosa è sicura. Una eventuale uscita dall’euro, tanto invocata ora, getterebbe nel disastro l’Italia, provocando un impoverimento in diversi strati sociali, secondo l’economista e autore di Phastidio.net. La conseguenza sarebbe una crisi in stile Sud America. Con la differenza che i paesi sudamericani dispongono di materie prime, “noi invece non abbiamo neanche quello”. “Quando l’euro deflagrerà – è possibile che avvenga – avremo la prova provata in termini di conseguenze, che saranno una resa dei conti, e le rese dei conti non sono mai indolori”.
Ma tornando alla lira, cosa accadrebbe all’Italia, con il suo debito pubblico? “A causa di questa incoercibilità e mancanza di disciplina, ho il timore della deriva sudamericana, perchè alla fine se voi guardate la corrente contraria all’euro, che invoca l’uscita dell’euro, questa è tutta gente che vuole che i vincoli di bilancio diventino un extra, un optional di cui fare tranquillamente a meno. E’ tutta gente che recrimima sul divorzio tra il Tesoro e Bankitalia dell’81. La recriminazione di queste persone non è quella dell’ingresso nell’euro con l’Atto Unico dell’euro del ’92, che ci ha portati poi al ’99 nella moneta unica. La loro recriminazione è quel divorzio tra Tesoro e Bankitalia; loro ambisconono a tornare a quel l’età per loro aurea, in cui Bankitalia sottoscriveva e monetizzava i deficit del Tesoro. E se queste sono le premesse, io non vedo altro che la deriva del debito in stile sudamericano, con la differenza che in Sud america sono ricchi di materie prime e noi non abbiamo neanche quelle”.
Così anche Simoncelli: “Ha ragione, è una strategia insita nell’indole nostrana quella di partire subito con la stampante monetaria, arroventarla e risolvere in questo modo tutti i problemi. E’ davvero folle, penso che il Club Med sia coalizzato insieme alla Francia perr convincere la Germania ad ammorbidire le sue posizioni. Ma se vincerà malauguratamente il Club Med la svalutazione monetaria sarà all’ordine del giorno, visto che secondo loro il debito e tutti i costi annessi a uno stato pachidermico vanno estirpati attraverso una moneta più allentata. Ma l’Italia sopravvive attraverso le importazioni, lì sarebbero dolori, e dolori amari.
Ancora Seminerio: “Per iperinflazione ce ne vuole, ma anche se avessimo solo una inflazione a due cifre, le condizioni di vita dei pensionati subirebbero un impoverimento drammatico. Indicizzazione, torna la scala mobile, spirale prezzi-salari. Anche se i pensionati si trovassero con una inflazione al 7-8% – fattibilissima con una eventuale uscita dall’euro e, anzi, le stime sono molto conservative – assisteremmo a gente in piazza, a un impoverimento drammatico di amplissimi strati che spingerebbe la gente a furor di popolo a chiedere la monetizzazione del deficit. Da lì all’iperinflazione il passo è meno lungo di quanto si pensi”.
Simoncelli: “Se solo qualcuno ci assicurasse che dopo un fenomeno del genere gli italiani “farebbero i bravi” , (una crisi in Italia) potrebbe essere anche auspicabile, visto che ci sono stati esempio nella storia, come quello della crisi Usa alla fine del 19esimo secolo provocata dal default bond sovrani, da cui il paese rinacque più forte di prima. Guardate alla Germania post Seconda Guerra Mondiale, con una economia ridotta a cumuli di macerie, rinata più forte di prime”.
Seminerio risponde poi alla domanda sullo scenario di una Germania fuori dall’euro. Sarebbe meglio per l’Italia e per l’Eurozona? “Teoricamente potrebbe avvenire, con la Germania che si porterebbe dietro l’Olanda, l’Austria non penso. Ma bisognerebbe capire in modo un tale scenario sia fattibile. Le conseguenze sarebbero una rivalutazione del neo marco, l’esigenza di avviare una ristrutturazione del mercato del lavoro, che hanno dimostrato di saper gestire quando avevano il marco. Vista la filiera ad altissimo valore aggiunto delle espirtazioni, è chiaro non sarebbe anche lì una passeggiata di salute. Ma io credo che da una eventuale uscita Germania verrebbe meno la chiave di volta dell’edificio e l’euro restante si spappolerebbe nel giro di poche settimane, mancando l’ancoraggio ci sarebbero violentissimi attacchi speculativi agli anelli deboli della catena, primo tra tutti l’Italia . Mgaro anche lì, ci sono correnti di pensiero a favore di abbandono euro, e decidere una opzione. ma se accadesse l’architrave,l’edificio collasserebbe nel giro di poche settimane, pochi giorni.
Con la Germania fuori, Francia e Grecia per esempio farebbero parte di due euro diversi? Sempre Seminerio: “La Francia per motivi geopolitici è protetta dalla Germania, ma se la Germania uscisse da sola e la Francia le andasse dietro, Berlino dovrebbe alla fine sussidiare Parigi. Dal collasso dei partner commerciali maggiori Berlino sarebbe alle prese con un grave problema. Ma inutile ricattare la Germania: o fate così o mi faccio esplodere. I tedeschi infatti risponderebbero: “Fatevi esplodere, non c’è problema, noi ce la faremo”. Noto che in quella commedia di rane di fedro è la politica italiana si minaccia la Germania di sfracelli, dimenticando che la Germania ha una sua struttura economica, penso che l’Italia si farebbe esplodere da sola in una stanza di cemento armato.
Simoncelli: “Con una eventuale uscita della Germania lo zio ricco toglierebbe le tende e tutti gli altri sarebbero lasciati al loro destino. La Germania è una garanzia collaterale dietro al progetto europeo: mancando essa, mancherebbero le basi sui cui l’euro può ancora viaggiare. Il problema della Germania sono i crediti che ha verso l’Eurozona, Francia, Italia, Grecia soprattutto. Il caos europeo è una bomba orologeria innescata e qualsiasi evento potrebbe farla scoppiare. Non ultimo l’insolvenza del maggior parte del sistema bancario italiano. Se uno pensa che l’intero comparto bancario commerciale detiene 4.000 miliardi di asset, più del doppio del Pil italiano, e che molti di questi asset non sono performanti, capisce quanto la situazione sia grave”.
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